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L'ANNUNCIO DI TRUMP

Pace fra Bahrein e Israele, nuova svolta mediorientale

Proprio in occasione del 19mo anniversario degli attacchi dell’11 settembre, un altro tassello del Medio Oriente è andato a posto: Bahrein e Israele stabiliranno regolari relazioni diplomatiche, secondo quanto ha annunciato il presidente statunitense Donald Trump. 

Esteri 12_09_2020
Israele-Bahrein, accordo di pace. Trump ascolta il briefing di Jared Kushner

Proprio in occasione del 19mo anniversario degli attacchi dell’11 settembre, un altro tassello del Medio Oriente è andato a posto: Bahrein e Israele stabiliranno regolari relazioni diplomatiche, secondo quanto ha annunciato il presidente statunitense Donald Trump. Si tratta di un altro importante passo avanti del processo di pace, iniziato con la normalizzazione dei rapporti fra Israele ed Emirati Arabi Uniti. “Il secondo Stato arabo che fa la pace con Israele in 30 giorni”, ha tweettato il presidente americano, promotore di entrambi gli accordi. Il Bahrein è, in generale, il quarto Stato arabo che riconosce lo Stato ebraico, dopo Egitto, Giordania e, appunto, Emirati Arabi Uniti.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu si dice “eccitato” per il secondo accordo di fila raggiunto in così poco tempo. “Questa è una nuova era di pace”, ha dichiarato in un discorso televisivo, che per un attimo ha fatto dimenticare le preoccupazioni sull’epidemia di Covid (in Israele è iniziata una forte seconda ondata ed è stato ripristinato il lockdown proprio ieri). L’evento è molto importante, sia su un piano simbolico che politico. Di fatto si sta formando e ampliando un fronte di regimi arabi sunniti amici di Israele, anche a prescindere dalla questione palestinese. Finora la condizione preliminare per qualunque dialogo, infatti, era proprio l’indipendenza di uno Stato Palestinese riconosciuto, con Gerusalemme capitale. Adesso, invece, questi accordi vengono stipulati quando la Palestina si è vista offrire, a gennaio, nell’ultima bozza del piano di pace, minori territori di quanti erano previsti nei negoziati precedenti, mentre Gerusalemme è stata riconosciuta dagli Usa quale capitale dello Stato ebraico.

L’Autorità Palestinese ha richiamato subito l’ambasciatore del Bahrein per consultazioni d’urgenza. Ma il quasi-Stato retto da Abu Mazen appare più isolato che mai. Anche nell’ultimo vertice della Lega Araba, l’Autorità Palestinese non è riuscita a far approvare una dichiarazione di condanna agli Emirati Arabi Uniti, per il loro riconoscimento di Israele. Abu Mazen aveva definito un “tradimento” la posizione di neutralità assunta dal massimo organo di coordinamento degli Stati arabi. E aveva minacciato: “Non ci sarà pace in Medio Oriente finché i palestinesi subiranno l’occupazione israeliana”. Pochi giorni dopo è arrivato, per lui, il secondo duro colpo, con l’annuncio dell’accordo anche di Bahrein e Israele. Quando il vertice della Lega Araba si è tenuto, le trattative erano evidentemente già in fase di conclusione.

Il precedente accordo fra Israele ed Emirati era stato celebrato, il 31 agosto, con il primo volo di linea fra Tel Aviv e Abu Dhabi. A bordo dell’aereo c’erano Jared Kushner, consigliere e genero del presidente Trump, Robert O’Brien, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Brian Hook e Avi Berkowitz, inviati di Trump rispettivamente per l'Iran e il Medioriente. Ma un altro aspetto era particolarmente importante: si è trattato del primo volo israeliano che ha sorvolato lo spazio aereo dell’Arabia Saudita. La monarchia sunnita, custode dei luoghi più sacri dell’islam, non può esporsi direttamente. Anche in agosto, dopo l’annuncio della “normalizzazione” dei rapporti fra Israele ed Emirati, Riad aveva ribadito di non voler riconoscere lo Stato ebraico fino a una piena soluzione della questione palestinese. Tuttavia, l’atteggiamento tenuto dal regno e poi la mossa del Bahrein, già anticipata da almeno un mese, sono indizi di un ruolo molto attivo della diplomazia saudita, per un generale riavvicinamento al “nemico sionista”. Re Hamad bin Isa al Khalifa, del Bahrein, ha stretti legami con i sauditi, che sono i suoi protettori e lo hanno aiutato a sconfiggere la “primavera araba” nel suo Paese. Se si è riavvicinato a Israele, constatano gli osservatori dell’area, lo ha fatto dietro suggerimento saudita, o per lo meno con il beneplacito di Riad. La posizione del re è molto delicata, perché la maggioranza della popolazione è sciita e potrebbe essere definitivamente attratta nell’orbita dall’Iran.

E la vera causa di tutto questo ribaltamento di schieramenti, è proprio il conflitto strisciante fra Arabia Saudita e Iran, nel quale il Bahrein è uno dei tanti fronti. Sentendosi minacciata di accerchiamento, con forze iraniane e filo-iraniane in posizione dominante in Libano, Siria, Iraq e Yemen, con una Turchia che vuole tornare ad essere egemone nella regione e un Qatar che sponsorizza disinvoltamente forze estremiste e rivoluzionarie come i Fratelli Musulmani, l’Arabia Saudita è pronta ad abbracciare il “nemico sionista”? Intanto manda avanti i suoi più piccoli alleati regionali, gli Emirati e il Bahrein, appunto. Poi si vedrà. Gli effetti di medio e lungo termine potrebbero determinare anche una svolta definitiva.

Per ora l’amministrazione Trump si gode il successo dell’accordo storico, il terzo di fila che riesce a negoziare dopo quelli con gli Emirati e quello nei Balcani fra Kosovo e Serbia. Tutte vittorie diplomatiche per cui il presidente americano è stato anche nominato per il prossimo premio Nobel per la pace. Difficilissimo che lo vinca, anche se si tratterebbe per lo meno di un premio assegnato in base a risultati concreti e non solo ad un’aspirazione, come quello assegnato al suo predecessore Barack Obama.