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DEMOCRATICI SVEDESI

Ombre e luci sulla nuova destra che ha vinto in Svezia

La Svezia è finita nelle mani dei nazisti? Sì, a giudicare dai titoli dei grandi quotidiani europei. No, se si guarda al vero risultato, anche se c’è un fondo di verità. In Svezia ha vinto il centro-destra, col partito dei Democratici Svedesi in testa. Cresciuto solo per fermare l'immigrazione, ha rotto con l'origine neo-nazista. 

Esteri 16_09_2022
Jimmie Akesson

La Svezia è finita nelle mani dei nazisti? Sì, a giudicare dai titoli dei grandi quotidiani europei. No, se si guarda al vero risultato, anche se c’è un fondo di verità. In Svezia ha vinto il centro-destra, il partito dei Democratici Svedesi (SD) è il secondo del Paese, subito dopo i Socialdemocratici. La notizia dà scandalo perché SD è cresciuto soprattutto sulla singola questione dell’immigrazione, che vorrebbe ridurre. In origine era veramente neo-nazista, anche se dal 2005 ha rotto con quel passato.

Nel blocco dei partiti di centro-destra, SD è il primo, con 73 seggi sui 349 del parlamento svedese. Il primo partito in parlamento resta il Partito Socialdemocratico con 107 seggi, ma i suoi alleati della Sinistra ne hanno solo 24 e i Verdi 18, dunque non riuscirebbe a formare un governo né da solo né in coalizione con le altre formazioni di sinistra. La premier Magdalena Andersson ha dunque rassegnato le dimissioni non appena sono stati diffusi i risultati definitivi dopo tre giorni di complicato conteggio (voto postale ed estero inclusi).

La coalizione di centro-destra ha invece i numeri per governare, anche se non è chiaro quale ruolo sarà giocato proprio da SD. I conservatori del Partito Moderato di Ulf Kristersson, infatti, hanno cinque seggi in meno (68), i Cristiano-Democratici ne hanno solo 19 e i Liberali 16. Quindi è solo grazie a SD che Kristersson, il leader della coalizione ha i numeri per formare un esecutivo. Sua è stata l’idea di sdoganare il partito di destra, nonostante la riluttanza degli altri suoi alleati. Per ora il leader di SD, Jimmie Åkesson promette l’appoggio esterno, purché condivida il programma di governo.

Perché tutti (anche gli alleati) hanno così paura dei Democratici Svedesi? L’origine nera è una realtà storica: nato nel 1988, il partito ha assimilato membri dell’associazione Svezia agli Svedesi, sciolta due anni prima e dichiaratamente razzista. Nel partito originario, 34 anni fa, il cassiere era un ex volontario svedese delle Waffen SS (Gustaf Ekstrom) e il primo presidente del partito, Anders Klarstrom, era stato un militante del neonazista Nordiska Rikspartiet, il Partito del “Reame Nordico”. Dal 2005 il leader Jimmie Åkesson ha però completamente cambiato rotta, adottato una politica della “tolleranza zero con il razzismo” ed espellendo tutti i membri più estremisti. Nel 2015 ha anche sospeso l'intera organizzazione giovanile del partito perché era ancora troppo di destra.

La svolta moderata di Åkesson ha permesso al partito di aumentare i suoi consensi di 20 volte, dall’1% nel 2002 al 20% attuale. Åkesson ha trasformato il partito da razzista a “civilizzazionista”, quindi non più la difesa della “razza” ma dei valori della civiltà europea dall’islamizzazione e dal multiculturalismo. Mentre in origine la destra svedese marcava la differenza fra uomo e donna, ora combatte contro il gender, ma afferma la parità di diritti di uomini e donne contro chi, per dialogare con l’islam, vorrebbe rimetterli in discussione.

La politica di SD paga in un periodo in cui Malmoe e Stoccolma e altre città del Sud sono alle prese con un processo ormai più che ventennale di islamizzazione, con la nascita di quartieri-ghetto dove anche la polizia e i servizi essenziali hanno difficoltà ad accedere. Oltre all’islamizzazione fuori controllo, il partito di destra si è rafforzato con l’aumento della criminalità organizzata e del crollo della sicurezza nelle città, anche in un Paese che tradizionalmente era fra i meno violenti d’Europa.

Stiamo però parlando pur sempre di una formazione molto secolare, nei valori. Nel dibattito sull’aborto, in Svezia non c’era alternativa. Anche i Cristiano-Democratici, in questa campagna elettorale, si sono detti favorevoli al “diritto all’aborto” in Costituzione, a mo’ di reazione alla sentenza della Corte Suprema negli Usa. L’unico politico democristiano relativamente dissenziente, Lennart Sacrédeus, che si era detto favorevole all’aiuto alle donne che partoriscono, non è stato candidato dopo una polemica al calor bianco. Nemmeno i Democratici Svedesi si oppongono all’aborto, promettono semmai di “rafforzare la prevenzione per ridurre il numero delle gravidanze indesiderate”, tramite “una buona educazione alla sessualità e alla coesistenza, così come un buon accesso alla contraccezione”. Una posizione totalmente pro-choice, dunque, che non ha nulla a che vedere con i principi non negoziabili.

Cambia solo apparentemente la postura internazionale della Svezia, che ha recentemente rotto la sua tradizionale neutralità (vecchia di più di due secoli) per chiedere l’ammissione nella Nato. I Democratici Svedesi erano sempre stati contrari alla Nato e favorevoli alla neutralità, ma dopo l’invasione russa dell’Ucraina hanno cambiato idea. Il governo di cui faranno parte, o che quantomeno appoggeranno in parlamento, continuerà il percorso verso l’Alleanza Atlantica.