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DOPO IL VOTO

Pessimi segnali dalla nuova maggioranza polacca

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Nonostante non ci sia ancora un governo, in Polonia la nuova maggioranza già detta la linea contro i conservatori. E le associazioni abortiste ed Lgbt già passano all'incasso. Mentre iniziano vere e proprie epurazioni. 

Esteri 25_10_2023
Donald Tusk

Sin da questi primi giorni successivi al voto polacco del 16 ottobre, pur non essendo ancora al potere, i segnali che dimostrano in quale direzione la coalizione di centro sinistra vorrebbe indirizzare il futuro del Paese, sono chiarissimi. Le ambiguità stanno finendo sia a Varsavia, sia a Bruxelles.

Diversi leader delle organizzazioni pro-aborto e pro-LGBTI, pur nella prudenza dei primi giorni, vogliono passare all’incasso e sono molto speranzosi dei cambiamenti che la nuova coalizione vorrà introdurre: unioni civili per persone omosessuali, qualche liberalizzazione sul piano educativo per la dottrina del gender e la libertà di abortire sino alla 12ma settimana. Lo aveva già anticipato, nelle sue promesse elettorali, Donald Tusk, premier indicato dalle opposizioni, e lo aveva ribadito pochi giorni prima del voto.

Per altro verso, nelle città laddove i partiti ora in maggioranza governano già, la vittoria elettorale ha contribuito a smascherare i desideri più reconditi e chiaramente contrari alle radici giudaiche e cattoliche. Innanzitutto, la maggioranza arcobaleno di sinistra, centristi e moderati in consiglio comunale di Breslavia, la terza città più grande del paese, il 20 ottobre ha approvato una risoluzione in cui si chiede «l’abolizione del finanziamento delle lezioni di religione dal bilancio della città di Breslavia… in considerazione della situazione economica e dei costi in costante aumento di gestione del sistema educativo». 

Qualsiasi decisione in merito spetta al governo nazionale che fornisce parte del bilancio alla municipalità per questa spesa e, proprio per questo, il consiglio comunale di Breslavia, con l’opposizione del PiS e delle destre, approvando questo puro atto politico, ha voluto far appello al Primo ministro e al Ministro dell’Istruzione, attuali e futuri, affinché trovino soluzioni legali per consentire alla città di tagliare questi finanziamenti.

Inoltre, altro brutto segnale, il 21 ottobre, nella capitale Varsavia, governata dalla coalizione di centro sinistra, si era svolta una incredibile manifestazione organizzata dalle sinistre a favore dei palestinesi nella quale slogan violenti e insulti minacciosi rivolti al popolo ebraico (alcuni esplicitamente richiamavano alla pulizia degli ebrei dal mondo) hanno indotto l’Ambasciatore di Israele, il Presidente della Repubblica e diversi esponenti dell’attutale governo conservatore ad intervenire e stigmatizzare, non solo le violenze e minacce verbali dei manifestanti pro palestinesi, ma anche l’assoluto silenzio dei leader dell'attuale maggioranza e del sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski, ex candidato unitario delle opposizioni alle scorse elezioni per la presidenza della repubblica, sostenuto dalle organizzazioni LGBTI e da Open Society e che in passato aveva invece vietato e fatto interrompere diverse manifestazioni di estrema destra.

Avete forse visto giornali italiani o europei stigmatizzare le manifestazioni antisemite di sinistra di Varsavia? No, proseguono senza alcun ritegno invece le lodi dei giornaloni europei a favore di Tusk e di come, grazie al nuovo governo, l’Europa intera potrà sconfiggere la destra populista e autoritaria alle prossime europee.

Mentre a Varsavia sono iniziati i colloqui delle forze politiche e coalizioni con il Presidente della Repubblica Duda, così da avviare la procedura di nomina del premier incaricato e fiducia al nuovo esecutivo, tra gli inviti del Premier in carica Mateusz Morawiecki ad una collaborazione per i bene del paese tra tutti i partiti in Parlamento e la pretesa di Donald Tusk e dei suoi alleati di poter governare al più presto, per abolire importanti organismi di controllo ed epurare membri non allineati di enti pubblici e corti di giustizia, modificare le composizioni delle alte corti giudiziarie, Bruxelles è compiacente e taciturna. 

Nessuno dei Commissari europei, né la Presidente Ursula Von der Leyen, hanno pronunciato una sola parola per stigmatizzare le tentazioni della coalizione di Donald Tusk. La Presidente Von der Leyen invece ha ricordato che il «voto del 2024 sarà uno degli eventi più importanti nella storia della nostra Unione e…dobbiamo concentrarci sulla missione comune che unisce tutti noi: garantire una competizione elettorale libera ed equa» perché, «se attori stranieri pagano segretamente campagne di lobbying per influenzare i nostri processi democratici, tali attività devono essere smascherate», si deve evitare di  vedere attaccate «le democrazie dall'interno».

Benissimo ma allora perché stare in un silenzio dinanzi alle palesi violazioni ed influenze elettorali estere nel voto polacco, ora sistematicamente e solidamente dimostrate a favore di Tusk e dei suoi alleati. Oramai c’è prova che da parte almeno di Soros ci sia stata l’occupazione dei mass media ed il sostegno alle opposizioni, anche attraverso i finanziamenti alla Fondazione Báthory e, tramite essa, ad una miriade di organizzazioni aventi come unico scopo il contrasto al PiS e alla Chiesa polacca.

Il silenzio è tanto più inquietante, in vista della trasparenza del voto alle prossime elezioni europee, se consideriamo che nel progetto di parere sulla “Trasparenza e responsabilità delle organizzazioni non governative finanziate dal bilancio dell'Ue”, in approvazione oggi alla Commissione libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento europeo, si chiede che gli obblighi di rendicontazione anche dei finanziamenti esteri «per le Ong devono rimanere limitati». Bruxelles vuol concedere, cioè, il diritto di influenzare le elezioni e l’esito elettorale in Europa solo all’armata di Soros &Co. perché si mantengano alleanze politiche di centro sinistra, le burocrazie e opacità attuali?