Papa Francesco: "Credo la Chiesa santa"
Nell'udienza generale del 2 ottobre Papa Francesco, proseguendo le sue catechesi sul «Credo», ha proposto una meditazione sull'affermazione: «Credo la Chiesa santa». Non perché "fatta solo di santi", ma perché è l’azione di Dio, lo Spirito Santo, che santifica la Chiesa.
Nell'udienza generale del 2 ottobre Papa Francesco, proseguendo le sue catechesi sul «Credo», dopo avere esaminato la settimana scorsa la proposizione «Credo la Chiesa una», ha proposto una meditazione sull'affermazione successiva: «Credo la Chiesa santa».
La santità della Chiesa, ha detto il Papa, «è una caratteristica che è stata presente fin dagli inizi nella coscienza dei primi cristiani, i quali si chiamavano semplicemente “i santi” (cfr At 9,13.32.41; Rm 8,27; 1 Cor 6,1), perché avevano la certezza che è l’azione di Dio, lo Spirito Santo che santifica la Chiesa». Ma oggi come possiamo credere che la Chiesa è santa? Con «uomini peccatori, donne peccatrici, sacerdoti peccatori, suore peccatrici, Vescovi peccatori, Cardinali peccatori, Papa peccatore? Tutti. Come può essere santa una Chiesa così?».
Francesco risponde citando la «Lettera agli Efesini», dove san Paolo ci assicura che «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa» (5,25-26). La Chiesa non è santa perché è fatta solo di santi, «è santa perché procede da Dio che è santo», perché è stata fondata da Gesù Cristo ed è guidata dallo Spirito Santo. «Non è santa per i nostri meriti, ma perché Dio la rende santa, è frutto dello Spirito Santo e dei suoi doni. Non siamo noi a farla santa. È Dio, lo Spirito Santo, che nel suo amore fa santa la Chiesa».
Tuttavia, l'obiezione ritorna: «ma la Chiesa è formata da peccatori, lo vediamo ogni giorno. E questo è vero: siamo una Chiesa di peccatori; e noi peccatori siamo chiamati a lasciarci trasformare, rinnovare, santificare da Dio». Attenzione però: sbaglierebbe chi volesse una Chiesa solo di santi. Ripeterebbe una vecchia eresia. «C’è stata nella storia la tentazione di alcuni che affermavano: la Chiesa è solo la Chiesa dei puri, di quelli che sono totalmente coerenti, e gli altri vanno allontanati. Questo non è vero! Questa è un'eresia!». La Chiesa, che pure è santa, «non rifiuta i peccatori; non rifiuta tutti noi; non rifiuta perché chiama tutti, li accoglie, è aperta anche ai più lontani, chiama tutti a lasciarsi avvolgere dalla misericordia, dalla tenerezza e dal perdono del Padre, che offre a tutti la possibilità di incontrarlo, di camminare verso la santità».
E nessuno deve pensare che, a causa dei suoi peccati, la Chiesa santa non lo accolga. Bisogna però essere chiari: accoglie lui, non i suoi peccati, e lo accoglie se si riconosce peccatore e bisognoso di perdono. «Ma il Signore vuole sentire che gli diciamo: “Perdonami, aiutami a camminare, trasforma il mio cuore!”. E il Signore può trasformare il cuore». «Se hai la forza di dire: voglio tornare in casa, troverai la porta aperta, Dio ti viene incontro perché ti aspetta sempre, Dio ti aspetta sempre, Dio ti abbraccia, ti bacia e fa festa». Ma devi trovare la forza di pronunciare quelle parole, che riconoscono il peccato e chiedono il perdono.
Neppure, però, bisogna accontentarsi di non essere grandi peccatori. Tutti siamo chiamati a essere santi. «Dio ti dice: non avere paura della santità, non avere paura di puntare in alto, di lasciarti amare e purificare da Dio, non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. Lasciamoci contagiare dalla santità di Dio. Ogni cristiano è chiamato alla santità». La santità infatti «non consiste anzitutto nel fare cose straordinarie, ma nel lasciare agire Dio», nel favorire «l’incontro della nostra debolezza con la forza della sua grazia».
Francesco ricorda che il Vaticano II, nella «Lumen gentium», ha insegnato che tutti siamo chiamati a essere santi. Ma il Concilio non ha inventato la nozione di chiamata universale alla santità. Come aveva fatto, sorprendendo molti, l'inizio del suo pontificato, nella prima omelia del 14 marzo, Papa Francesco cita ancora lo scrittore francese controverso e radicalmente antimoderno Léon Bloy (1846-1917), che «negli ultimi momenti della sua vita diceva: "C’è una sola tristezza nella vita, quella di non essere santi". Non perdiamo la speranza nella santità, percorriamo tutti questa strada. Vogliamo essere santi? Il Signore ci aspetta tutti, con le braccia aperte; ci aspetta per accompagnarci in questa strada della santità. Viviamo con gioia la nostra fede, lasciamoci amare dal Signore…».