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UDIENZA

Papa Francesco: «carismi sì, ma solo nella Chiesa»

«I carismi – parola un po’ difficile – sono i regali che ci dà lo Spirito Santo, abilità, possibilità… Regali dati non perché siano nascosti, ma per parteciparli agli altri». Ma, attenzione: «non sono dati a beneficio di chi li riceve, ma per l’utilità del popolo di Dio».

Ecclesia 06_11_2013
Papa Francesco

All'udienza generale dell'8 novembre Papa Francesco ha continuato la catechesi, iniziata sette giorni fa, sulla nozione di comunione dei santi, insistendo sulla necessità di porre i carismi al servizio della Chiesa e non la Chiesa al servizio dei propri veri o presunti carismi. Il Papa ha chiesto anche di pregare per una bambina di un anno e mezzo, Noemi, colpita da una gravissima malattia.

Secondo il «Catechismo della Chiesa Cattolica» la nozione di comunione dei santi ha due aspetti:  la comunione fra i fedeli, vivi e defunti, e la comunione alle «cose sante». Il primo aspetto è stato trattato nell'udienza del 30 ottobre, mentre il 6 novembre il Papa ha parlato del secondo aspetto, della comunione dei «beni spirituali». Peraltro, ha spiegato Francesco, «i due aspetti sono strettamente collegati fra loro, infatti la comunione tra i cristiani cresce mediante la partecipazione ai beni spirituali».

Ma che cosa sono questi «beni spirituali»? Il «Catechismo» ne enumera tre: i sacramenti, i carismi e la carità. Primo, dunque: comunione ai sacramenti. «I Sacramenti esprimono e realizzano un’effettiva e profonda comunione tra di noi, poiché in essi incontriamo Cristo Salvatore e, attraverso di Lui, i nostri fratelli nella fede». Occorre, naturalmente, capire bene che cosa sono i sacramenti cattolici, talora frettolosamente assimilati ai riti di altre religioni. «I Sacramenti non sono apparenze, non sono riti, ma sono la forza di Cristo; è Gesù Cristo presente nei Sacramenti».

E in questo senso i sacramenti creano anche comunione: «da un lato è la Chiesa che "fa" i Sacramenti, dall’altro sono i Sacramenti che "fanno" la Chiesa». I sacramenti ci spingono pure a evangelizzare. «Ogni incontro con Cristo, che nei Sacramenti ci dona la salvezza, ci invita ad "andare" e comunicare agli altri una salvezza che abbiamo potuto vedere, toccare, incontrare, accogliere, e che è davvero credibile perché è amore. In questo modo, i Sacramenti ci spingono ad essere missionari, e l’impegno apostolico di portare il Vangelo in ogni ambiente, anche in quelli più ostili, costituisce il frutto più autentico di un’assidua vita sacramentale».

I sacramenti ci danno anche la forza per «resistere agli idoli del mondo». Per questo «è importante fare la Comunione, è importante che i bambini siano battezzati presto, che siano cresimati, perché i Sacramenti sono la presenza di Gesù Cristo in noi, una presenza che ci aiuta. È importante, quando ci sentiamo peccatori, accostarci al sacramento della Riconciliazione». Su quest'ultimo «Sacramento che fa crescere tutta la Chiesa», sulla confessione, il Papa sta insistendo da mesi.

Secondo aspetto della comunione alle cose sante: la comunione dei carismi. «Lo Spirito Santo dispensa ai fedeli una moltitudine di doni e di grazie spirituali; questa ricchezza diciamo "fantasiosa" dei doni dello Spirito Santo è finalizzata alla edificazione della Chiesa. I carismi – parola un po’ difficile – sono i regali che ci dà lo Spirito Santo, abilità, possibilità… Regali dati non perché siano nascosti, ma per parteciparli agli altri». Attenzione, però: nessun equivoco, i carismi «non sono dati a beneficio di chi li riceve, ma per l’utilità del popolo di Dio. Se un carisma, invece, un regalo di questi, serve ad affermare se stessi, c’è da dubitare che si tratti di un autentico carisma o che sia fedelmente vissuto». Certo, san Paolo ammoniva: «Non spegnete lo Spirito» (1 Ts 5,19). «Non spegniamo lo Spirito che ci dà questi regali, queste abilità, queste virtù tanto belle che fanno crescere la Chiesa», ripete il Pontefice. E «lo Spirito di Dio è libero di darli a chi vuole». Nello stesso tempo, un presunto carisma che non si lascia valutare dalla Chiesa e che non serve la Chiesa è un carisma sospetto e probabilmente falso.

Terzo aspetto: la comunione della carità, «la unità fra noi che fa la carità, l’amore. I pagani, osservando i primi cristiani, dicevano: ma come si amano, come si vogliono bene! Non si odiano, non sparlano uno contro l’altro. Questa è la carità, l’amore di Dio che lo Spirito Santo ci mette nel cuore». Carismi e carità dovrebbero andare insieme. «I carismi sono importanti nella vita della comunità cristiana, ma sono sempre dei mezzi per crescere nella carità, nell’amore, che san Paolo colloca al di sopra dei carismi (cfr 1 Cor 13,1-13). Senza l’amore, infatti, anche i doni più straordinari sono vani; questo uomo guarisce la gente, ha questa qualità, quest’altra virtù… ma ha amore e carità nel suo cuore? Se ce l’ha bene, ma se non ce l’ha non serve alla Chiesa. Senza l’amore tutti questi doni e carismi non servono alla Chiesa, perché dove non c’è l’amore c’è un vuoto che viene riempito dall’egoismo».

Ora, la comunione dei santi nelle cose sante si oppone precisamente all'egoismo. «E spesso siamo troppo aridi, indifferenti, distaccati e invece di trasmettere fraternità, trasmettiamo malumore, freddezza, egoismo. E con malumore, freddezza, egoismo non si può far crescere la Chiesa; la Chiesa cresce soltanto con l’amore che viene dallo Spirito Santo. Il Signore ci invita ad aprirci alla comunione con Lui, nei Sacramenti, nei carismi e nella carità, per vivere in maniera degna della nostra vocazione cristiana!».