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La decisione

Ormoni blocca-pubertà, nuovo (salutare) stop dal Regno Unito

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Nel Regno Unito diventa a tempo indeterminato lo stop agli ormoni-blocca pubertà per i minori. Una scelta dettata dal consiglio di vari medici e dai gravi danni psicofisici. L’Italia segua l’esempio, vietando l’uso off-label della triptorelina.

Vita e bioetica 14_12_2024

Dopo il salutare giro di vite deciso a marzo 2024 (vedi qui) e le misure adottate nei mesi seguenti, dal Regno Unito è arrivata una nuova stretta sull’uso di ormoni che bloccano la pubertà. Una stretta che riguarda la prescrizione dei suddetti ormoni per i minori di 18 anni, con il precedente divieto temporaneo che diventa a tempo indeterminato. Sono infatti sempre più chiari i danni che questi pseudo-farmaci causano nei bambini e ragazzi confusi dalla nefasta e ormai pervasiva propaganda transessualista, che li convince di trovarsi nel corpo sbagliato.

La decisione è stata comunicata lo scorso 11 dicembre e il giorno stesso è stato approvato un aggiornamento della legislazione, che entrerà in vigore in tutto il Regno Unito l’1 gennaio 2025, alla scadenza dell’attuale ordinanza di emergenza. Per il 2027 è prevista una revisione delle misure.

A orientare il governo britannico è stato il parere di diversi medici. In particolare, la decisione arriva dopo i rilievi contenuti nel Rapporto Cass e dopo le ancora più recenti raccomandazioni fatte dalla Commissione sui medicinali per uso umano (CHM, nell’acronimo inglese). Secondo quest’ultima, la prescrizione di bloccanti della pubertà ai minori comporta ad oggi «un inaccettabile rischio di sicurezza». Di qui, come spiega un comunicato ufficiale, il governo del laburista Keir Starmer ha deciso (continuando la linea avviata dall’esecutivo conservatore, altro indice di una presa di consapevolezza trasversale ai partiti d’Oltremanica) che «la vendita e la fornitura di bloccanti della pubertà tramite prescrizioni private per il trattamento dell'incongruenza di genere e/o della disforia di genere saranno vietate a tempo indeterminato nel Regno Unito per i minori di 18 anni». Il divieto include anche i medici prescrittori registrati nello Spazio economico europeo (SEE) o in Svizzera. Invece, i pazienti del National Health Service (NHS) che hanno già iniziato l’ingannevole “percorso di transizione” potranno continuare (ahiloro!) ad assumere gli ormoni soppressori della pubertà. Potranno continuare a riceverli anche coloro che li assumono per usi non legati alla cosiddetta disforia di genere.

Ad ogni modo, si stanno gettando le basi per un sistema diverso dal passato, con maggiore buonsenso in linea di principio, anche se non c’è ancora l’auspicabile divieto assoluto degli ormoni soppressori in relazione al trattamento della “disforia di genere”. Abbandonato il sistema basato sulla clinica Tavistock, travolta dagli scandali legati alla lunghissima serie di bambini e ragazzi deturpati nei loro corpi per la disinvolta applicazione della teoria del gender, sono stati nel frattempo aperti tre nuovi centri regionali (a Londra, Liverpool e Bristol). Ad essi se ne dovrebbero aggiungere altri cinque, secondo i piani del governo.

Il Rapporto Cass ha raccomandato, tra le altre cose, uno studio clinico per verificare se la soppressione della pubertà sia efficace o no e se sia sicuro un trattamento prolungato. La dottoressa Hilary Cass, autrice dell’omonimo rapporto, ha dichiarato: «I bloccanti della pubertà sono farmaci potenti, con benefici non dimostrati e rischi significativi, ed è per questo che ho raccomandato che vengano prescritti solo dopo una valutazione multidisciplinare e nell'ambito di un protocollo di ricerca». Lo studio clinico dovrebbe iniziare l’anno prossimo: l’obiettivo è «reclutare i primi pazienti entro la primavera del 2025», come informa ancora il comunicato del governo.

Nel frattempo, viene confermato l’orientamento di rafforzare i servizi di supporto alla salute mentale per tutti quei minori che vivono una confusione sulla propria identità sessuale. Già dall’1 settembre di quest’anno è in vigore la nuova misura che prevede un passaggio preliminare ai servizi pediatrici o di salute mentale, per quei minori orientati ad accedere ai servizi dell’NHS per il trattamento della “disforia di genere”. Bisognerà vedere come verrà messo in pratica il tutto, se nel tempo si osserverà effettivamente una maggiore prudenza oppure se questi passaggi intermedi si riveleranno meramente formali, come un segno di spunta su una casella.

Ma intanto è stato lanciato un segnale positivo. Il presupposto è che sia la mente a dover accettare la realtà del corpo che si ha, non viceversa (cioè, non è il corpo a doversi adattare a errate percezioni mentali, che nella maggior parte dei casi passano dopo la pubertà). Se il supporto psicologico agirà in questo solco di buonsenso, sarà stato fatto un gran passo avanti.

Il divieto del Regno Unito sugli ormoni soppressori dovrebbe indurre a riflessione anche il nostro Paese. La rivalutazione, annunciata a maggio 2024, dell’uso off-label della triptorelina procede troppo a rilento e richiederebbe una misura preliminare: prudenza vuole, infatti, che si blocchi subito l’uso particolare di un farmaco che causa danni evidenti allo sviluppo psicofisico di bambini e ragazzi. Tanto più che si tratta di danni irreversibili.



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