Pakistan, così i musulmani hanno rispettato (e celebrato) il Natale
Ascolta la versione audio dell'articolo
Nel Pakistan musulmano, il Natale è stato celebrato, quest'anno, in modo solenne, con grandi feste in tutte le città principali e piena libertà di culto per la minoranza cristiana. Imponente lo schieramento di forze dell'ordine per la protezione dei fedeli. Un buon segno nella lotta contro il fondamentalismo islamico.
In Italia e in altri paesi di tradizione cristiana continua l’autocensura, si eliminano i simboli del Natale, si augura “buone feste”, si sostituiscono gli abeti decorati con coni luminosi, si cambiano le parole delle carole natalizie per togliere i riferimenti alla nascita di Gesù, il tutto in nome del rispetto per altre culture e religioni, quella islamica soprattutto. Eppure in gran parte del mondo islamico il Natale, nel suo preciso significato di anniversario della nascita di Gesù, è accettato. Ormai ai cristiani è consentito festeggiarlo, sebbene con discrezione, persino in Arabia Saudita, la sacra terra del Profeta Maometto. In alcuni paesi è possibile farlo pubblicamente, in altri sono i musulmani stessi a prendervi parte.
In Pakistan, ad esempio, anche quest’anno, come ormai da moltissimo tempo, i cristiani hanno potuto celebrare il Natale con il tradizionale fervore, favoriti dal fatto che, come ogni anno, il governo ha decretato il 25 dicembre festa nazionale per ricordare l’anniversario della nascita di Quaid-e-Azam Muhammad Ali Jinnah, il padre fondatore della nazione. In tutto il paese le chiese hanno organizzato speciali servizi di preghiera e di veglia e hanno allestito degli alberi di Natale. Edifici religiosi e privati sono stati abbelliti con luci, colori, stelle e altre decorazioni. A Karachi i fedeli si sono riuniti nella cattedrale di San Patrizio in cima alla quale è stato eretto un albero di Natale alto quasi 16 metri, decorato con luci e con una grande stella luminosa, acceso la sera della vigilia dal cardinale Joseph Coutts. La festa è stata allietata da uno spettacolo di fuochi d’artificio, dal canto di carole natalizie in diverse lingue e dalla distribuzione di dolci.
Il giorno di Natale nella cattedrale sono state celebrate messe in inglese e urdu. Nello spirito di Natale, in tutti i parchi di Lahore e Islamabad sono stati predisposti giochi per bambini e famiglie – mini auto a batteria, giochi elettronici, altalene, giri a cavallo e a dorso di cammello e altro ancora – e il 25 e il 26 dicembre è stato disposto che rimanessero aperti dalle nove del mattino fino all’una di notte. Anche i negozi, i centri commerciali e i mercati hanno prolungato gli orari di apertura nelle principali città. A Lahore la chiesa di San Luca ha festeggiato anche con una grande torta che pesava quasi 50 chilogrammi.
Consapevoli del rischio di attentati e aggressioni da parte di gruppi jihadisti, le autorità in tutto il territorio nazionale hanno intensificato le misure di sicurezza per garantire che le celebrazioni e i festeggiamenti si svolgessero senza incidenti. Nella sola provincia del Punjab sono stati dispiegati più di 30mila agenti di polizia a guardia di oltre 2.900 chiese e 5mila sono stati assegnati a controllare oltre 600 luoghi di culto cristiani nella capitale Lahore.
Il presidente pakistano Asif Zardari e il primo ministro Shehbaz Sharif hanno porto «i loro più sentiti auguri» ai cristiani del paese e del mondo «in occasione della gioiosa ricorrenza del Natale e del suo messaggio di pace, fratellanza e amore per tutta l’umanità». Nel suo messaggio di auguri il presidente ha affermato che lo spirito del Natale offre una lezione universale all'umanità incoraggiando le persone di tutte le fedi ad abbracciare amore, generosità, misericordia, unità e speranza. Inoltre Zardari ha riaffermato che la Costituzione del Pakistan garantisce i diritti fondamentali di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro fede, e ne protegge la libertà di culto.
