Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Angelo di Sicilia a cura di Ermes Dovico

PAPA

Papa in Sri Lanka, una fede che nasce dalle persecuzioni

Sarà una Chiesa dignitosa, convinta e vibrante quella che da oggi accoglierà Papa Francesco. Racconti ne fanno risalire l'esistenza già al tempo degli apostoli, ma l'unica certezza riguarda l'arrivo dei missionari nel XVI secolo. Pagato un tributo di sangue fin da subito, la Chiesa srilankese ha avuto un ruolo di pacificazione durante la recente guerra civile.

Ecclesia 13_01_2015
Il logo di Papa Francesco in Sri Lanka

Il logo di Papa Francesco in Sri Lanka

Sarà una Chiesa dignitosa, convinta e vibrante quella che da oggi accoglierà Papa Francesco. I cattolici dello Sri Lanka hanno atteso a lungo questo giorno. Non sarà la prima visita papale al paese, San Giovanni Paolo II lo visitò nel 1995. Anche questa volta la visita includerà il riconoscimento della santità del Beato Joseph Vaz, apostolo dello Sri Lanka: la sua canonizzazione. I vescovi hanno guidato con costanza il processo di canonizzazione di un santo che la gente considera il salvatore della propria fede.

Diamo uno sguardo di amore fraterno a questa Chiesa. Ci sono racconti che farebbero risalire la presenza cristiana nel paese agli albori del cristianesimo: uno dei Magi, l'eunuco della regina Candace convertito da Filippo. Se la storia non è in grado di produrre documenti a supporto di questi racconti, essi ci dicono in ogni caso l'amore intenso dei cristiani locali per le origini cristiane e le radici autentiche e profonde della loro fede.

La prima data che ci viene trasmessa – anche qui, storia e racconto sono inestricabili – è il 1544. San Francesco Saverio avrebbe mandato alcuni confratelli, e la gente della regione di Mannar avrebbe risposto generosa, trovandosi presto a pagare il prezzo dell'ira del sovrano locale. La tradizione ci dice che sei–settecento cristiani persero la vita, ma non la fede. Si tramanda anche la notizia dell'area della loro sepoltura: il presente villaggio di Tottaveli. San Francesco Saverio stesso sarebbe arrivato in seguito, a confermare la fede dei cattolici locali.

Il dominio portoghese ebbe certamente un ruolo nel facilitare la diffusione della fede cattolica. Le statistiche confermano a distanza questi racconti: la costa occidentale, dove i portoghesi furono più costantemente presenti, conta il maggior numero di cattolici. Ma la concentrazione maggiore spetta proprio alla diocesi di Mannar, con circa il 33% della popolazione totale. Nel resto del paese le cifre scendono vertiginosamente, ed in varie aree i cattolici sono al di sotto dell'1%.

Il dominio portoghese, principalmente interessato al commercio dei prodotti locali, fu sostituito da quello olandese, che invece si assicurò il monopolio della cannella attraverso il controllo politico di quasi tutta l'isola. Stato e chiesa andavano allora di pari passo, ed era inevitabile che la chiesa olandese, calvinista, tentasse di sopprimere e soppiantare la fede cattolica. I cattolici si trovarono presto a dover nascondere la loro fede. Nessun prete poteva restare nell'isola, pena la morte.

Fu proprio in quel periodo che Joseph Vaz arrivò nel paese. Indiano di Goa, era al corrente della situazione disperata dei cattolici in Sri Lanka, e partì per non più ritornare. Il suo ruolo fu determinante per i cattolici locali, che nonostante la persecuzione erano rimasti largamente fedeli alla loro fede.

La storia prosegue, e le vicende napoleoniche fecero in modo che lo Sri Lanka passasse nel 1815 in mani inglesi. La chiesa anglicana era certamente favorita, ma non c'era persecuzione né oppressione. La Chiesa cattolica tornò alla luce e rialzò la testa riprendendo presto il suo ruolo rilevante, specialmente attraverso i suoi ospedali e le sue scuole. Oggigiorno il contributo portoghese che la gente locale ha integrato è visibilissimo: vestiario, cibo, architettura, musica, addirittura il vocabolario, e naturalmente la fede cattolica. Del molto più lungo dominio olandese resta ben poco.

Una Chiesa che ha resistito a lungo sotto il giogo della persecuzione e della discriminazione ha ovviamente sviluppato un senso di appartenenza e di identità non comune. La Chiesa che Papa Francesco incontrerà da oggi non ha remore a vivere e proclamare la sua fede, e la difende anche dalle mode del tempo presente. I vescovi mantengono un importante ruolo di guida che viene rispettato e seguito dai fedeli. Le dimensioni ridotte del paese aiutano a rendere reale il senso di unità: ci si conosce abbastanza bene, le notizie circolano veloci e spontaneamente.

Il ruolo dei vescovi viene riconosciuto ed ascoltato anche dalle autorità politiche, e la Chiesa, presente in ambedue le etnie, si è trovata spesso nella condizione più favorevole per tentare una mediazione al conflitto civile (1983-2009), e soprattutto per soccorrere e raggiungere chi era in stato di bisogno da ambedue le parti. Più importante di tutto, la Chiesa ha mantenuto la sua unità. I vescovi hanno sempre agito di comune accordo, ascoltandosi gli uni gli altri.

La visita papale arriva a ridosso dell'elezione di un nuovo presidente, ma i vescovi hanno vigilato perché essa non fosse strumentalizzata a scopi politici. La Chiesa dello Sri Lanka è una realtà che merita interesse nel nostro attuale contesto: mostra come la fede possa essere incarnata nel momento presente della storia umana senza dover essere compromessa, anzi: esprimendo ancora più chiaramente la propria origine divina.