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Pakistan, studenti cristiani discriminati se non sanno il Corano

Gli studenti cristiani che partecipano agli esami di ammissione nelle università statali sono discriminati
e svantaggiati perché “non sanno
a memoria il Corano”: è la denuncia inviata a Fides dalla Commissione nazionale “Giustizia e Pace”
dei Vescovi del Pakistan.

 

Islamabad (Agenzia Fides) – Gli studenti cristiani che partecipano agli esami di ammissione nelle università statali sono discriminati e svantaggiati perché “non sanno a memoria il Corano”: è la denuncia inviata a Fides dalla Commissione nazionale “Giustizia e Pace” dei Vescovi del Pakistan. La Commissione ha presentato un ricorso ufficiale all’Alta Corte di Lahore contro il governo, chiedendo che, nei concorsi pubblici, non siano inserite indicazioni o requisiti inerenti la religione islamica come “lo studio del Corano”.

Il caso è nato perchè uno studente cristiano, Aroon Arif, ha ottenuto punteggi altissimi all’esame di ammissione alla Facoltà di medicina dell’Università statale delle Scienze di Lahore (ha superato le prove con 930 punti su 1100 e 860 su 1100), ma non è riuscito a entrare solo perché i concorrenti hanno ottenuto 20 punti in più grazie alla prova di “conoscenza del Corano”.

Secondo la Commissione e i diversi leader ascoltati dalla Corte, “tale pratica è discriminatoria e viola la Costituzione del Pakistan”. “Crediamo fermamente che far crescere i bambini nella religione sia responsabilità dei genitori o dei familiari, e non di un istituto universitario pubblico, a cui deve poter accedere qualsiasi studente, al di là della sua fede religiosa” ha detto Sua Ecc. Mons. Alexander John Malik, Vescovo protestante di Lahore, della “Chiesa del Pakistan”.

Il Vescovo ha proposto che, nell’attuale ordinamento, anche le Chiese cristiane possano dare, sulla base del principio di uguaglianza, “20 punti extra agli allievi cristiani”. Un’altra soluzione, prospettata da alcuni leader politici locali, è assegnare agli studenti cristiani 20 punti extra grazie a un esame di informatica.

L’importane è porre fine alla “discriminazione istituzionalizzata sulla base della religione”, nota la Commissione “Giustizia e Pace”, “rimuovendo riferimenti e pregiudizi di natura religiosa nei curriculum educativi statali, che dovrebbero concentrarsi sui valori umani universali”. L'Alta Corte di Lahore ha esaminato il ricorso nel gennaio scorso e dovrebbe emettere un verdetto a breve. (PA)

Da Agenzia Fides del 15 febbraio 2012