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IL CASO

Operazione Vespa contro la Madonna di Civitavecchia

Nella trasmissione Porta a Porta di giovedì 20 febbraio è andato in onda un falso scoop sulle apparizioni di Civitavecchia: un uomo ha "confessato" di essere stato lui a sporcare di sangue la statua della Madonna. Malgrado la sua ricostruzione faccia acqua da tutte le parti, Bruno Vespa e la sua redazione cercano di dargli credibilità. Malgrado le apparizioni siano state riconosciute dalla Chiesa, ci troviamo davanti all'ennesimo episodio di una campagna volta a screditarle, che unisce forze fuori e dentro la Chiesa.
- CIVITAVECCHIA, "LA MADONNA È VERAMENTE APPARSA", di Costanza Signorelli
- CHIESA E FAMIGLIA NELLE LACRIME DI MARIA, di Costanza Signorelli

Attualità 22_02_2020

«Cari telespettatori, questa sera il programma sarà dedicato a un librettino scritto dal mio capo. Riguarda le presunte apparizioni della Madonna a Civitavecchia, che intende smontare: la tesi del libro fa acqua da tutte le parti, ma siccome è il mio capo ci ho costruito una trasmissione sopra per dargli almeno una parvenza di credibilità. Vi chiedo scusa per questa caduta, ma dovete capire che anch’io tengo famiglia». Se Bruno Vespa l’altra sera avesse aperto la trasmissione di Porta a Porta con queste parole, non lo avremmo certo applaudito ma almeno ne avremmo apprezzato la sincerità.

Invece Vespa ha presentato l’intervista a un signore che sostiene di essere stato lui a imbrattare di sangue la Madonnina di Civitavecchia, come fosse una cosa seria; e ha preteso di costruirci sopra un contraddittorio dando grande spazio alle autrici del libro-rivelazione. Già, le autrici: una, la più agguerrita, è Vittoriana Abate, da venti anni inviata di Porta a Porta; l’altra, più defilata, è Maria Teresa Fiore, vicedirettore di RaiUno, con delega per l’intrattenimento. Insomma è il diretto superiore di Vespa. Una cosina fatta in casa, insomma. Le due hanno realizzato un instant-book - “Il segreto delle lacrime” - centrato sull’intervista a un improbabile personaggio, Ivano Alfano, che dice che il 2 febbraio del 1995 è stato lui a sporcare causalmente di sangue la Madonnina, nell’atto di darle un bacio con il dito che, inavvertitamente, si era tagliato e che perdeva sangue.

Curiosamente il volumetto è uscito ieri in libreria - guarda a volte le coincidenze - e quindi aveva bisogno di una operazione di lancio. Sempre per pura coincidenza Vittoriana Abate aveva filmato parte dell’intervista, così che è stato possibile mostrarla a Porta a Porta. Gran parte della trasmissione si è giocata attorno al tentativo di dare un minimo di credibilità, con l’aiuto e il mestiere di Vespa, a una tesi che non regge alla minima verifica.

Due esempi: il signor Alfano dice che è passato casualmente con la sua ragazza - anch’essa intervistata - davanti alla nicchia con la Madonnina, e come sua abitudine quando vede l’immagine sacra, si è fatto il segno della croce e ha mandato un bacetto alla Madonna trasportandolo con un dito al viso della Vergine. Con il che, il signor Alfano ha dimostrato che davanti alla casa della famiglia Gregori nella frazione di Pantano, non c’è neanche mai stato; né ha mai visto le immagini del luogo. Perché dalla strada è impossibile vedere la statua; essa è piazzata in una nicchia ben all’interno del giardino recintato e rivolta verso l’ingresso della casa e non verso la strada. È stata ovviamente la prima obiezione del giornalista Saverio Gaeta, presente anche lui nello studio di Porta a Porta.

Farfuglia la signora Fiore e prova a salvarsi in corner: ma 25 anni fa era diverso, era tutto aperto, dice. Come se lei avesse mai visto quella villetta nel lontano 1995. Ebbene, possiamo affermare tranquillamente che rispetto ad oggi l’unica differenza è che non c’era ancora la recinzione esterna, ma c’era comunque una siepe che proteggeva la casa e la nicchia che comunque era nella posizione attuale. Quindi, non era vicino alla strada né dalla strada si poteva vedere.

