Gaza a ferro e fuoco, ucciso leader di Hamas
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L'operazione "carri di Gedeone" sta puntando a ripulire la Striscia dai palestinesi. Denunce per il passaggio proibito agli aiuti umanitari. Offerta a sorpresa di Hamas per il cessate il fuoco dopo la morte di Muhammad Sinwar.

Perché si continua a bombardare sugli abitanti indifesi di Gaza? Perché li si vuole privare del cibo necessario per poter sopravvivere? Perché le cancellerie di tutto il mondo non impongono al governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, di fermare queste inutili stragi? Sono questi, alcuni degli interrogativi che i palestinesi della Cisgiordania e gli stessi abitanti di Gaza si pongono. E non solo. È sempre più diffusa tra i palestinesi la convinzione di essere stati abbandonati dal resto del mondo, mentre l'odio e la violenza contro la popolazione della Striscia non si placa.
"Carri di Gedeone", così è stata denominata la nuova e massiccia operazione scatenata dal primo ministro Benjamin Netanyahu. Gli obiettivi sono evidenti: innanzitutto ammazzare altre migliaia di abitanti indifesi, comprese donne e bambini, abbattendo i restanti edifici che ancora non sono stati distrutti e sopprimere un popolo per impossessarsi con la forza della sua terra. Scrive in un comunicato Amnesty International: «Nella Striscia di Gaza si sta attuando un massacro: migliaia di civili sono stati ammazzati, il 90% della popolazione è vittima di spostamenti forzati, ogni infrastruttura civile è stata distrutta. I palestinesi stanno vivendo una seconda Nakba».
Un violento e massiccio attacco sferrato dalle forze israeliane, nei pressi dei grattacieli di Al-Zahra, nella zona meridionale di Gaza City, ha ucciso numerosi civili. Tra le vittime, molte donne e bambini. A Shujaiya, i corpi dilaniati di due ragazzi sono stati rinvenuti accanto ai sacchi di farina che erano riusciti a raccattare. Ma i due milioni di residenti rischiano la fame. Israele sta impedendo l'ingresso di cibo, beni e forniture mediche da oltre due mesi e gli effetti sono tragici: secondo una nota diffusa dall'ufficio stampa governativo di Gaza, oltre 70mila bambini sono attualmente ricoverati, in improvvisate strutture sanitarie, per denutrizione. «L'assedio di Gaza è un assassino silenzioso che colpisce bambini e anziani», ha dichiarato Juliette Touma, portavoce dell'UNRWA. «Abbiamo poco più di 5mila autotreni carichi di approvvigionamenti pronti ad arrivare. Questa decisione di non farli entrare minaccia la vita e la sopravvivenza dei civili a Gaza, che subiscono anche pesanti bombardamenti ogni giorno», ha concluso la portavoce dell'organizzazione dell’Onu.
Bombe e carestia, binomio perverso. «Non possiamo dimenticare i fratelli e le sorelle che soffrono a causa delle guerre. A Gaza i bambini, le famiglie, gli anziani sopravvissuti sono ridotti alla fame», ha detto Leone XIV rivolgendosi ai fedeli di tutto il mondo, ieri domenica 18 maggio, al termine della messa per l'inizio del ministero petrino del vescovo di Roma.
Nel frattempo, l'elenco dei morti si allunga. In meno di quarantotto ore sono state uccise oltre duecento persone. Anche il ricercato numero uno, Muhammad Sinwar, succeduto al fratello Yahya dopo la sua uccisione, e fino a ieri leader del movimento islamista Hamas, è stato trovato morto in un tunnel a Khan Younis, nei pressi dell’ospedale europeo, bombardato ripetutamente dalle forze israeliane.
Probabilmente i colloqui in corso a Doha prenderanno un nuovo corso. Sinwar, infatti, era la figura più intransigente ed estremista di Hamas. L’organizzazione terroristica di Gaza sta, probabilmente, rendendosi disponibile a nuove ipotesi; lo si percepisce dall’offerta, che ha colto di sorpresa la delegazione israeliana: due mesi di cessazione del conflitto e la liberazione di tutti gli ostaggi detenuti a Gaza. A Doha, infatti, si continua a dialogare. «Siamo molto più ottimisti rispetto alla settimana scorsa, ma non è ancora chiaro se si raggiungerà un accordo», ha dichiarato un funzionario israeliano.
«L'inaspettata ragionevolezza di Hamas nei negoziati non è dovuta alla brama improvvisa di pace, ma all'allargamento della pressione esercitata dall’Idf (l'esercito israeliano, ndr). Proprio per questo motivo, non è il momento di ritirarsi e lasciare che Hamas si riprenda, ma di accelerare in modo massiccio l’occupazione». Lo ha scritto sul suo profilo social il ministro israeliano per la sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir. Che ha poi concluso: «Dobbiamo entrare ora a Gaza con tutte le nostre forze e finire l'opera: occupare, conquistare il territorio, schiacciare il nemico e liberare i nostri ostaggi con la forza».
All’ennesima strage si aggiunge, ora, l'indiscrezione su un insensato progetto del presidente americano Donald Trump: un milione di abitanti della Striscia da deportare in Libia. In cambio, l’Amministrazione americana potrebbe sbloccare al Paese nordafricano miliardi di dollari di fondi che gli Stati Uniti hanno congelato più di un decennio fa. Ma l’idea di Trump è stata smentita: «Le notizie sui presunti piani per trasferire i cittadini di Gaza in Libia sono false», ha affermato l'ambasciata statunitense in Libia sulla piattaforma X. Anche i palestinesi, da parte loro, respingono con forza qualsiasi piano che preveda la loro deportazione da Gaza, paragonando tali idee alla "Nakba", alla "catastrofe" del 1948, quando centinaia di migliaia di persone, circa 800mila, furono private delle loro case durante la guerra scoppiata per la creazione dello stato di Israele.
Nel frattempo, a Gerusalemme, le polemiche contro Netanyahu non si placano, Lo scorso sabato, è stata organizzata una manifestazione di protesta dal Forum delle famiglie degli ostaggi, nella piazza omonima, dove i manifestanti hanno chiesto al governo di riportare a casa i restanti 58 ostaggi. «Il ritorno di Edan Alexander (l’ostaggio ebreo americano) deve aprire la porta a un accordo che riporti a casa tutti i prigionieri: quelli ancora vivi per la riabilitazione, i morti per una degna sepoltura», ha dichiarato il Forum in un comunicato. «Il tempo stringe. Il mondo ci osserva. La storia non dimenticherà. C'è solo un modo: li riporteremo indietro. Ci risolleveremo».
Netanyahu tira dritto con la guerra a Gaza, con o senza l'assenso di Trump
Il viaggio di Trump in Medio Oriente non pone fine ai combattimenti a Gaza. Netanyahu prepara la grande offensiva e intanto si intensificano i raid aerei, colpendo anche un ospedale a Khan Younis. Il cardinale Pizzaballa non esclude una prossima visita in Terra Santa di Leone XIV.
- Il presidente Usa nel Golfo di Stefano Magni
Da Gaza allo Yemen, il conflitto rischia di allargarsi
L'operazione di rappresaglia in Yemen ha provocato due morti e 40 feriti. Ma gli Houthi hanno ribadito che «agiremo fino a quando Israele non cesserà il fuoco nella Striscia di Gaza». Nel frattempo l'opposizione a Netanyahu si allarga, mentre Israele conferma l'intenzione di invadere Gaza se non verranno riconsegnati gli ostaggi.