Per Putin l'Ucraina potrebbe essere solo l'inizio
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Ci sono fior di dichiarazioni e documenti che rendono molto realistica la minaccia russa. L'obiettivo dichiarato è quello di riprendere il controllo dei Paesi Baltici e avere con la UE un rapporto da una posizione di forza. A questo la UE deve dare una risposta.

Non sappiamo se Trump o il suo staff sappiano chi fosse Cornelio Tacito ma una sua frase, tratta dal De Agricola, potrebbe essere ad essi familiare. Tacito fa dire al capo britanno Calcago un discorso rimasto nei secoli come l’inno di chi non si arrende alla brutalità degli imperi e che si conclude con questa frase “Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant” (dove fanno il deserto lo chiamano pace). La “pace” per Trump consiste nel concludere la guerra con la capitolazione del più debole che, guarda caso, è anche il proprio alleato. Il 29 febbraio 2020, con gli accordi di Doha, fu siglata la pace in Afghanistan, invocata anche da movimenti pacifisti afghani. Il governo di Kabul non partecipò alle trattative ma fu obbligato a rilasciare immediatamente 5.000 talebani mentre gli Stati Uniti si impegnavano a lasciare il paese entro 14 mesi. Un patto così ignobile che non fu firmato nemmeno dal segretario di stato Mike Pompeo ma dal rappresentante speciale Zalmay Khalilzad, diplomatico statunitense di origini afghane.
Se questa è la pace che si prepara ci sono moltissimi europei, soprattutto italiani che possono apprezzarla come un modo come un altro per finire una guerra, a spese altrui, senza comprendere che questo è solo il primo atto di un dramma di cui siamo attori senza comprenderne la trama.
Intanto bisogna ammettere che la Russia, pur non avendo conseguito una vittoria militare sul campo, sta conseguendo un trionfo strategico giungendo agli obbiettivi enunciati nel dicembre 2021. Quella che in molti avevano chiamato “una proposta di pace” era, in realtà una offerta di resa senza condizioni ad Europa e Stati Uniti con il ritiro della NATO da tutti i paesi che avevano aderito all’Alleanza Atlantica dopo il 27 maggio 1997. Da notare che la proposta fatta agli Stati Uniti prevedeva il ritiro americano dai Paesi che facevano parte dell’URSS, «astenendosi dal dispiegar le proprie forze armate (..), in aree in cui tale dispiegamento sarebbe percepito dall'altra parte come una minaccia alla propria sicurezza nazionale, ad eccezione di tale dispiegamento nei territori nazionali delle Parti».
Questi sono gli obiettivi strategici russi, enunciati in un documento ufficiale da più di tre anni e proprio questi obiettivi sono stati più volte indicati come tali sia dalla propaganda russa che dai suoi rappresentanti.
Il 12 gennaio 2025 il vicepresidente della commissione Difesa della Duma russa, Alekesi Zhuravlev ha affermato che “i paesi baltici dovrebbero appartenere alla Russia" aggiungendo che la Lituania sarebbe di diritto russa in quanto già parte dell'impero zarista, sottolineando che il varco di Suwalki, la striscia di territorio che separa la Bielorussia da Kaliningrad, potrebbe essere utile per la Russia per rendere più comode le linee di rifornimento nell'oblast di Kaliningrad. Il politico russo ha quindi invitato i politici lituani a «tenere a freno la lingua» precisando che l'esercito di Vilnius non potrebbe resistere a uno scontro con la Russia nemmeno per una giornata. Il conduttore televisivo Vladimir Solovjov, non più tardi del 7 marzo scorso, riprendendo come valide le pretese di Trump sul Canale di Panama ha affermato che «Non abbiamo costruito i porti nei paesi baltici per questi “Nato- nazisti” (sic!). Abbiamo anche un mucchio di questioni aperte in Asia centrale e in Armenia» citando come obiettivi, oltre alle città ucraine anche Tallinn, Riga e Vilnius. «Quale inviolabilità dei confini? – ha aggiunto – Chi dice che le annessioni sono proibite? È tutto finito, scordatevelo!»
Mera propaganda? Secondo Bruno Kahl, capo dell’intelligence tedesca, in un rapporto dell’ottobre scorso, la Russia potrebbe attaccare la NATO entro la fine del decennio e l’intelligence danese, lo scorso febbraio è stata ancora più dettagliata. Secondo la DDI «la Russia ambisce a forzare un cambiamento nell’ordine della sicurezza europea. La guerra in Ucraina definirà la sicurezza europea anche al di là del 2025» con mezzi ibridi come sabotaggio, cyberware e propaganda. «Inoltre – continua il rapporto – è probabile che la Russia intenda sempre più sfidare i Paesi NATO con mezzi militari. Conseguentemente la minaccia militare russa aumenterà negli anni a venire anche se, al momento, non c’è una minaccia di un attacco militare convenzionale alla Danimarca». A fronte di questa minaccia l’Europa, con almeno dieci anni di ritardo, tenta di tutelare la propria sicurezza senza dipendere dagli Stati Uniti.
Orbene, non è il caso di indulgere in narrazioni imbarazzanti come «i russi arriveranno a Lisbona», ma di ricordare cosa scriveva dieci anni fa il generale britannico sir Richard Shirreff nel suo romanzo 2017: War with Russia: An Urgent Warning from Senior Military Command. Egli aveva così descritto gli obiettivi del Cremlino dopo l’occupazione dei minuscoli Paesi baltici con una guerra lampo. «Quando la NATO non riuscirà a reagire sarà sconfitta e crollerà. Non sarà più una minaccia per la Russia. Senza la NATO l’Europa sarà costretta a chiederci di non avanzare. E sarà così, a parte la Polonia orientale che è stata storicamente parte della Russia. Ma c’è un prezzo da pagare per la nostra tolleranza. Chiederemo che queste sanzioni criminali siano tolte immediatamente e, con le nostre armate vittoriose ai loro confini e i nostri missili nucleari puntati su di loro, potranno rifiutare? Non credo. Il G7 tornerà ad essere G8 e la Russia sarà l’attore principale. Il Fondo Monetario Internazionale oserà non darci prestiti a interessi facilitati? Non credo. E qui ecco un pensiero spassoso. Una volta che ci saremo impadroniti dei Paesi Baltici, membri tutti e tre dell’Unione Europea, questo non ci renderà membri della Ue? E con tre voti in più (…) Perché la Russia è sempre stata parte dell’Europa e, come membri della Ue, avremo diritto a ricevere massicci aiuti strutturali e fondi per l’investimento. In caso di rifiuto rischieranno un nostro attacco missilistico. E non ci sarà nessuna NATO che potrà resisterci” (pag. 106).
La decisione se accettare questa ipotesi è soltanto nostra.