Oggi una sentenza decide su Vincent
Il ricorso «référé-liberté» per contestare la decisione dell’ospedale di Reims di interrompere l’idratazione e la nutrizione di Vincent Lambert verrà preso in esame questa mattina. Nel frattempo su Le Figaro 71 medici stanno con lui.
Il ricorso «référé-liberté», depositato dagli avvocati dei coniugi Lambert, presso il Tribunale Amministrativo di Châlons en Champagne, per contestare la decisione dell’ospedale CHU di Reims di interrompere l’idratazione e la nutrizione del figlio Vincent Lambert, verrà preso in esame questa mattina, alle 09.30.
Gli avvocati hanno presentato un ricorso di 71 pagine; questo procedimento di urgenza avrebbe carattere sospensivo, cioè impedirebbe ai medici di mettere in atto l’interruzione della nutrizione e dell’idratazione, prevista proprio per oggi, secondo quanto comunicato dal dott. Sanchez il 9 aprile scorso.
Nel frattempo, il Santo Padre nell’Udienza di ieri ha ribadito che “l’unico padrone della vita dall’inizio alla fine naturale è Dio”, riferendosi in modo esplicito a Vincent ed Alfie e ha chiesto che la loro vita sia rispettata, invitando i fedeli presenti a pregare per loro.
Anche il Cardinale Primate delle Gallie, S. E. Philippe X. I. Barbarin, il 16 aprile ha comunicato tramite Twitter il suo sostegno: “Domenica il Papa ha parlato di Vincent Lambert. Preghiamo per lui, per i suoi cari e per tutti coloro che si prendono cura di lui. Che la sua vita sia rispettata! +PB”.
E nella stessa linea si pongono settanta medici specialisti nella presa in carico di pazienti cerebrolesi in stato vegetativo o pauci-relazionale, alcuni dei quali “con esperienza di trenta o quarant’anni”. E’ dalle colonne di Le Figaro che esprimono la loro “incomprensione ed enorme inquietudine circa la decisione di interrompere la nutrizione e l’idratazione artificiali” di Vincent, ricordando, appunto, un principio basilare: “Chi può pretendere di giudicare il valore di una vita? Non è al contrario il dovere e l’onore di una società prendersi cura dei più vulnerabili?”.
I medici intendono esprimere alcune ferme convinzioni sulle condizioni di Vincent, formulate a partire da alcuni video che hanno potuto visionare: “non è in coma, non richiede alcuna misura di rianimazione e possiede delle capacità di deglutizione e di vocalizzazione”.
Nell’articolo, i firmatari smontano sistematicamente tutte le argomentazioni che il dott. Sanchez ed i caldeggiatori dell’omicidio di Vincent hanno portato avanti fino ad ora e smascherano il linguaggio volutamente equivoco utilizzato per occultare la realtà: “Laddove sentiamo parlare di «procedura collegiale», noi non vediamo altro che un atteggiamento fazioso, ideologico, disconnesso dalla realtà di una situazione di grave handicap, stabile, che giustifica delle cure e dei trattamenti adeguati. Laddove sentiamo parlare di «interruzione dei trattamenti», noi non vediamo altro che atti che provocano deliberatamente la morte, un’eutanasia che non osa rivelare il suo nome”.
Altrettanto ipocrita appare voler giustificare l’uccisione di Vincent, appellandosi ad una presunta sua volontà, come portato avanti dalla moglie Rachel e da uno dei nipoti, i quali testimonierebbero di aver sentito una volta Vincent affermare di non voler morire in un letto di ospedale (sarebbe curioso sapere chi sia tanto smanioso da desiderare di morire lontano da casa): “Quando sentiamo parlare di «volontà del paziente», noi scopriamo che il nostro collega che ha preso questa decisione drammatica non esprime altro che ipotesi”; supposizioni che contrastano invece con la realtà che Vincent, nell’aprile del 2013 venne lasciato 31 giorni senza alimentazione: “questa sopravvivenza… testimonia un’incontestabile desiderio di vivere”.
L’articolo prosegue con una veemente denuncia dell’attuale gestione di Vincent: “Le condizioni di vita imposte a Vincent Lambert assomigliano ad una carcerazione prolungata, indegna del suo stato e dei suoi cari. Essa ci appare contraria a qualsiasi etica e deontologia mediche”. Inoltre i medici contestano “la degenza a letto permanente, il non essere adeguatamente messo su una sedia a rotelle, l’essere chiuso a chiave nella sua stanza, l’assenza di assistenza rieducativa, la limitazione delle visite…”
Da anni anche la madre di Vincent sta facendo sentire la propria voce per stigmatizzare questa situazione, ma le viene impedito di spostare il figlio in un’altra struttura più adeguata. “Noi auspichiamo che Vincent Lambert, che non è in fin di vita, possa… essere trasferito in un’unità dedita a pazienti EVC-EPR [in stato vegetativo o pauci-relazionale, n.d.a.] dinamica, che proponga un progetto di vita di qualità”, perché, in questi contesti specializzati, “questi pazienti fanno spesso dei progressi sbalorditivi, che sorprendono sempre quanti li assistono”.