«Papà, anche tu lo fai così?». Il sesso spiegato in classe tra violenza verbale e "pornografia didattica"
A Modena una scuola elementare nella bufera per aver svolto una lezione di educazione sessuale con materiale didattico al limite della violenza verbale. Bambini sotto choc e genitori indignati, ma per la preside è colpa loro perché non si sono informati e ora rischia il procedimento disciplinare. La sottile linea che separa l'indottrinamento a una genitalità solo corporale e la pornografia didattica che utilizza espressioni al limite della violenza verbale.
A questo punto fateli assistere direttamente ad un amplesso completo e non ne parliamo più. Ma senza la sigaretta post coitale che fa tanto Hollywood anni ’80, però non è in linea con i dettami salutisti. Educazione sessuale o educazione all’affettività? A Modena hanno fatto prima: hanno esibito in faccia a bambini di appena dieci anni disegni di rapporto sessuale e descrizioni falsamente scientifiche, ma che si avvicinano di più alla pornolalia, l’esibizione di un linguaggio pornografico.
LINGUAGGIO PORNOGRAFICO - O meglio: Pornolalia che secondo la definizione che ne dà la Treccani è: “Si può definire come l'espressione di un'aggressività verbale. Tale forma di linguaggio ha infatti enormemente dilatato i propri confini, contestualmente al graduale ridursi degli eufemismi, dei tabu terminologici, delle metafore”.
Ebbene. Vediamo che cosa è stato offerto nel penultimo giorno di scuola ai bambini della classe V dell’elementare Sant’Agnese di Modena dove in queste ore non si parla d’altro, almeno stando ai titoli dei giornali come “Modena, compiti sul sesso ai bimbi: a scuola scoppia il caso”.
«Quando una donna e un uomo scoprono di piacersi - si legge nell’opuscolo preparato dalla scuola e consegnato ai bambini - desiderano stare insieme, parlano, giocano, fanno passeggiate e vanno al cinema. Talvolta sentono molto forte il bisogno di ricevere e dare tenerezza». E fin qui…
Da qui in poi si potrebbe ricorrere al linguaggio metaforico o a quello medico-scientifico. Ma il testo invece prosegue così: «Si baciano e si accarezzano per tutto il corpo esprimono con parole affettuose l’amore che provano. Allora il pene dell’uomo diventa grande e duro e la vagina della donna si inumidisce: per tutti e due è molto bello quando la donna fa penetrare il pene rigido dell’uomo nella sua vagina. I due - si legge ancora nel testo distribuito in classe - lo fanno muovere avanti e indietro nella vagina e provano un piacere intenso. Sussurrano, ridono felici: sono i rumori che forse qualche volta hai sentito provenire dalla camera di mamma e papà».
PAPA’, ACCADE ANCHE A TE? - Detta così ai bambini di 10 anni è venuta subito una domanda, impellente, da rivolgere ai genitori: “Papà, ma anche a te quando stai con la mamma viene duro e vai avanti e indietro?”. I lettori perdoneranno l’eccessivo verismo, ma questo è proprio quello che è accaduto ad un padre che lunedì pomeriggio si è sentito rivolgere questa domanda dal proprio figliolo. Il genitore, F.P., molto conosciuto a Modena perché referente di un’associazione di volontariato, è balzato sulla sedia. E ha affidato allo sfogatoio per eccellenza la sua disapprovazione per quanto accaduto in classe. “Non ho capito se le schede distribuite oggi ad Achille (10 anni) debbano essere il preludio dei compiti delle vacanze”, ha scritto su Fb. Scoppia il caso: molti genitori protestano, altri minimizzano. Tutti rimangono a bocca aperta, però.
LA PRESIDE SE LA PRENDE COL GENITORE - Il giorno dopo i giornali non parlano d’altro. E la scuola viene investita dall’attenzione mediatica. Dopo una mattina passata a declinare le richieste di spiegazioni, la preside dell’istituto, Maria Tedeschi, affida a un comunicato la sua posizione: “La lezione di educazione all’affettività che pare aver turbato un genitore di un alunno di una classe Quinta della scuola Sant’Agnese, era stata richiesta alle docenti dai genitori stessi in più occasioni. In particolare, vista la comparsa di alcuni comportamenti di curiosità mista a malizia in ragazzini che a undici anni manifestano i primi atteggiamenti tipici della preadolescenza, nel corso dell’ultima Assemblea dei Genitori”. La preside si lamenta dell’esposizione del genitore. Infatti “stupisce scoprire che uno dei genitori si è sentito impreparato a rispondere alla domanda del figlio (“nessuno di noi era preparato a rispondere a quesiti simili”) e che non avesse partecipato alla vita della scuola abbastanza da apprendere quanto concordato nelle dovute sedi”, inoltre conclude che i genitori, in virtù del patto educativo avrebbero dovuto parlarne prima con i docenti.
