Pakistan. Giustizia per Saba Nadeem
I giudici hanno riconosciuto che la ragazzina cristiana è stata costretta con la forza a convertirsi all’Islam e a sposare l’uomo che l’ha rapita lo scorso maggio
Arriva dal Pakistan la buona notizia che ci sarà giustizia per Saba Nadeem, la ragazzina cristiana di 15 anni rapita il 20 maggio scorso e costretta a forza a convertirsi e a sposare il proprio sequestratore. Quel giorno lei e sua sorella Muqaddas stavano andando a lavorare – entrambe sono collaboratrici domestiche – quando alcuni uomini le hanno raggiunte, l’hanno afferrata e caricata su un auto-rickshaw. Muqaddas ha però riconosciuto due dei rapitori. Sono Yasir Hussain e Muhammad Riaz, due musulmani di oltre 40 anni. La mamma di Saba ha quindi sporto denuncia presso la stazione di polizia di Madina Town, il quartiere di Faisalabad in cui risiede la famiglia. Per giorni non si avevano avute notizie di Saba, ma poi la ragazzina è riuscita a fuggire, è tornata a casa e ha denunciato i suoi rapitori. Il 6 giugno si è presentata davanti a un magistrato al quale ha riferito di essere stata violentata e di essere stata costretta da Yasir Hussain a convertirsi all’Islam e a sposarlo. Il 30 settembre finalmente è stato spiccato un mandato di arresto per Yasir Hussain e i giudici hanno formalmente dichiarato che il matrimonio è da ritenersi nullo sia perché Saba è minorenne e sia perché comunque è stata costretta ad acconsentire con la forza e le minacce. Nonostante la lentezza con cui i giudici hanno proceduto e i mesi di ansia nell’attesa di conoscere l’esito della denuncia, Saba può ritenersi fortunata perché nella maggior parte dei casi i giudici pakistani, anche quando non dovrebbero sussistere dubbi in merito, rimandano le udienze, ignorano le prove addotte, negano l’evidenza e alla fine emanano sentenze favorevoli ai sequestratori. Il risultato è che molti colpevoli restano impuniti e che non sempre le vittime vengono liberate e riconsegnate alle famiglie.