Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
FOLLIE

Ora di pranzo, l'insetto è servito

L'Unione Europa invita "i ricchi" a nutrirsi di vermi, ragni e locuste per battere fame e degrado ambientale. L'ennesima boiata pazzesca.

Attualità 29_12_2011
Cibarsi di insetti

 

Di certo il modo migliore per affrontare una crisi è agire su più fronti e predisporre una pluralità di interventi. Deve essere in quest’ottica che nel 2011 l’Unione Europea ha deciso di incoraggiare un radicale cambiamento nelle abitudini alimentari, in particolare nei Paesi industrializzati. Si tratta di assicurare all’organismo umano l’apporto ottimale di proteine animali mangiando insetti, vermi e ragni invece che carne di manzo, maiale, pollo e altri mammiferi.


La Commissione Europea, a tale scopo, ha deciso di contribuire a una ricerca della UK Food Standard Agency, l’agenzia britannica per la sicurezza alimentare, sulle proprietà nutritive degli insetti. Inoltre ha istituito un cospicuo premio di ben 4,32 milioni di dollari (3,3 milioni di euro, in lire italiane quasi 6,4 miliardi) da assegnare all’equipe di ricercatori che presenterà l’idea migliore per convincere la gente a nutrirsi di insetti.

Perché gli insetti? Innanzi tutto la loro carne - sostiene Marcel Dicke, professore di Entomologia presso l’Università di Wageningen in Olanda - garantisce il necessario apporto, oltre che di proteine, anche di vitamine, calcio, ferro e altri indispensabili principi nutritivi e ha il vantaggio di contenere meno grassi rispetto alle carni normalmente utilizzate. Quindi è un’alimentazione più sana. Inoltre è anche più economica nel senso che richiede un minor dispendio di energie. L’alimentazione a base di carne di mammiferi sta diventando assolutamente insostenibile: con 10 chilogrammi di mangime – spiega il professor Dicke – si producono al massimo tre chilogrammi di carne di maiale e solo un chilogrammo di carne di manzo, ma ben nove chilogrammi di locuste.

Alcune domande e qualche dubbio vengono in mente.
Se davvero, come la stessa FAO ha previsto già nel 2008, molto presto dovremo necessariamente cibarci di insetti e affini, la prima domanda è: come faremo a procurarceli? Li alleveremo oppure cattureremo quelli esistenti in natura? In entrambi i casi, si ha un’idea dei costi di produzione e commercializzazione? Se si punta sulla cattura di insetti selvatici, soprattutto magari nei paesi in cui il clima garantisce un approvvigionamento costante, non c’è per caso il rischio di alterare gli ecosistemi modificando la quantità di insetti, vermi e larve che, come è noto, svolgono funzioni essenziali nei cicli riproduttivi di innumerevoli specie vegetali e nell’alimentazione di diverse specie animali? Se poi alcune specie di insetti saranno utilizzate più di altre, non c’è il pericolo di una crescita sproporzionata e insostenibile delle specie meno cacciate, dovuta alla riduzione degli insetti concorrenti?

Un’ulteriore punto interrogativo riguarda l’effettiva superiorità degli insetti in termini nutrizionali. Come è possibile che l’umanità, dotata di una capacità straordinaria di progredire scegliendo tecnologie e sistemi produttivi sempre più idonei a migliorare le proprie condizioni di vita, abbia inspiegabilmente abbandonato una dieta tanto sana ed economica in favore di altri prodotti, compiendo un errore davvero clamoroso e perseverando in tale errore per millenni?
Il primo dubbio deriva da una constatazione. Ci sono delle popolazioni che si cibano di alcune specie di insetti: ad esempio, le termiti sono considerate una prelibatezza e quando sciamano in Africa si fa festa. Ma nessuna popolazione si procura le proteine necessarie soltanto catturando insetti, vermi e larve. Le economie più semplici e antiche, quelle di caccia e raccolta, tentano di garantire la sopravvivenza quotidiana con la raccolta di bacche, semi, frutti e piccoli animali inclusi gli insetti. Ma chi le pratica si sottopone a fatiche e rischi enormi pur di riuscire a procurarsi almeno di tanto in tanto della carne di mammiferi cacciando.

L’altro dubbio nasce dal fatto che nutrirsi di insetti viene presentata come una necessità per rimediare a due problemi pressanti - la fame e il degrado ambientale - di cui, guarda caso e tanto per cambiare, gli ecocatastrofisti ritengono colpevoli i paesi di più antica industrializzazione, in altre parole l’Occidente.
Noi dei Paesi ricchi - dicono - ci ingozziamo di carne, indifferenti al fatto che il bestiame allevato a scopo alimentare produca più gas serra dei trasporti (il 18% della CO2), che per ogni chilogrammo di carne bovina ci vogliano 3.200 litri di acqua e che il 70% dei terreni fertili sia coltivato a foraggio. In altre parole, le nostre tradizioni alimentari impoveriscono e affamano il resto del mondo, contribuiscono a provocare il surriscaldamento del pianeta, inquinano e sfruttano eccessivamente le risorse idriche e i terreni imprimendo al pianeta un’impronta ecologica insostenibile.

La situazione già critica diventerà catastrofica se gli altri abitanti del pianeta, man mano che, come è sperabile, acquisiranno maggiori risorse decideranno - e anche di questo saremo responsabili - di imitare il nostro stile di vita e vorranno carne in tavola tutti i giorni.
Il dubbio è che ci sia lo zampino dell’ideologia ambientalista e di quella antioccidentale nel pretendere che mangiare insetti sia il rimedio necessario - sicuro, sano ed etico - agli “errori” di una civiltà.