Paraguay: analisi di un paese contraddittorio
Il Paraguay, ultima tappa nel viaggio apostolico di Papa Francesco, è un paese povero, con un presidente sospettato di riciclaggio di denaro sporco. La visita del Papa è stata strumentalizzata e l'agenda progettata in modo da tenere il pontefice lontano dalle vere periferie povere. Resta il grande affetto del popolo, quale ricordo indelebile della visita in un paese contraddittorio.
Papa Francesco è arrivato alla sua ultima tappa del lungo viaggio in Sud America: in Paraguay. Sarebbe la seconda volta che un pontefice mette piede sul suolo paraguaiano, il primo è stato San Giovanni Paolo II nel 1998. “E’ stato il migliore ricevimento dei paesi sudamericani”, secondo il portavoce Vaticano, padre Federico Lombardi. Forse sono stati colpiti della semplicità del benvenuto: all’aeroporto “Silvio Pettirossi” c’erano tanti fedeli, tra colori, danze tipiche e il coro di bambine indigene della etnia “Ache”, che hanno cantato in tre lingue: ache, spagnolo e guaranì.
Subito dopo la folla, nonostante la pioggia, si è riversata in strada lungo il percorso di 15 km per salutare al Santo Padre, durante il suo passaggio verso la Nunziatura Apostolica di Asuncion. Un caldo ricevimento che forse ha superato, in quantità di persone, il benvenuto a San Giovanni Paolo II, secondo quanto riporta la stampa paraguaiana.
Ma dietro a quei sorrisi e a quelle manifestazioni d’amore verso il Papa argentino, c’è anche un Paraguay pieno di contraddizioni. Parole sante: “In tutti gli ambiti della società, ma soprattutto nell’attività pubblica, si deve potenziare il dialogo come mezzo privilegiato per favorire il bene comune, sulla base della cultura dell’incontro, del rispetto e del riconoscimento delle legittime differenze e delle opinioni degli altri. Non dobbiamo rimanere nella conflittualità; l’unità è sempre superiore al conflitto”, ha detto il Santo Padre al presidente della Repubblica del Paraguay, Horacio Cartes Jara, durante il suo discorso del Palazzo Presidenziale di Asuncion.
Forse è stata una tirata d'orecchie al presidente Cartes, accusato di voler escludere l’opposizione. Il giorno prima dell’arrivo del pontefice, sono scesi in piazza membri della Federazione Nazionale Campesina del Paraguay per consegnare al nunzio apostolico una lettera di protesta. Si lamentano perché sono stati esclusi, insieme alla comunità indigena, dall’agenda di Bergoglio.
Ma si sono verificate anche proteste ben più eclatanti: 7 ex lavoratori della diga del Itaipù si sono crocifissi, da più di 10 giorni, con l’immagine gigante del Papa accanto a loro, per chiedere l’intervento del pontefice nel mancato pagamento delle loro rivendicazioni contrattuali. Ma non è la prima volta che fanno questa particolare protesta, l’anno scorso sono stati diversi mesi appesi alle croci di legno.
Il Paraguay è uno dei paesi più poveri del Sud America (40% della popolazione), insieme a Ecuador e Bolivia. Secondo l’ex presidente paraguaiano (ed ex vescovo) Fernando Lugo, l’attuale capo di Stato Horacio Cartes ha “camuffato” la realtà del paese, manipolando l’agenda di Bergoglio per accentrare gli eventi nella capitale ed evitare il contatto con le vere periferie. Secondo il movimento cattolico “vincere e vivere” 108 mila indigeni vivono in estrema povertà in Paraguay e denunciano che fra 5 anni il paese non avrà più zone boscose per la deforestazione. Ecco perché l’appello del Papa per una gestione trasparente a favore dei più bisognosi: “Uno sviluppo economico che non tiene conto dei più deboli e sfortunati, non è vero sviluppo. La misura del modello economico dev’essere la dignità integrale della persona, soprattutto la persona più vulnerabile e indifesa”, ha sottolineato.
Effettivamente il Paraguay – come tutti i paesi sudamericani - ha tante risorse, gestite in modo inefficiente. “Quando però c’è una politica corrotta, quando queste risorse non arrivano all’istruzione, alla salute, alla popolazione indigena per la loro produzione agricola, la produzione familiare o quando arrivano semplicemente in alcune tasche, allora non possiamo avere che ingiustizia e diseguaglianza”, lo ha denunciato l’arcivescovo di Asunción, mons. Edmundo Ponciano Valenzuela Mellid.
Ma chi è Horacio Cartes Jara? E’ un imprenditore di 57 anni, un magnate del tabacco, uno degli uomini più ricchi del paese. Leader del partito Colorado, un conservatore, con un passato buio alle sue spalle: secondo un documento di WikiLeaks (gennaio 2010) era invischiato nel riciclaggio di denaro nella tripla frontiera con Brasile, Argentina e Uruguay.
Purtroppo le strumentalizzazioni politiche della visita di Papa Francesco sono state sempre presenti nei paesi sudamericani. Siano al potere la sinistra o la destra, abbiamo visto un Santo Padre muoversi tra popoli uniti nella povertà e nella disuguaglianza. Nel ricordo rimarrà la grande accoglienza della folla di fedeli, che in ogni istante ha manifestato la sua grande ammirazione per il Papa latinoamericano.
Oggi due eventi che faranno ricordare l’ultimo giorno del viaggio come quello più significativo: la merenda che sarà offerta a papa Francesco durante la visita alla popolazione di Bañado Norte, un quartiere molto povero della città La Asuncion di Paraguay, chiaro esempio della povertà latinoamericana; e durante il trasferimento verso l’aeroporto il pontefice sosterà per un momento di preghiera presso i locali di Ycuá Bolaños, un centro commerciale in cui nel 2004 un incendio ha provocato 400 morti e centinaia di feriti.