Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

L'OMELIA

Papa Francesco: «Cardinali, basta intrighi!»

Papa Francesco ha dedicato l’omelia della Messa con i nuovi cardinali, il 23 febbraio. Quando non si ascolta la Spirito Santo, da un lato si cade in un clima di intrighi, dall'altro si passa il tempo a recriminare, invece che lavorare per la gloria di Dio.

Ecclesia 24_02_2014
Papa Francesco e i nuovi cardinali

In una domenica in cui all’Angelus ha richiamato tutti – vescovi, sacerdoti, laici, movimenti – all’unità di dottrina e di azione nella Chiesa, Papa Francesco ha dedicato l’omelia della Messa con i nuovi cardinali, il 23 febbraio, all’«atteggiamento fondamentale» che permette questa unità: «l’ascolto dello Spirito Santo, che vivifica la Chiesa e la anima». È lo Spirito Santo che «sempre sostiene la speranza del Popolo di Dio in cammino nella storia, e sempre sostiene, come Paraclito, la testimonianza dei cristiani». Quando non si ascolta lo Spirito Santo da una parte si cade in quel clima d’intrighi e di maldicenze che, con implicito riferimento a vicende recenti, il Papa ha voluto denunciare proprio parlando ai cardinali, dall’altra si perde tempo a recriminare e criticare anziché mettersi al lavoro per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

Dio, ha detto il Papa partendo dalle letture del giorno, ci chiede molto: «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo» (Lv 19,2); «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). Certamente «imitare la santità e la perfezione di Dio può sembrare una meta irraggiungibile», tuttavia se le indicazioni di Dio diventano la «regola del nostro agire» ci siamo almeno incamminati sulla buona strada. «Ma ricordiamoci tutti noi – ha aggiunto Papa Francesco –, ricordiamoci che senza lo Spirito Santo sarebbe vano il nostro sforzo! La santità cristiana non è prima di tutto opera nostra, ma è frutto della docilità –voluta e coltivata – allo Spirito del Dio tre volte Santo».

Segno della docilità allo Spirito Santo è l’unità nella Chiesa, che parte dal deporre avversioni personali e rancori: «Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello … Non ti vendicherai e non serberai rancore … ma amerai il tuo prossimo…» afferma il Levitico. «Questi atteggiamenti- spiega il Papa – nascono dalla santità di Dio. Noi invece solitamente siamo così diversi, così egoisti e orgogliosi… eppure la bontà e la bellezza di Dio ci attraggono, e lo Spirito Santo ci può purificare, ci può trasformare, ci può plasmare giorno per giorno». «Soprattutto» i cardinali – e il Papa stesso, ha aggiunto Francesco – debbono dunque cercare di convertirsi ogni giorno, riconoscendosi peccatori».

Nel Vangelo della domenica Gesù presenta due «antitesi tra la giustizia imperfetta degli scribi e dei farisei e la superiore giustizia del Regno di Dio». La prima: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico: … se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra». La seconda: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano». Che cosa significa? «A chi vuole seguirlo, Gesù chiede di amare chi non lo merita, senza contraccambio, per colmare i vuoti d’amore che ci sono nei cuori, nelle relazioni umane, nelle famiglie, nelle comunità e nel mondo».

Rivolto ai nuovi porporati, nel suo tipico linguaggio Papa Francesco ha esclamato: «Fratelli Cardinali, Gesù non è venuto a insegnarci le buone maniere, maniere da salotto! Per questo non c’era bisogno che scendesse dal Cielo e morisse sulla croce. Cristo è venuto a salvarci, a mostrarci la via, l’unica via d’uscita dalle sabbie mobili del peccato, e questa via di santità è la misericordia, quella che Lui ha fatto e ogni giorno fa con noi. Essere santi non è un lusso, è necessario per la salvezza del mondo». Il Signore lo chiede al Papa, ai cardinali, ai vescovi, ai sacerdoti, a tutti.

Ai porporati il Pontefice ha detto che «il Signore Gesù e la madre Chiesa ci chiedono di testimoniare con maggiore zelo e ardore questi atteggiamenti di santità. Proprio in questo supplemento di oblatività gratuita consiste la santità di un Cardinale. Pertanto, amiamo coloro che ci sono ostili; benediciamo chi sparla di noi; salutiamo con un sorriso chi forse non lo merita; non aspiriamo a farci valere, ma opponiamo la mitezza alla prepotenza; dimentichiamo le umiliazioni subite». E per chiarire che si sta riferendo proprio a vicende recenti, il Papa ha precisato che il cardinale «entra nella Chiesa di Roma, Fratelli, non entra in una corte. Evitiamo tutti e aiutiamoci a vicenda ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze. Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: “sì, sì; no, no”; i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini, e la nostra via quella della santità».

Lo spiega san Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi: «Siete tempio di Dio … santo è il tempio di Dio, che siete voi». «In questo tempio, che siamo noi – commenta il Papa –, si celebra una liturgia esistenziale: quella della bontà, del perdono, del servizio, in una parola, la liturgia dell’amore. Questo nostro tempio viene come profanato se trascuriamo i doveri verso il prossimo», se sparliamo, tramiamo, protestiamo vanamente invece di metterci al lavoro. «Un cuore vuoto di amore è come una chiesa sconsacrata, sottratta al servizio divino e destinata ad altro». Vale per i cardinali. E per tutti i cristiani.