Ora i cattolici finiscono..."all'antiterrorismo"
Un professore universitario francese deve spiegare agli studenti come si affrontano le misure antiterroristiche, ma nell'esercitazione gli attacchi dinamitardi sono fatti da cattolici radicalizzati contro i matrimoni gay. La patria delle libertà è diventata un mostro dove l'unico nemico ormai sono i cattolici.
Jacques e Jacqueline, insieme a un gruppo di cattolici «radicalizzati» in Francia, non riescono ad accettare l’approvazione del matrimonio gay e così decidono di colpire con «attentati dinamitardi» tutti i municipi che celebrano nozze tra persone dello stesso sesso. Non solo: aprono anche un blog dove invitano tutti i francesi a seguire il loro esempio. Dopo aver fatto saltare in aria quattro edifici dove sono stati celebrati i matrimoni, però, vengono arrestati.
Non si tratta di una cronaca giornalistica o giudiziaria, ma del caso di pura fantasia inventato dalla facoltà di giurisprudenza dell’università di Lorraine. La storia di Jacques e Jacqueline è servita per testare in un esame le conoscenze degli studenti a proposito del regime di infrazioni terroristiche. Il testo è spudorato, dal momento che Jacques e Jacqueline si uniscono al gruppo cattolico “Ciwitos”, storpiatura palese dell’associazione cattolica Civitas.
Il documento, definito «allucinante» da siti e giornali locali, potrebbe essere semplicemente farina del sacco di un professore particolarmente arrabbiato con i cattolici e la Manif pour tous. Ma l’ostilità che esprime, così eccessiva da apparire ridicola (se si parla in Francia di fedeli religiosi “radicalizzati”, dopo i molteplici attentati degli ultimi due anni, diciamo che i cattolici non sono il primo esempio che viene in mente), non è un caso isolato ed è espressione di un clima generale che si respira da anni nella République.
Secondo l’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa, in Francia solo a gennaio si sono verificati 45 atti di intolleranza, tra i quali la dissacrazione di sei chiese. Al di là delle violenze fisiche, si registra una tendenza costante nel paese dei Lumi e del #JeSuisCharlie a impedire la libertà di espressione dei cattolici. Soprattutto se pretendono di toccare temi scottanti della vita della società.
L’ultimo esempio, in ordine di tempo, riguarda l’emendamento al progetto di legge sull’uguaglianza e la cittadinanza proposto nei giorni scorsi dal ministro delle Famiglie e dei Diritti delle donne, Laurence Rossignol. L’obiettivo era introdurre su internet un “reato di intralcio all’aborto”, sanzionabile con pene fino ai due anni di carcere e 30 mila euro di multa, per punire chi «attira le donne su siti internet presentati come siti di informazione e che in realtà forniscono false informazioni, fuorvianti, al solo scopo di dissuadere le donne dall’abortire, colpevolizzandole. Questo è inaccettabile».
Se l’emendamento liberticida non fosse stato dichiarato «irricevibile», perché alieno al vero contenuto della legge, scrivere su internet che l’aborto è un omicidio, che causa danni psicologici (e a volte anche fisici) alle madri e che non è l’unica soluzione davanti a una gravidanza, magari indesiderata, sarebbe diventato un reato.
Lo stesso clima culturale che spinge ad accusare di islamofobia chiunque parli di un problema interno all’islam davanti ai tanti attentati terroristi, è anche quello che cerca di zittire chiunque metta in discussione il vuoto laicismo francese, sempre più feroce.
Basta vedere che cosa è accaduto al cardinale arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, quando alla messa in suffragio di padre Jacques Hamel, sgozzato a luglio da due terroristi islamici in chiesa in Normandia, ha detto dal pulpito che c’è un silenzio in Francia che paralizza il paese: «Silenzio dei genitori davanti ai loro figli e fallimento della trasmissione di valori comuni. Silenzio delle élite davanti alle devianze dei costumi e legalizzazione di queste devianze. Silenzio del voto attraverso l’astensione. Silenzio al lavoro, silenzio a casa, silenzio in città. A quale scopo parlare? Le tante paure costruiscono la paura collettiva e la paura ci blocca».
Per avere parlato di «devianze dei costumi» e «legalizzazione delle devianze», il vescovo è stato insultato e accusato di essere un «indegno omofobo di inaudita violenza». Ma la preoccupazione del cardinale è giustificata se si considera che i socialisti guidati dal presidente François Hollande, in pochi anni, hanno legalizzato il matrimonio e l’adozione gay, la fecondazione eterologa per coppie di lesbiche, l’utero in affitto (chiedendo ai giudici di non condannare chi lo pratica all’estero), la sedazione terminale (nella versione francese molto simile all’eutanasia), hanno aperto le stanze del buco dove drogarsi in modo legale, hanno reso l’aborto un diritto fondamentale (nel 2015 sono state 218.100 le interruzioni di gravidanza) e hanno reso obbligatorio l’insegnamento della teoria gender in tutte le scuole.
Per aver denunciato questa offensiva laicista, politici e intellettuali hanno messo alla gogna il cardinale. La stessa gogna che un professore di giurisprudenza ha preparato con la sua storiella per tutti i cattolici che nel 2013 si sono opposti democraticamente al matrimonio per tutti. Lo scopo è lo stesso: ridurre al silenzio chi dissente. Proprio quel silenzio che rende la Francia impotente davanti al terrorismo e che monsignor Vingt-Trois ha voluto denunciare nell’omelia.