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L'INTERVISTA

Parla Novak: "L'America è ancora cristiana"

Con l'amministrazione Obama, gli Stati Uniti iniziano ad essere percepiti come la patria della secolarizzazione, dei nuovi diritti e del laicismo. Il sondaggio Pew parrebbe confermarlo. Il filosofo Michael Novak, uno di maggiori autori cattolici statunitensi contemporanei non è d'accordo e risponde ai pregiudizi contro gli Usa.

Esteri 21_06_2015
Michael Novak

Gli Stati Uniti, negli anni di Obama, sono diventati l’emblema della secolarizzazione. Con una diplomazia che promuove aggressivamente i diritti gender, le battaglie per i “nuovi diritti” sostenuti direttamente dalla Casa Bianca, l’aborto tardivo legale e tanti altri aspetti, gli Usa sono sempre meno identificati come una nazione cristiana e stanno diventando sempre più impopolari fra i cattolici italiani. Al punto che molti iniziano a pensare che, nella nuova guerra fredda, fra Obama e Putin, il secondo sia il male minore.

Quando lo riferiamo a Michael Novak, uno di maggiori autori cattolici statunitensi contemporanei, amico personale di San Giovanni Paolo II, il filosofo resta sorpreso, quasi scioccato. In particolar modo stenta a credere che Putin, ex colonnello del Kgb sovietico, sia visto da non pochi cattolici come un male minore rispetto a Obama. “Questa è esattamente l’immagine che Putin vuol proiettare di sé all’estero: il difensore dei valori cristiani in patria e nel mondo. Ma è solo un’immagine costruita ad arte dalla propaganda, non corrisponde alla realtà. Non posso comprendere come una persona dotata di un minimo di spirito di osservazione, anche se non esperta delle questioni internazionali, possa giungere a una simile conclusione. E’ un errore di percezione drammatico, difficile anche da concepire”.

Professor Novak, pensa che a spingere l’opinione pubblica cattolica a conclusioni così drastiche sia il laicismo promosso da Obama?

Io non credo che il presidente Obama sia un laicista, un anti-cristiano. Non è un cristiano nel modo in cui lo era George W. Bush, ma è sempre un presidente cristiano, a modo suo. Il cristianesimo, in America, parla con voci molti differenti fra loro. Non sto dicendo che Obama sia un grande portavoce delle idee cristiane. Niente affatto. La promozione della cultura gender, la promozione del matrimonio omosessuale non sono politiche cristiane. Va detto, però, che sono battaglie di minoranza, condivise da una élite politica e culturale minoritaria nel paese. E affermare che vi sia un campo laicista guidato da Obama e uno cristiano guidato da Putin è una distorsione della realtà. 

Come mai, allora, gli Usa sono visti come i capofila della cultura laicista?

La storia americana, così come la società americana odierna, sono in genere poco conosciute in Europa e in Italia, poco conosciute e ancora meno comprese. Probabilmente viene conosciuta attraverso i film e la televisione. Non saprei. Ma nella realtà quotidiana, è difficile trovare un paese in cui la religione è più sentita e praticata, in cui la Bibbia è più letta e conosciuta da tutti, rispetto agli Stati Uniti. Ogni domenica abbiamo più gente in chiesa che negli stadi a vedere le partite di baseball e di football americano, nonostante siano sport popolari quanto il calcio in Italia. Come spiegarlo, se non con il fatto che gli americani prendono la fede sul serio?

In ben più di un articolo pubblicato in Italia, leggiamo che tutte le rivoluzioni del costume e della sessualità sono partite dagli Usa…

Almeno ci siamo risparmiati le rivoluzioni che hanno portato al potere il comunismo, il fascismo e il nazismo. Siamo stati immuni al totalitarismo e alla distruzione di decine di milioni di vite umane e non è cosa da poco. Per quanto riguarda il costume, non sceglierei sicuramente di educare i miei figli alla scuola di Hollywood. Certo che no. Ma quale paese è immune a queste rivoluzioni del costume o alla rivoluzione sessuale? Non possiamo dare tutte le colpe a Hollywood. Se confrontiamo la televisione e il cinema europei, troviamo cose molto più immorali e anche più apertamente anti-cristiane. Programmi che voi vedete abitualmente, qui non sarebbero neppure trasmessi. Quanto alla rivoluzione sessuale, è innegabile che ve ne sia una in corso in America, è una battaglia ancora in corso. Ma, anche qui, non è un problema solo americano, ma mondiale. E non è nato qui in America, sicuramente.

Il cristianesimo, dunque, è più saldo negli Stati Uniti che in Europa?

Basta fare una semplice domanda agli europei, per capirlo: chiedere loro come considerino il cristianesimo in America. La risposta è sempre quella: “pesa troppo sulla vita degli americani”. Siamo considerati “esageratamente cristiani”, praticamente fanatici, da voi europei. La tendenza anti-cristiana, in America, è diffusa soprattutto nelle università e ancor di più nei media. Io la chiamo “cristianofobia”, un vero e proprio odio contro ogni manifestazione pubblica del cristianesimo. Ma non credo che questi laicisti americani vinceranno la loro battaglia perché le radici cristiane sono troppo forti e resistenti nella popolazione.

Eppure il Pew Research Center rileva che il numero di atei e agnostici abbia superato quello dei cattolici, della singola religione più numerosa…

Conosco quel sondaggio e credo sia scorretto. Prima di tutto, confrontando queste statistiche con quelle in Europa, vediamo comunque che il numero di atei e agnostici americani è sempre più piccolo rispetto a quelli in Francia, Italia o Spagna. L’Europa, non l’America, è l’origine e la roccaforte dell’ateismo e dell’agnosticismo. E poi il Pew non tiene conto di un fattore ancor più importante: la maggior parte di coloro che si dichiarano “agnostici”, negli Stati Uniti, sono credenti. Non si identificano in alcuna confessione in particolare, ma riconoscono che esiste un’intelligenza all’origine del creato, credono in Dio, un’intelligenza infusa in ogni cosa, come pensava Platone.

Quindi, per un cristiano l’America resta il paese più sicuro in cui vivere?

Ai due poli opposti, abbiamo una Svezia quale nazione più atea e la Polonia, quella più cristiana. Bene, sono d’accordo con il sociologo Peter Burger, quando afferma che l’America ha un’élite svedese che domina su una popolazione polacca.