Papa, nuovo appello per l'Ucraina: "una guerra insensata"
Nel messaggio urbi et orbi papa Francesco ha dedicato grande spazio alla guerra in Ucraina, chiedendo di "far tacere le armi". Ma non ha dimenticato gli altri conflitti nel mondo e ha invitato a rivolgersi verso la mangiatoia di Betlemme, testimonianza di vicinanza, povertà e concretezza.
Nel primo Natale di guerra in Europa era inevitabile che il primo pensiero del Papa si rivolgesse alla popolazione ucraina. Lo si è visto ieri, nel messaggio per la tradizionale benedizione urbi et orbi da piazza San Pietro, quando Francesco ha chiesto che "il nostro sguardo si riempia dei volti dei fratelli e delle sorelle ucraini" ed è tornato ad invocare - così come aveva fatto al termine della penultima udienza generale - "gesti concreti di solidarietà" per aiutare il Paese reduce da dieci mesi di guerra.
Una "guerra insensata", l'ha definita il Pontefice argentino affacciato dalla Loggia Centrale della Basilica di San Pietro. Non è mancato un nuovo appello a "far tacere le armi" rimproverando chi preferisce ascoltare le ragioni delle "logiche del mondo" anziché "la voce del Bambino" che resta inascoltata. A questo proposito, Francesco ha ricordato ai fedeli che per far sì che sia davvero Natale, ovvero "il Natale di Gesù e della pace", è necessario guardare a Betlemme e fissare "lo sguardo sul volto del Bambino che è nato per noi".
È partito dall'Ucraina ma non ha dimenticato di far presente che quella ai confini orientali dell'Europa non è l'unica guerra che c'è nel mondo oggi: il Papa, infatti, ha parlato dell'esistenza di "una grave carestia di pace" che rende il nostro pianeta il teatro di una "terza guerra mondiale". La Siria, la Terra Santa, il Libano, il Sahel, lo Yemen, il Myanmar e infine l'Iran sono state menzionate nel messaggio natalizio con la preghiera che in queste regioni possa affermarsi la via della pace e del dialogo. Ritornando sul conflitto russo-ucraino, Francesco ha sollevato l'attenzione su una delle sue più gravi conseguenze a livello globale: la cosiddetta guerra del grano che lascia intere "popolazioni a rischio di carestia, specialmente in Afghanistan e nei Paesi del Corno d’Africa". Il Papa ha chiesto ai governanti di far sì che "il cibo sia solo strumento di pace".
Infine, il Santo Padre ha invitato a vivere questa Festa lasciandoci "commuovere dall’amore di Dio" e quindi seguendo Gesù che "si è spogliato della sua gloria per farci partecipi della sua pienezza".
"Betlemme ci mostra la semplicità di Dio", ha detto il Papa ieri ribadendo quanto aveva rilevato poche ore prima nell'omelia pronunciata per la Messa della Notte. "Nella mangiatoia del rifiuto e della scomodità, Dio si accomoda", aveva osservato Francesco prendendosela con la voracità degli uomini che fa vittime soprattutto tra i più fragili. Nell'omelia, dunque, la mangiatoia è stata presentata come testimonianza di vicinanza, di povertà e di concretezza. Il Bambino nella mangiatoia ci "ricorda che Dio si è fatto davvero carne", aveva detto il Papa, aggiungendo che, dunque, "su di Lui non bastano più le teorie, i bei pensieri e i pii sentimenti". Dio dà prova di concretezza e perciò "non si accontenta di apparenze". Per questo Francesco aveva ricordato che "Lui che si è fatto carne" non "vuole solo buoni propositi". Nella Basilica era arrivato in sedia a rotelle ed è stato lui stesso, sempre in sedia a rotelle, a trasportare una statua del Bambinello che è stata poi deposta al termine della Messa davanti ai suoi occhi nel presepe allestito in una cappella laterale.