Perché al Foglio certi convegni non piacciono?
Che certi argomenti non piacessero al Foglio l’avevamo capito da tempo. Che Sentinelle in Piedi, legge Scalfarotto, dittatura gender e, più in generale, tutto ciò che trova rubrica sotto “iniziative pro family” non gli stavano più tanto simpatici ce lo aveva segnalato lo stesso Ferrara. E ieri, a cannoneggiare sul recente convegno sulla famiglia è intervenuto il suo vice direttore, Maurizio Crippa.
Che certi argomenti non piacessero al Foglio l’avevamo capito da tempo. Che Sentinelle in Piedi, legge Scalfarotto, dittatura gender e, più in generale, tutto ciò che trova rubrica sotto “iniziative pro family” non gli stavano più troppo simpatici, anzi erano materia di “fastidio” e tignosi distinguo, ce lo aveva segnalato lo stesso Ferrara in una lettera alla Nuova Bq di qualche tempo fa (clicca qui). Replica amara e disincantata di un Elefantino riluttante, demoralizzato da «penoso realismo» e terrorizzato dall'essere inchiodato «nella retroguardia delle idee giuste». «Se a voi della Bussola», ci aveva simpaticamente ammonito, «interessa la polemica politica e di costume, mi va benissimo. Basta che non cerchiate di rinnovare i fasti del "Family day": molta acqua è passata sotto i ponti e anch'io, come il cardinal Ruini, non mi sento tanto bene».
Beh, l’indisposizione di Ferrara non ha impedito ad alcune associazioni cattoliche di collaborare al recente convegno della Regione Lombardia sulla famiglia, e così l’Elefantino è tornato a colpire. Dapprima rilanciando la vergognosa panzana sui gay da curare spacciata da Repubblica, poi, a cose fatte, il bis con un indispettito pezzo del suo vice Maurizio Crippa. Da “omofobi” e scemi col botto che erano nel primo colpo ferrariano, le menti del convegno sono da Crippa descritti come «piccolo, ma fiero manipolo di cattolici» che invece di argomentare di famiglia «preferiva buttarla in rissa». Una squadretta anti gay con Maroni Dux seduto in prima fila? Improbabile. Chissà che ha visto il vicedirettore, ma in quell’incipit da Istituto Luce c’è tutto il fastidio per un’iniziativa che non andava fatta, non in quel modo e comunque aggravata dalla dabbenaggine degli organizzatori.
E non solo perché hanno «sbraitato dal palco “portatelo fuori” contro un ragazzino», ma «farsi beccare con in platea (dietro a Maroni e Formigoni) un sacerdote che ha avuto qualche suo rilevante problema di giustizia ecclesiastica», scrive Crippa, è davvero il guiness della pirlaggine. Buona fede? Per il vice Ferrara «la buona fede non è che l’altra faccia di medaglia della cattiva coscienza. Intesa per cattiva il non averne: a essere consci delle scelte che si compiono, gli errori in buona fede si evitano». E questo basta al giudice fogliante per emettere la sentenza di condanna: «Il risultato è che il convegno “Difendere la famiglia per difendere la comunità” è stato nient’altro che l’occasione per costituirsi come nemico. Nella più classica dialettica politica amico/nemico. C’era bisogno?».
Domanda interessante, ma retorica: il Foglio la risposta la sa già. Non c’era affatto bisogno. Già ce lo diceva Ferrara quando ammoniva sul Family Day, ora Crippa lo ripete con parole sue: finita la stagione delle marce e della presenza pubblica dei cattolici, oggi l’evidenza dice che «lo sfondamento di quella che chiamiamo “secolarizzazione” sui temi etico-sensibili è fenomeno compiuto e concluso». Dunque, abbiamo perso, non ci sarà più un’altra partita perché ci siamo svenduti anche il campo da gioco. E allora, cari manipoli della mutua che sognate un’impossibile destra religiosa (?), datevi una calmata, toglietevi gli anfibi e inforcate le pantofole. Fuori fa freddo, ma in Tv son tornati Bonolis e la Carrà. Oddio, concede Crippa, il nemico c’è ancora, ma «la dialettica barricadera con cui viene affrontato oggi è inservibile, marginale. Pare una fissazione». Insomma, non solo pirla, pure fissati.
Dunque? Dunque se non c’è più partita, i cattolici la smettano di frequentare convegni, assemblee o raduni (almeno quelli non autorizzati da Ferrara) giacché il pubblico destino è segnato. Anche senza i vaffa dal palco o qualche sacerdote impresentabile in platea. E Il Popolo dei Passeggini, le Sentinelle in Piedi, le giornate per la libertà di educazione e la scuola paritaria? Massì, tutto “giusto”, ma irrimediabilmente vintage. Sécularisation oblige, e se chiedete al comandante in seconda del Foglio che fare, vi risponderà così: bisogna provare «a portare, e tenere vivo nell’arena pubblica, un dibattito non residuale, non di retrovia». Capito? Noi no, pare di sentire Vendola quando straparla sulla dialettica della visione e della necessità di una nuova narrazione politica e popolare. Allora, facciamola più semplice e diciamo con Adinolfi e Amicone che il convegno sulla famiglia «è stata una festa», felice e necessaria. E non saranno state due gaffe a rovinarla. Al diavolo pure le dotte considerazioni foglianti: anche a noi della Bussola piace considerarlo esempio di aggregazione sociale, di resistenza popolare, di risposta politica a un pensiero unico e violento che vorrebbe ci occupassimo solo di farfalle o allegri divertimenti, laicamente libertini. Auguriamo di nuovo a Ferrara e a Crippa che, come il cardinal Ruini oggi “non si sentono tanto bene”, una pronta e completa guarigione.