Perdonate le suore ribelli. Ora ubbidiranno?
Tutto è bene quel che finisce bene. Con un comunicato congiunto (neppure troppo lungo), la Leadership Conference of Women Religious (Lcwr) e il Vaticano hanno siglato la pace, dopo tre anni di indagine e ben sei di osservazione da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede. L’aspetto che per primo balza agli occhi è la forte attenuazione nei toni rispetto a tutto ciò che era stato scritto a partire dal 2009.
Tutto è bene quel che finisce bene. Con un comunicato congiunto (neppure troppo lungo), la Leadership Conference of Women Religious (Lcwr) e il Vaticano hanno siglato la pace, dopo tre anni di indagine e ben sei di osservazione da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede. L’aspetto che per primo balza agli occhi è la forte attenuazione nei toni rispetto a tutto ciò che era stato detto e scritto a partire dal 2009. I capi d’accusa erano infatti durissimi: il cardinale William J. Levada, all’epoca prefetto dell’ex Sant’Uffizio, aveva messo nero su bianco la convinzione che le religiose – che rappresentano l’ottanta per cento di tutte quelle operative negli Stati Uniti – stessero andando «oltre la Chiesa e oltre Gesù Cristo».
Sei anni fa era così partita la visitazione apostolica, i cui risultati erano stati pubblicati dalla Conferenza episcopale americana nella primavera del 2012, pochi mesi prima che Levada lasciasse l’incarico nelle mani di Gerhard Ludwig Müller. E, se possibile, il dossier s’era arricchito di imputazioni ancor più gravi. Tra le esponenti del movimento, infatti, vi sarebbe stata la convinzione che «Cristo non sarebbe il Messia, ma solo uno dei tanti maestri», che lo Spirito Santo vivrebbe «in tutta la creazione» e che di aborto, contraccezione, omosessualità e ordinazione delle donne si sarebbe tutto sommato aprire un confronto. Senza dimenticare l’appoggio alla riforma sanitaria di Barack Obama, fortemente avversata dai vescovi locali. Riguardo la possibilità di far celebrare a una donna la messa, capitolo già chiuso da Giovanni Paolo II (come del resto ribadito da Francesco), l’ex presidentessa della Lcwr, suor Theresa Kane, aveva osservato che «Giovanni Paolo II è morto». Nell’aprile del 2013, il Papa confermava i risultati dell’istruttoria, come testimoniato da una nota diffusa dalla Congregazione per la Dottrina della fede.
Il comunicato congiunto diffuso giovedì 16 aprile ribadisce l’impegno delle religiose «nel ruolo cruciale nel servizio della missione», guidando e «rafforzando la testimonianza a una più grande vocazione della vita religiosa, al suo sicuro fondamento in Cristo e alla comunione ecclesiale». Si riconosce il loro prezioso impegno nell'assistenza sociale. Ma delle accuse specifiche mosse dalla Congregazione per la Dottrina della Fede non si fa quasi menzione, quasi che i temi sul tavolo non fossero decisivi. C’è solo la promessa che d’ora in poi le pubblicazioni della Lcwr «avranno bisogno di un sano fondamento dottrinale» e che a tale fine sono state adottate varie misure finalizzate alla promozione «di un rigore accademico che assicurerà l’accuratezza teologica», aiutando altresì a «evitare affermazioni ambigue sulla dottrina della Chiesa o che potrebbero essere lette come contrarie a essa».
Sostanzialmente è un’ammissione di responsabilità, visto che se d’ora in poi si eviteranno «affermazioni ambigue» circa la dottrina, significa che oggi tale ambiguità era assai frequente negli scritti diffusi dall’organizzazione. A conferma di ciò, c'è anche la garanzia che in futuro, agli eventi promossi dalla Lcwr, non saranno più invitati speaker e ospiti che abbiano posizioni non troppo in linea con l’ortodossia cattolica: «La scelta dei temi e degli invitati sarà svolta con preghiera, approfondimento e discernimento» e quando si tratterà di discutere di temi caldi nella quotidiana attualità che – anche se non di stretta teologia, ma comunque aventi a che fare con la morale cattolica – gli interventi dovranno avere «il dovuto riguardo alla fede della Chiesa».
Un anno fa, il cardinale Müller, incontrando i vertici dell’organizzazione, chiese conto del sostegno al movimento filosofico della “Evoluzione cosciente”, le cui tesi – diceva il porporato – sono «opposte alla rivelazione cristiana». Il motivo? Semplice: Dio è sostituito con la materia cosmica in evoluzione e quando ci si affida a tesi del genere, si arriva a commettere errori fondamentali circa l’onnipotenza di Dio, l’incarnazione di Cristo, la realtà del peccato originale, la necessità della salvezza e la natura definitiva dell’azione salvifica di Cristo nel mistero pasquale». Giovedì, Müller ha spiegato come l’ex Sant’Uffizio sia «fiducioso che la Lcwr abbia chiarito la sua missione per sviluppare una visione della vita religiosa centrata sulla persona di Gesù Cristo e radicata nella tradizione della Chiesa».
Suor Sharon Holland, presidente della Lcwr, s'è detta soddisfatta del risultato raggiunto – dopotutto gli statuti rivisitati erano stati approvati a grande maggioranza la scorsa estate, prima di ottenere il placet della Congregazione per la dottrina della fede e di quella degli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica – osservando che gli scambi avuti in questi anni con i delegati del Vaticano hanno rafforzato «una comprensione più profonda delle reciproche esperienze, ruoli, responsabilità e speranze per la Chiesa e il popolo che essa serve».