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L'INTERVISTA

Parla Bo: «Denuncio i ritardi del regime cinese sul Covid e non è razzista dirlo»

«Non c'è nulla di razzista nel far notare una dolorosa negligenza da parte dei governanti. Il popolo cinese è stata la prima vittima e le nostre preghiere vanno a coloro che hanno sopportato e sono morti». In esclusiva alla Nuova BQ parla Charles Maung Bo, il cardinale birmano che ha per primo puntato il dito contro Pechino per la politica dei ritardi nella diffusione del Coronavirus. «Il Partito Comunista Cinese ha ritardato per motivi politici la condivisione delle informazioni e punito i medici cinesi che hanno cercato di lanciare l’allarme sulla pandemia emergente». 
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Attualità 10_04_2020
Il cardinale Charles Maung Bo

Nonostante il suo sia uno dei Paesi finora meno colpiti, il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon (Myanmar) è stato uno dei primi pastori a far sentire la sua voce sull’emergenza coronavirus. Lo ha fatto all’inizio di febbraio in qualità di presidente delle Conferenze episcopali dell'Asia pregando per i morti e per i malati e chiedendo l’intercessione di Nostra Signora di Lourdes per fermare la pandemia. La scorsa settimana ha fatto il giro del mondo una dichiarazione del porporato birmano resa pubblica sul sito ufficiale della sua arcidiocesi nella quale ha parlato esplicitamente di “responsabilità primaria” del regime comunista di Pechino per la diffusione del virus, puntando il dito contro “l'atteggiamento negligente” del “dispotico Partito Comunista Cinese” definito “una minaccia per il mondo”.

Il regime, responsabile di silenzi ed omissioni nella fase iniziale dell’epidemia, secondo l'arcivescovo di Yangon “deve a tutti noi le scuse e un risarcimento per la distruzione che ha causato”. Una presa di posizione pubblica forte e che, arrivata in Italia, ha avuto l’effetto di ‘rompere’ la narrazione sulla Cina “amica” e modello da seguire per sconfiggere il grande nemico invisibile. Il cardinale Maung Bo ha spiegato le motivazioni del suo intervento in esclusiva al La Nuova BQ

Nella sua dichiarazione che è stata pubblicata sulla homepage dell’arcidiocesi di Yangon ha scritto che il regime cinese ha la responsabilità principale del contagio globale. Perchè pensa questo?
Ci sono notizie di stampa credibili provenienti da molti Paesi secondo cui il Partito Comunista Cinese ha ritardato la condivisione delle informazioni e punito i medici cinesi che hanno cercato di lanciare l’allarme sulla pandemia emergente. La mia dichiarazione è una richiesta di compassione per le persone colpite. Non voglio occuparmi di politica, ma sono addolorato perchè ciò che avrebbe potuto essere fatto più velocemente è stato ritardato per motivi politici. La mia preoccupazione si estende ai più vulnerabili - di qualsiasi Paese ed etnia.

Spesso chi sottolinea le responsabilità del governo di Pechino nella diffusione del contagio – è successo di recente al presidente Trump - viene accusato di razzismo contro il popolo cinese. Lei ha ricordato che "il popolo cinese è stata la prima vittima di questo virus e da lungo tempo è la principale vittima del suo regime repressivo". 
L’ho chiarito nella mia dichiarazione. Non c'è nulla di razzista nel far notare una dolorosa negligenza da parte dei governanti. Il popolo cinese è stata la prima vittima e le nostre preghiere e condoglianze vanno a coloro che hanno sopportato il peso della malattia e sono morti.

Il Myanmar è un Paese vicino alla Cina. Qual è la situazione da voi? E’ stata sospesa la partecipazione dei fedeli alle Messe?
Fortunatamente la pandemia non si sta ancora diffondendo. Grazie a Dio. Finora il numero interessato è inferiore a 30 e c'è solo un decesso. Preghiamo che possa rimanere su questo trend. Il nostro è un Paese povero in cui il 70% delle persone dipende dai salari giornalieri. Non possiamo permetterci un blocco totale come avvenuto altrove. Non abbiamo grandi strutture mediche. Preghiamo seriamente Dio di salvare uomini e donne del nostro Paese dalle devastazioni di un virus il cui attacco ha destabilizzato anche i Paesi ricchi. A proposito della sospensione delle Messe, in tutto il mondo, la Chiesa segue le linee guida del governo locale. Anche il nostro governo ha implementato il distanziamento sociale. Questa è una grande sfida per la nostra gente che è così abituata alle funzioni religiose specialmente durante questa Settimana Santa

Lei ha concluso la sua dichiarazione con queste parole: "Verità e libertà sono pilastri gemelli su cui tutte le nostre nazioni devono costruire basi più sicure e più forti". In queste settimane, il Jiefang Daily (quotidiano ufficiale del Comitato di Shanghai del Partito comunista cinese) e altri media vicini al regime hanno sostenuto che il Covid-19 potrebbe aver avuto origine in Italia, il Paese più colpito dal virus . Un portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, inoltre, ha scritto che "potrebbe essere stato l'esercito americano" a portare il coronavirus in Cina. Che giudizio dà di queste ricostruzioni alternative sullo scoppio della pandemia?
Non ho molto da commentare su queste affermazioni. Ribadisco che quando una pandemia globale esplode tutti i governi - non solo quello cinese - dovrebbero unirsi per combattere questa mostruosa minaccia per l'umanità. Questo non è il momento per fare politica o per le polemiche geo strategiche.

Sempre a proposito della vicina Cina: c’è ancora in atto una persecuzione religiosa? Le risulta che negli ultimi ci siano stati cambiamenti nel rigido approccio del governo di Xi Jinping alle questioni religiose?
Queste sono questioni trattate dal Vaticano. I resoconti della stampa riportano costantemente di persecuzioni religiose non solo dei cristiani ma anche di altre minoranze. La Cina è diventata una potenza mondiale e non deve temere le minoranze religiose. Il cristianesimo ha avuto un ruolo importante nello sviluppo umano di molti paesi. Il cristianesimo sta diventando popolare in Cina. Essendo la Cina una superpotenza, deve avere fiducia nel rapportarsi con la religione.

In Italia è alto il numero di sacerdoti uccisi o contagiati dal Covid-19. Alcuni di loro hanno contratto il virus per non aver rinunciato alla vicinanza agli ammalati. Cosa possiamo trarre da questi esempi?
È molto triste perdere così tanti preti. Questo è il sacrificio estremo, l'Eucaristia del corpo del Sacerdote viene spezzata sull'altare della compassione. È una brillante testimonianza della carità cristiana il fatto che molti di loro sono morti nella chiamata del dovere. Per certi versi sono martiri del Covid. L'umanità ha un debito di gratitudine non solo nei loro confronti, ma nell'offerta altruistica del personale medico e degli operatori sanitari. Hanno bisogno delle nostre preghiere.