Padre Mercalli, scienza e fede si sposano
Il governo emette un nuovo francobollo dedicato a Giuseppe Mercalli, a 100 anni dalla morte. Sismologo, introdusse la scala di classificazione dei terremoti che tuttora è in uso. Dove sta scritto che scienza e fede non si conciliano?
“Su proposta del Ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, il Consiglio ha approvato un’emissione di carte valori postali che integra il Programma filatelico per il 2014 con tre nuovi francobolli che commemorano, nel centenario della scomparsa, il Pontefice Pio X e il sismologo Giuseppe Mercalli, nonché il tragico attentato di Piazza della Loggia nel quarantesimo anniversario”.
Il sismologo Giuseppe Mercalli (Milano, 21 maggio 1850 – Napoli, 18 marzo 1914) ? Quello che ha legato il suo nome alla famosa scala qualitativa utilizzata per la misura dei terremoti (accanto alla quantitativa più recente detta “Scala Richter”). Siamo felici della decisione governativa, ma anche stavolta, come accade spesso nell’intitolazioni delle strade, si sono dimenticati di ricordare che si tratta di Padre Giuseppe Mercalli, infatti era un sacerdote rosminiano divenuto un famoso scienziato.
Il suo curriculum di sacerdote, vulcanologo, sismologo, geologo, è molto ricco Morì a 64 anni a causa di un incendio che devastò il suo appartamento durante la notte. Mercalli fu allievo dell'abate Antonio Stoppani. Quest’ultimo fu molto probabilmente il più autorevole dei geologi italiani dell’epoca, fu autore del famoso libro «Il bel paese» (titolo da cui riprese il nome un noto formaggio dal 1906) ed è anche noto per essere lo zio di Maria Montessori. Padre Mercalli si laureò prima in scienze naturali, poi si dedicò interamente alla geologia e in particolare allo studio dei terremoti. In particolare, fu in cattedra presso le Università di Catania e di Napoli, dal 1911 divenne direttore dell'Osservatorio astronomico napoletano. La «scala Mercalli» non fu una sua invenzione, ma una rielaborazione di altre scale precedentemente in uso che propose nel 1902.
Mercalli, su proposta del suo maestro Stoppani, ha scritto il terzo volume dell'opera «Geologia d'Italia» (edito da Vallardi), considerato «la prima sintesi scientifica dei fenomeni endogeni del nostro paese». Nella redazione di questo volume, che ha come titolo «Vulcani e fenomeni vulcanici in Italia», Mercalli ebbe come prezioso collaboratore Achille Ratti, un giovane sacerdote che più avanti negli anni, nel 1922, sarebbe stato eletto pontefice. Achille Ratti (Papa Pio XI) ancora oggi è ricordato come esperto alpinista e appassionato di scienza. Ma non tutti sanno che il futuro pontefice scrisse per Padre Mercalli il XII capitolo della sua opera, «I terremoti storici italiani», un prezioso catalogo che descrive più di mille sismi avvenuti fra il 1450 avanti Cristo e il 1881.
La convinzione di Padre Mercalli era che “il terremoto si ripete dove è già avvenuto”. Per questo, dopo aver notato la mancanza, realizzò per primo una carta sismica del territorio italiano, la “carta delle zone a grandi rischio”. Che fare per i terremoti? Padre Mercalli rispondeva: ”Completare, migliorare, aggiornare le arti sismiche….definire le zone a maggior rischio. La nostra bella Italia è tutta una terra ballerina….I Ministeri responsabili devono sentire questo dovere ed adeguarsi alle necessità”. Già nel 1908 sosteneva: ”La sismologia non sa dire quando, ma sa dire dove avverranno i terremoti rovinosi e sa pure graduare la diversa sismicità diverse regioni italiane e saprebbe indicare al Governo dove sono necessari i regolamenti edilizi più o meno rigorosi, senza aspettare che prima il terremoto distrugga quei paesi che vogliono salvare se stessi. Questo lo sto ripetendo da venti anni. Ma la mia voce fu sempre voce nel deserto: non è mai giunta all’orecchio dei nostri ministri dei lavori pubblici”.
Purtroppo ancor oggi, troppo spesso, si deve leggere ed ascoltare che non si può essere, contemporaneamente, “figlio della Chiesa” e scienziato. Questa è un’affermazione, falsa e stantia, che si fonda solo sull’ideologia. Padre Giuseppe Mercalli, l’abate Antonio Stoppani, Papa Achille Ratti e molti altri scienziati-credenti, con le loro opere e la loro vita, rammentano e dimostrano che fede e scienza hanno un incontro proficuo quando entrambe sono scelte con passione ed amore per il Creato. Un incontro proficuo tra scienza e fede ricordato in questi giorni anche nei “Mendel Day”.
Papa Francesco scrive, ai punti 242 e 243, nell’ Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”: “Lo scientismo e il positivismo si rifiutano di «ammettere come valide forme di conoscenza diverse da quelle proprie delle scienze positive». La Chiesa propone un altro cammino, che esige una sintesi tra un uso responsabile delle metodologie proprie delle scienze empiriche e gli altri saperi come la filosofia, la teologia, e la stessa fede, che eleva l’essere umano fino al mistero che trascende la natura e l’intelligenza umana. La fede non ha paura della ragione; al contrario, la cerca e ha fiducia in essa, perché «la luce della ragione e quella della fede provengono ambedue da Dio», e non possono contraddirsi tra loro. L’evangelizzazione è attenta ai progressi scientifici per illuminarli con la luce della fede e della legge naturale, affinché rispettino sempre la centralità e il valore supremo della persona umana in tutte le fasi della sua esistenza. […]
La Chiesa non pretende di arrestare il mirabile progresso delle scienze. Al contrario, si rallegra e perfino gode riconoscendo l’enorme potenziale che Dio ha dato alla mente umana. Quando il progresso delle scienze, mantenendosi con rigore accademico nel campo del loro specifico oggetto, rende evidente una determinata conclusione che la ragione non può negare, la fede non la contraddice. Tanto meno i credenti possono pretendere che un’opinione scientifica a loro gradita, e che non è stata neppure sufficientemente comprovata, acquisisca il peso di un dogma di fede. […]”
Invitando alla meraviglia davanti al mistero del creato, la fede di Padre Giuseppe Mercalli, un secolo fa, allargò gli orizzonti della ragione per illuminare meglio il mondo che si schiudeva davanti agli studi della sua rigorosa scienza. Dopo 100 anni, oltre che con il francobollo, è bello ricordarlo con le parole utilizzate nell’elogio pubblico:”uomo semplice, modesto, pio, gentile, cordiale, magnanimo, evangelicamente giusto, d’ingegno forte, sempre altamente stimato, tardi e a malapena rimunerato”.