DISCORSO
Papa: con gli ortodossi ecumenismo di sofferenza
Al termine della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, il Papa ha fatto il punto sui rapporti con le Chiese orientali.
Attualità
31_01_2011
Il 28 gennaio Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti alla riunione in corso a Roma della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Orientali Ortodosse. Dopo avere dedicato gli interventi della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani principalmente ai luterani, il Papa ha fatto il punto sulla situazione del cammino ecumenico tra Roma e gli Ortodossi.
Dal punto di vista teologico, la situazione appare al Papa incoraggiante, anche se non priva di problemi. La Commissione Mista esiste dal 2003 e i primi sei anni di dialogo hanno dato come frutto nel 2009 il documento Natura, costituzione e missione della Chiesa. È consolante e dev’essere oggetto di «gratitudine a Dio», ha detto Benedetto XVI, che pure «dopo quasi mille e cinquecento anni di separazione» abbiamo ancora in comune con gli Ortodossi non solo le linee essenziali della teologia ma anche «fondamentali principi ecclesiologici». Fra questi il Papa ha elencato: «la natura sacramentale della Chiesa, la successione apostolica nel servizio sacerdotale, l’esigenza urgente di dare testimonianza al Vangelo di Gesù Cristo nostro Signore e Salvatore nel mondo».
Con il documento del 2009, ha aggiunto Benedetto XVI, il lavoro non è finito ma è entrato in una «seconda fase», destinata ad approfondire quei problemi che «richiedono una riflessione più profonda». La Commissione «ha iniziato a riflettere in prospettiva storica sui modi in cui le Chiese hanno espresso la loro comunione nelle varie epoche». In questa settimana a Roma gli esperti hanno discusso il tipo di «comunicazione e comunione» che esisteva nella Chiesa indivisa fino alla metà del secolo XV e «il ruolo del monachesimo» nell’assicurare questa comunione.
Si tratta di un lavoro molto caro a Benedetto XVI, il quale ha più volte sottolineato come errori e miti a proposito della storia siano un ostacolo al pieno successo del cammino ecumenico intrapreso con gli Ortodossi. Questo cammino, ha detto, si situa da tempo a un livello diverso e più avanzato rispetto al dialogo con altre comunità cristiane. Con gli Ortodossi non ci possiamo accontentare di una semplice «migliore comprensione» reciproca. Occorre «con risolutezza continuare il cammino verso il traguardo decisivo della piena comunione», traguardo che non è facile da raggiungere ma non è impossibile o chimerico, e soprattutto è imposto dalla stessa «volontà di Cristo».
Il Papa si rende conto che, oltre agli ostacoli teologici che ancora esistono quanto al primato di Pietro e alle modalità del suo esercizio, ci sono anche ostacoli politici alla «piena comunione». Spesso a frenare sono i governi. Il Papa invita a vedere nelle difficoltà anche un aspetto positivo. In un anno che ha voluto specialmente dedicare alla libertà religiosa, Benedetto XVI ha notato che ci sono molte regioni del mondo dove le Chiese Cattolica e Ortodosse sono entrambe oggetto di discriminazioni e persecuzioni. Ma questo comune patire può generare un ecumenismo della sofferenza, una solidarietà nei «drammi e difficoltà» capace a sua volta di affrettare il cammino verso il traguardo.
Le persecuzioni sono causa per il Papa di «gravi preoccupazioni». Ma il sangue dei «tanti martiri» può essere seme non solo di nuovi cristiani, ma anche di una piena comunione fra Cattolici e Ortodossi, che sarà un dono di Dio ma che le grazie del martirio certamente contribuiscono a preparare.