Secondo esempio: dice il signor Alfano di aver provocato lui quelle macchie di sangue che si vedono oggi sotto i due occhi della Madonna, strisciando con il dito ferito. Dapprima sotto l’occhio destro; poi quasi ad asciugarsi il dito una volta accortosi di quel che aveva fatto anche sotto l’occhio sinistro. La tesi delle due signore è che dalle autorità sarebbe stata documentata solo la prima presunta lacrimazione, di cui finalmente svelano il segreto con questa intervista. Con ciò dimostrando di non essersi neanche documentate, perché è abbastanza facile trovare anche con una semplice ricerca su Google la documentazione delle lacrimazioni in successione. Quella del 2 febbraio, la prima, mostra un rivolo di sangue lineare, senza sbavature (vedi foto a fianco), ben diversa dalla situazione dei giorni successivi e dallo stato attuale della Statua, su cui invece si basa la testimonianza del signor Alfano.

Due verifiche immediate, semplicissime, che ognuno può fare con una semplice ricerca su internet. E questo senza neanche parlare dei tanti testimoni – carabinieri, poliziotti, avvocati – che nei giorni successivi al 2 febbraio hanno potuto vedere sgorgare le lacrime; e per non parlare di monsignor Girolamo Grillo, vescovo di Civitavecchia, ben contrario alle apparizioni fino a quando la Madonnina ha pianto mentre era tra le sue mani (provocandogli pure un grave malore).

E per non parlare neanche del fatto che le statue in questione sono due: perché posta sotto sequestro dai magistrati la prima, san Giovanni Paolo II ne fece recapitare un’altra uguale a casa dei Gregori; e subito questa si mise a essudare un liquido oleoso e profumato.

Eppure alle due giornaliste Rai, il signor Alfano è apparso credibile – o almeno è quello che hanno voluto far credere a Porta a Porta -; e addirittura Bruno Vespa le ha sostenute in questa opera di mistificazione, appoggiato discretamente anche da un patetico monsignor Rino Fisichella, sulla cui performance caliamo un velo pietoso.

Neanche a un praticante giornalista alle prime armi sfuggirebbe la totale incongruenza con i fatti di un racconto raffazzonato e mal costruito. E invece al trio di Porta a Porta è addirittura parso meritevole di un libro e di una trasmissione in tv. Ovvio che non si possa pensare alla buona fede: Bruno Vespa è diventato famoso per i “plastici”, i modellini che ricostruiscono fin nei minimi dettagli le case e gli ambienti dove si sono consumate delle tragedie. E vogliamo credere che non fosse in grado di verificare l’ubicazione della nicchia con la Madonna nella casa dei Gregori? Vittoriana Abate ha ricostruito con meticolosità tutte le vicende riguardanti i casi di cronaca più clamorosi, da Cogne all’omicidio di Sarah Scazzi: e vogliamo credere che non sia in grado di paragonare le parole del signor Alfano con la documentazione certa ed acquisita riguardo alla vicenda di Civitavecchia?

Dunque, il libro e la trasmissione di Porta a Porta andata in onda la sera di giovedì 20 febbraio si configurano come un’operazione ideologica bella e buona; sono l’ennesimo episodio di una campagna contro le apparizioni di Civitavecchia che – lo ribadiamo – sono state riconosciute dalla Chiesa (vedi l’intervista a padre Flavio Ubodi), ma che danno molto fastidio fuori e dentro la Chiesa stessa. Non è un caso che Vespa abbia riproposto lo spezzone di un intervento del 2005, sempre a Porta a Porta, del cardinale Tarcisio Bertone, un nemico giurato di Civitavecchia, che cercava di screditare quanto era accaduto dieci anni prima.

È impressionante e inquietante allo stesso tempo vedere in che modo giornalisti di fama possano calpestare consapevolmente la verità, sacrificando la dignità delle persone coinvolte in una vicenda delicata sull’altare degli interessi personali o di gruppo, di qualsiasi tipo essi siano. Magari sono gli stessi che poi vengono a farci la morale sulle fake news, quando sono loro i primi a costruirne.

Da ultimo una piccola riflessione: colpisce il come questi personaggi vivano in una dimensione esclusivamente orizzontale. Dedicano tante energie per cancellare la presenza della Madonna, senza mai essere sfiorati dal dubbio che ci sia anche la possibilità che un giorno bisognerà davvero comparire davanti al Giudice eterno e a lui rendere conto di quel che facciamo, diciamo, pensiamo e omettiamo.