Petizione contro la Confessione dei minori, segno della Polonia di Tusk
Ascolta la versione audio dell'articolo
Presentata al parlamento polacco una petizione, iniziativa di un attivista di sinistra e firmata da sole 12 mila persone, per vietare la Confessione dei minori di 18 anni. L’ennesimo attacco ideologico alla Chiesa, nella Polonia anticlericale di Tusk.
Fa discutere una petizione presentata al parlamento polacco per vietare la Confessione dei minori di 18 anni: si tratta di un attacco ideologico al sacramento e una limitazione dei diritti costituzionali dei genitori.
Dietro la petizione, che è stata firmata solo da 12 mila persone, c'è un attivista di sinistra, Rafał Betlejewski, che da anni attacca la Chiesa. La ritiene “colpevole” di permettere le confessioni dei bambini che secondo lui sarebbero una forma di violenza psicologica. La petizione è in attesa di esame da parte della Commissione parlamentare per le petizioni. È l’ennesimo tentativo della sinistra di realizzare una rivoluzione ideologica che attacca la fede e i diritti dei genitori. Ancora una volta si vuole creare uno stato puramente laico, cioè antireligioso. Questa azione si inserisce nel solco di altre mosse nella stessa direzione, come il divieto di appendere le croci nei luoghi pubblici o il tentativo di eliminare l’ora di religione dalle scuole pubbliche.
Sono evidenti diverse assurdità legate al progetto. Un quindicenne, secondo la legge, può decidere della propria sessualità e avere rapporti sessuali. Per di più ci sono tentativi di abbassare tale soglia di età. Si discute anche d’introdurre l'aborto legale su richiesta, indipendentemente dall'età e dalle ragioni, e anche di consentire interventi per il “cambiamento” di sesso, farmacologici o chirurgici, ai minorenni. Allora, da un lato si ritiene che il cosiddetto “cambiamento” di sesso, i rapporti sessuali o l'uccisione del proprio figlio nel grembo andrebbero bene per i minorenni, mentre dall’altro che gli stessi minorenni non sarebbero maturi per confessarsi. È un assurdo dettato dalla cecità ideologica.
Un'altra assurdità riguarda l’aspetto legale. Il divieto di Confessione viola il Concordato e contraddice la Costituzione polacca che garantisce la libertà di crescere i figli secondo le proprie convinzioni (articoli 18 e 48). Si tratta di una limitazione della libertà di religione e di pratica religiosa. La Costituzione, all’art. 25, garantisce anche l'autonomia della Chiesa. Ciò significa che la petizione non dovrebbe essere neanche presa in considerazione. Per di più, c’è anche un'altra incongruenza: gli stessi ambienti di sinistra che reclamano una decisa separazione tra Stato e Chiesa, allo stesso tempo, chiedono allo Stato d’intervenire negli affari interni della Chiesa. È significativo che la discussione intorno al divieto di Confessione sia scoppiata prima di Natale, solennità a cui i fedeli si preparano proprio attraverso il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione.
Il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione è una tappa importante nella preparazione del bambino alla Prima Comunione; la Confessione precede anche il sacramento della Cresima, quindi l’attacco alla Confessione è semplicemente un attacco generale al ministero pastorale della Chiesa. Come ha detto il vescovo di Varsavia–Praga, mons. Romuald Kaminski, in Polonia «ci sono persone, ci sono ambienti che non comprendono ancora l’essenza del servizio della Chiesa, l’essenza dei sacramenti, l’essenza del dono di Dio».
Va detto anche che, nel frattempo, alla camera bassa del parlamento polacco è stata inviata un'altra petizione, ma di tutt’altro tenore, ossia per limitare l’accesso dei minori alla pornografia. Circa 212.000 persone hanno firmato questa petizione. Purtroppo, i media ne parlano poco o niente. Ma questa è la Polonia anticlericale di Donald Tusk.
Da Gazeta Wyborcza al governo Tusk, ora di religione sotto attacco
Prima il regime comunista, ora le proposte restrittive del governo Tusk. Nel mezzo una campagna di screditamento da parte dei media liberal, con in testa Gazeta Wyborcza: oltre cinquemila articoli in trent’anni contro l’ora di religione. La Bussola intervista don Mateusz Wójcik, autore di un libro sul tema.
Regno Unito e Polonia, attacco strisciante all’ora di religione
Nel Regno Unito varie associazioni lamentano la trascuratezza subita dall’istruzione religiosa. Mancano insegnanti (assunzioni ferme al 2011) e il nuovo governo laburista non pare intenzionato a porvi rimedio. E in Polonia la Chiesa fa ricorso contro le modifiche del governo Tusk volte a marginalizzare l’insegnamento della religione.
Il sindaco di Varsavia vieta le croci, anche sulle scrivanie
Il sindaco pro-Lgbt Rafal Trzaskowski ha ordinato la rimozione di croci, immagini di santi e altri simboli religiosi, non solo dai muri, ma anche dalle scrivanie dei dipendenti degli uffici di Varsavia. Un ordine che ricorda la dittatura comunista, contrario alla Costituzione.