Trasmettendo il suo messaggio di felicità e amore ai cristiani di tutto il mondo alla vigilia di Natale, il primo ministro del Punjab Maryam Nawaz Sharif ha dichiarato: «la provincia del Punjab è diventata il fulcro dell'armonia interreligiosa nel paese. Il Natale trasmette un messaggio di pace, amore e servizio. La comunità cristiana del Pakistan ha sempre reso servizi encomiabili nello sviluppo, nell'istruzione, nella salute e in altri settori. Riconosco con grande riconoscenza i sacrifici inestimabili e il duro lavoro dei cristiani e rendo loro anche un ricco tributo».
Come consuetudine da 27 anni, a Faisalabad inoltre si è svolto un importante evento interreligioso: una cerimonia di celebrazione del Natale organizzata da un gruppo musulmano sufi, LaSaani Sarkar, che ha invitato il vescovo cattolico, monsignor Indrias Rehamt, sacerdoti, Pastori di diverse confessioni, avvocati cristiani, giornalisti e operatori sociali. Quest’anno la celebrazione è stata dedicata al tema Le vie della pace: prima l’umanità e poi la religione. Il sufi Shahzada Shakil Nawaz Siddiqui nel suo augurio natalizio ai partecipanti ha detto: «C’è un estremo bisogno di accendere una piccola candela di pace, perché una piccola candela può porre fine all'oscurità e noi tutti siamo qui per far diminuire l'oscurità dell'odio e del settarismo. Stiamo celebrando il compleanno del Principe della Pace, Gesù, e di Madre Maria che sono molto sacri per noi. Entrambi ci hanno unito e hanno costruito un rapporto di pace e unità tra le persone. Quindi dobbiamo essere uniti, rimanere in pace e diffondere sempre benevolenza». Monsignor Indrias Rehamt ha risposto: «Gesù è venuto sulla terra non solo per i cristiani, ma per tutta l'umanità e celebrare la sua nascita è molto bello per tutti. La nostra nazione ha bisogno di essere unita nonostante le diverse fedi e religioni. Uniamo le mani per mostrare al mondo che siamo una nazione pacifica e che siamo sempre al fianco l’uno dell’altro in ogni momento difficile».
Queste espressioni di rispetto sono estremamente significative perché in Pakistan l’influenza dei gruppi islamisti è considerevole. Nel 2011 sono stati assassinati un ministro, il cristiano Shahbaz Bhatti, e un governatore, quello del Punjab, l’islamico Shaan Taseer, accusati di chiedere leggi meno severe contro la blasfemia. E nel 2016 la decisione del governo di concedere per la prima volta tre giorni di festa in occasione della Pasqua – oltre al venerdì santo, che coincide con il giorno di preghiera per i musulmani, anche la domenica di Pasqua e il lunedì dell’Angelo – ha scatenato la collera dei fondamentalisti. Un militante del gruppo jiahdista talebano Jamaat-ul-Ahrar si è fatto esplodere il giorno di Pasqua nel parco Gulshan-i- Iqbal di Lahore, affollato di famiglie, vicino alle altalene dei bambini, provocando una strage: almeno 75 morti e più di 340 feriti. Fu dunque un gesto di grande significato quello del governo che l’anno successivo volle celebrare il Natale con un evento inteso a promuovere tolleranza ed esprimere vicinanza alla minoranza cristiana. Per iniziativa del Ministero dei diritti umani e del Ministero delle ferrovie fu allestito un treno speciale composto da carrozze decorate con messaggi di tolleranza religiosa, fratellanza e amore e che illustravano il contributo dei cristiani alla vita del paese. Il treno partì il 22 dicembre da Islamabad, fece tappa a Peshawar e a Rawalpindi e terminò il viaggio il 24 dicembre a Lahore.
La tremenda pressione dei gruppi integralisti, ovunque nel mondo, può essere vinta solo dai musulmani, solo loro possono screditare chi milita nel jihad e isolarlo. Ogni segno, ogni atto, per quanto piccolo, che mostri di prenderne le distanze è prezioso, tanto più se intrapreso dai governi dei paesi islamici più esposti all’influenza jihadista e in cui le minoranze religiose per questo sono perseguitate.