RISCHIA IL PROCEDIMENTO DISCIPLINARE - Il caso però non finisce qui. La Nuova BQ ha provato a contattare l’ufficio scolastico provinciale di Modena. La dirigente responsabile, Silvia Menabue, ha preferito non rilasciare dichiarazioni, appellandosi all’autonomia scolastica. Però stando a quanto emerge da alcune fonti accreditate venute in contatto con la Nuova BQ, a parte la metodologia della comunicazione scuola-genitori utilizzata, la preside, o l’insegnante potrebbero anche incontro a provvedimenti disciplinari.
IL CONFINE TRA EDUCAZIONE E VIOLENZA - C’è poi da considerare l’aspetto della violenza verbale utilizzata. Quelle parole, rivolte ad un 20enne vengono percepite con un grado di maturità particolare. Ma le stesse parole, spiattellate in faccia a bambini, possono risultare violente. Una violenza perpetrata con la scusa dell’educazione sessuale e con il potere che una scuola, si accolla di esercitare in vece o in sostituzione dei genitori. Se si riduce la sessualità uomo-donna a un piacersi, un andare su e giù e un pene duro, bè, come non stupirsi se poi i bambini continueranno ad affrontare la tematica con quella stessa malizia che era servita come campanello d'allarme?
Alcuni bambini, stando ai racconti dei genitori, sono rimasti turbati. Qual è il crinale che separa l’educazione sessuale dalla violenza verbale? E’ un tema che la scuola, nella sua risposta non si è posto, appellandosi alla correttezza formale della comunicazione scuola-genitori. Insufficiente.
Ma quello che la scuola non ha spiegato è a che cosa miri quel tipo di spiegazione con quel tipo di linguaggio. Ci si nasconde dietro alla sessualizzazione precoce dei minori, ma nessuno - docenti e genitori - riflettono abbastanza sul fatto che è proprio la sessualizzazione precoce, alimentata dalla facilità di accesso a internet che hanno i bambini, che contribuisce ad acuire ancora di più l’approccio problematico nei confronti dell’altro sesso.
Non bisogna poi dimenticate che buona parte delle responsabilità appartiene ai genitori. Affidare a esterni un tema così delicato, ma soprattutto così decisivo nella crescita della persona, significa firmare un assegno in bianco per il futuro dei loro figli. Lamentarsi dopo che i buoi sono scappati appare un po’ patetico.
TRA SESSUALITA’ E AFFETTIVITA’ - Ma soprattutto c’è un grosso equivoco: la preside nel suo comunicato parla di educazione all’affettività, senza però citare un solo autore che giustificasse il materiale didattico utilizzato dall’insegnante. Chi ha scritto quelle parole? Quale pedagogista, medico o psicologo? In quale contesto? Con quali finalità? Questo non è stato detto per una scuola che nella sua home page si vanta di avere anche una sezione trasparenza. Tutto è filtrato dall’insegnante, ma se questa non condivide con i genitori la stessa visione dell’uomo, ecco che si va incontro a incidenti come quello di Modena. All'estero ci sono stati casi ad esempio in cui dietro alle educazioni alla sessualità operavano con il loro materiale "didattico" le lobby pedofile.
Una soluzione, per parlare di educazione all’affettività ci sarebbe e, almeno stando alla scuola di Modena, non sarebbe neanche distante. La Fondazione Incendo si occupa di offrire ai giovani la possibilità di riconoscere la bellezza e la gioia profonda che derivano da una vita di comunione, possibile solo se l’orizzonte verso cui si cammina è quello di un amore autentico, e cioè di un dono sempre più integrale di sé, totale, fedele e fecondo. E per farlo – in questi anni ha incontrato oltre 2500 ragazzi in età scolare – utilizza modalità che presuppongono anzitutto la presenza durante gli incontri dei genitori. “Questa è per noi innanzitutto una modalità per assicurare la trasparenza che tanto l’educazione quanto l’istruzione dei giovani richiedono con coloro che più di chiunque altro hanno una responsabilità educativa, in particolar modo quando si affrontano simili argomenti, che tanto investono lo stile educativo della persona”, ha spiegato uno dei consiglieri della Fondazione Maria Pagano recentemente al Settimanale di Trieste Vita Nuova.
“La tematica della sessualità – ha aggiunto invece il vicepresidente Corrado Zoppi - non viene proposta tanto nella sua dimensione di “genitalità”, quanto piuttosto come dimensione fondamentale dell’intera persona umana. Si cerca di scoprire con i ragazzi il significato e l’importanza in ordine alla comunione e all’intimità che hanno le parole e le azioni. A tal fine, si condivide con loro come i gesti e le parole debbano corrispondere ed esprimere la reale intimità esistente tra le persone per costruire realmente una comunione rispettose delle persone”.
Buttarla sul consumo genitale e su una sessualità tecnica, sganciata dalla persona nel suo complesso e ridotta ad un ferino e istintivo "andare avanti e indietro" non fa altro che acutizzare una sessualità malata che i giovani, dopo averla ricevuta con diversi gradi di violenza, scaricheranno a loro volta in forma più o meno repressa.