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L'INTERVISTA

Papa Francesco pellegrino in un Messico "in guerra"

 “State vivendo il vostro piccolo periodo di ‘guerra’, tra virgolette, il vostro periodo di sofferenza, la violenza, il traffico organizzato", dice Papa Francesco ai messicani, che lo accoglieranno nel prossimo viaggio apostolico. Intervista a Mariano Palacios Alcocer, ambasciatore del Messico presso la Santa Sede.

Ecclesia 05_02_2016
La Madonna di Guadalupe

Papa Francesco arriverà in un Messico segnato da una lunga scia di sangue, conseguenza della violenza che il narcotraffico porta con sé. “State vivendo il vostro piccolo periodo di ‘guerra’, tra virgolette, il vostro periodo di sofferenza, la violenza, il traffico organizzato. ... Se ci vado, è per ricevere il meglio di voi e per pregare con voi, in modo che i problemi ... quelli che sapete esserci, siano risolti; perché il Messico violento, il Messico corrotto, il Messico del traffico di droga, il Messico delle mafie, non è il Messico che vuole la nostra Madre”, ha sottolineato il pontefice all’agenzia Notimex.

Dal 12 al 17 febbraio, cinque giorni intensi attendono il Santo Padre nella nazione latino-americana con più cattolici al mondo (più di 100 milioni). Infatti Francesco ha affermato la sua intenzione di diventare uno strumento di pace, ma non solo per il Messico, anche per tutta la regione, immersa in un momento poco entusiasmante. Abbiamo parlato con la voce ufficiale del Messico presso la Santa Sede, l’Ambasciatore Mariano Palacios Alcocer, durante un incontro organizzato da Mediatrends America: ci racconta il paese che per la settima volta accoglierà un Papa, il primo latino-americano.

Nell’anno 2012 avete ricevuto Papa Benedetto XVI, perché di nuovo il Messico in così poco tempo?

Devo ammettere che questa visita non sarebbe stata possibile senza una decisione personale del Papa. La finalità pastorale del suo viaggio sarà la visita al Santuario di Nostra Signora di Guadalupe, che rappresenta il centro mariano più visitato del mondo. Quest'anno è previsto l’arrivo di oltre 22 milioni di pellegrini alla Basilica di Guadalupe, sei milioni in più dei pellegrini che visitano la Basilica di San Pietro. Il Papa stesso l’ha detto durante l’omelia dello scorso 12 dicembre: si recherà in Messico per chiedere alla Madonna di mostrare il volto del Suo Figlio a tutto il continente, la luce della Misericordia. Sarà l’occasione di ritrovarsi con i pellegrini latinoamericani che non possono attraversare l’oceano per arrivare fino a Roma. Sarà un viaggio di incontro con tutto il continente americano.

Sebbene la storia messicana accumuli numerose frizioni tra la Chiesa e lo Stato, Papa Francesco sarà il primo Papa a mettere piede nel Palazzo Nazionale. Che lettura possiamo dare?

In una revisione storica di ciò che è stato il rapporto tra la Chiesa e lo Stato messicano; tra il XIX e il XX secolo abbiamo avuto alti e bassi, chiaroscuri e momenti di tensioni gravi, col ritiro di nunzi e delegati apostolici o il ritiro di delegati speciali accreditati presso la Santa Sede per qualche decennio. Oggi la visita del Papa è un segnale del continuo miglioramento del rispetto e della cooperazione nel rapporto tra il Messico e la Santa Sede. È l’ora di costruire e guardare verso il futuro, non di pensare al dolore del passato. C'è un processo di dialogo, comunicazione, collaborazione e ricerca della soluzione dei problemi, nel campo delle rispettive competenze.

“Sto andando in Messico come un pellegrino”, ha detto Jorge Mario Bergoglio recentemente. Ma come pastore della chiesa Universale, quali sono i problemi più gravi che troverà?

Abbiamo profonde radici cristiane, abbiamo preservato la nostra identità di popolo latino-americano, nonostante i 3.200 chilometri di frontiera comune con gli Stati Uniti. Un confine che è diventato il nostro problema principale: siamo un paese di transito per la migrazione dal Centro America verso il Nord. La ragione? Una giornata di lavoro e di salario minimo in Messico equivale a un'ora di lavoro negli Stati Uniti. Durante i sette anni dell’amministrazione Obama, hanno rimpatriato più di due milioni di messicani. Oggi i numeri dell’emigrazione del popolo messicano sono negativi, ma abbiamo ancora un flusso costante di centroamericani, specialmente i nostri fratelli di Guatemala, Honduras e del Salvador. Il Messico ha dovuto anche affrontare un grave problema di traffico di droga e di violenza, peggiorata negli ultimi anni. Soprattutto per il traffico di armi che c’è al confine con gli Stati Uniti: più dell’83% delle armi presenti nel nostro paese sono di fabbricazione statunitense e solo lungo la frontiera ci sono più di 11mila armerie in cui è possibile acquistare liberamente ogni arma . Ma il popolo del Messico è un popolo di lavoratori, di brava gente. In questo contesto, il Papa ci porterà un messaggio di speranza…