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DIRITTI NEGATI

Pakistan, a un musulmano la tutela delle minoranze

Nel Paese centroasiatico i cristiani soffrono più per le decriminazioni della legge di Stato che per il terrorismo qaidista. Parla Shahid Mobeen.

Attualità 05_05_2011
Cristiani in Pakistan

Dopo l’uccisione di Osama bin Laden nel compound di Abbotabad i servizi segreti di mezzo mondo hanno alzato il livello di allerta segnalando il pericolo di ritorsioni jihadiste contro obiettivi occidentali e cristiani. Il pensiero non può non correre subito al Paese dove lo “sceicco del terrore” è stato scovato. Eppure il problema vero del Pakistan è che le sue mille ambiguità nei confronti del terrorismo danzano in ordine sparso attorno a un’unica verità certa: la legge sulla blasfemia che colpisce al cuore la comunità cristiana. È questa, infatti, la minaccia oggi peggiore.

«La morte del capo di al-Qa’ida non ha mutato la condizione dei cristiani pakistani. La loro situazione attuale non è né peggiore né migliore di prima poiché il loro problema non è mai stato, direttamente, la galassia qaidista. Il vero, enorme guaio dei cristiani pakistani è il Codice penale del Paese». Secondo Shahid Mobeen, pakistano, classe 1975, docente incaricato di Pensiero e religione islamica nella facoltà di Filosofia della Pontificia Università Lateranense, quel Codice basta, infatti, e avanza.

«Mi dia peraltro l’occasione per precisare», spiega Mobeen, «il contenuto vero della sezione 295 del Codice penale pakistano. Contempla tre articoli. Il primo, A, stigmatizza il vilipendio verso qualsiasi religione, ma il secondo e il terzo, B e C, comminano rispettivamente l’ergastolo a chi profana il Corano e la pena di morte a chi insulta Maometto. Non è, come troppo insulsamente si dice e si ripete, un provvedimento pensato per difendere le religioni dalle ingiurie: è piuttosto una legge ideata appositamente per assicurare all’islam una protezione speciale negata invece a ogni altro credo e anzi fatta così proprio per colpire le fedi diverse da quella musulmana. La legge viene sempre applicata invocando gli articoli B e C. Il suo uso “leggero”, inoltre, consentito dalla soggettività con cui può essere invocata, fa poi sì che serva pure per regolare faide e conti personali».

Il dramma dei cristiani pakistani si consuma, insomma, sotto una sottile patina di legalità che rende ancora più difficili a sgradevoli le cose.

«Tutti ricordano l’assassinio del ministro federale per le Minoranze religiose Shabhaz Batthi (1968-2011), avvenuta il 2 marzo. Dopo la sua morte, il fratello, Paul Bhatti, è stato nominato in sua vece con il titolo ufficiale di Consigliere speciale del Primo ministro per gli affari delle minoranze religiose. Ebbene, da martedì il dicastero che fu di Shabhaz è stato interamente ripensato e suddiviso in tre branche: le minoranze religiose pakistane sono dunque ora di competenza del Consigliere speciale del Primo ministro, del Ministro propriamente detto e di una nuova figura istituita ad hoc, il ministro dello Stato per le minoranze religiose. Insomma: Paul Bhatti non è stato nominato per sostituire direttamente il fratello assassinato, ma si è creata per lui una posizione nuova. L’incarico ministeriale che era di suo fratello è stato quindi affidato ad altri. E infine è pure stato creato un ministero completamente nuovo. Tra l’altro, perché? Ora, Paul Bhatti, Consigliere speciale del Primo ministro, e Akram Gill, ministro dello Stato per le minoranze religiose (il dicastero creato ex novo), sono cattolici, ma il Ministero vero e proprio - quello “tradizionale”, quello che fu di Shabhaz - è stato affidato a Riaz Hussain Pirzada, musulmano sunnita. Sa qual è il punto? È che il potere esecutivo e le risorse economiche sono ora tutte di diretta e piena competenza del ministro musulmano Pirzada, al Consigliere speciale Bhatti sono state interamente tolte e la funzione del nuovo dicastero affidato all’altro cristiano, Gill, è puramente formale e consultiva».

Altro che terrorismo, dice Mobeen: «Capisce quali sono le vere minacce sofferte dai cristiani pakistani? Come si può immaginare che in Pakistan le minoranze religiose possano venire autenticamente tutelate se chi ne ha la responsabilità pubblica non ne è espressione?».