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IN FRANCIA

Oggi la Cassazione decide la sorte di Vincent Lambert

Ore decisive per il quarantaduenne disabile. Oggi la Cassazione francese si riunirà in seduta plenaria per esaminare il ricorso presentato dal governo Macron e dall’ospedale di Reims, che chiedono l’interruzione di idratazione e alimentazione. Sulla stessa linea anche il procuratore generale.
AGGIORNAMENTO: la Cassazione ha reso noto che si pronuncerà venerdì 28 giugno (alle 17).

Vita e bioetica 24_06_2019

AGGIORNAMENTO (h. 19): Secondo quanto riferisce Le Figaro, la Cassazione si pronuncerà su Vincent venerdì 28 giugno, alle 17.


Sono ore decisive per Vincent Lambert. Oggi la Cassazione francese, in seduta plenaria, si riunirà per esaminare il ricorso presentato dal governo Macron e dall’ospedale di Reims, che chiedono l’annullamento della sentenza con cui la Corte d’Appello di Parigi, nella sera del 20 maggio, aveva disposto la ripresa dell’idratazione e dell’alimentazione per il quarantaduenne tetraplegico, sostegni vitali di cui la mattina di quello stesso giorno era stata avviata la procedura di interruzione da parte del team guidato dal dottor Vincent Sanchez.

Nella loro decisione i giudici d’Appello avevano fatto presente che la Francia è tenuta a rispettare gli impegni internazionali assunti con la ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità e, quindi, ordinato di attendere sei mesi per dare la possibilità al relativo Comitato dell’Onu di analizzare il caso di Vincent, come lo stesso organo delle Nazioni Unite aveva per due volte già chiesto, invano, allo Stato transalpino.

Uno Stato il cui governo sta ostinatamente cercando di far morire Vincent, prima ignorando gli appelli a intervenire a difesa della sua vita provenienti dalla madre, Viviane Lambert, e ora agendo nel tentativo di interromperne le cure di base.

Il 20 maggio, a procedura per l’eutanasia in corso, Emmanuel Macron aveva dichiarato che «non è di mia pertinenza sospendere una decisione che compete ai medici e che è conforme alle nostre leggi», aggiungendo che «secondo le diverse équipe mediche» la situazione di Vincent rientrerebbe «nei casi di ostinazione irragionevole»: affermazione falsa, perché già nel 2014 una perizia medica ordinata dal Consiglio di Stato aveva stabilito che non vi fosse alcuna ostinazione irragionevole, parere confermato nel Rapport del 22 novembre 2018 in cui gli esperti, nominati dal Tribunale amministrativo di Châlons-en-Champagne, avevano scritto che «corrispondere ai bisogni fondamentali primari (alimentazione, idratazione) non rientra per Vincent Lambert nell’ambito di un accanimento terapeutico o di una irragionevole ostinazione».

Poi, appunto, alle menzogne di Macron e alle sue dichiarazioni dal sapore pilatesco del 20 maggio è seguito - una volta accantonate le elezioni europee - il ricorso del 31 maggio contro la citata sentenza della Corte d’Appello, presentato nello specifico dal Ministero degli Esteri e da quello della Sanità.

Certo è, come osservava già Luisella Scrosati su questo quotidiano, che una sentenza della Cassazione eventualmente favorevole alla morte di Vincent per distacco dei sostegni vitali sarebbe un gran colpo per Macron, innanzitutto perché costituirebbe un precedente giurisprudenziale di rilievo capace di far avanzare nel Paese l’agenda pro eutanasia, senza necessità di dover metter mano nell’immediato a una modifica della legge (la Claeys-Leonetti, che l’eutanasia, pur non nominandola, già la permette sostanzialmente).

Oltre al governo e ai medici dell’ospedale di Reims che l’hanno in cura, a rendere più pesante il quadro è il fatto che anche il procuratore generale della Cassazione, Francois Molins, sembra schierato per togliere acqua e cibo a Vincent, secondo indiscrezioni raccolte dall’Agence France-Presse (Afp) e rilanciate da Le Figaro. A quanto pare Molins è cioè intenzionato a chiedere ai giudici l’annullamento della decisione della Corte d’Appello di Parigi, «senza rinvio» ad altra giurisdizione, sulla base di considerazioni principalmente tecniche. Il procuratore generale sostiene che i giudici di secondo grado non fossero competenti a decidere sul caso di Vincent perché questo atterrebbe alla giustizia amministrativa (il Consiglio di Stato, il più alto tribunale amministrativo, aveva dato il via libera ad aprile a interrompere alimentazione e idratazione).

La Corte d’Appello aveva però dichiarato la sua competenza sulla base dell’atto illegittimo consistente nella violazione della «libertà personale» e del diritto alla «vita» di Vincent. Ma Molins, riporta ancora Le Figaro, non ritiene vi sia violazione della libertà personale e considera inoltre non vincolante la richiesta del Comitato dell’Onu per i diritti dei disabili. Sarà, ma come si chiama impedire a un paziente di essere trasferito in un’altra struttura, come richiedono da tempo i genitori di Vincent (con diversi centri che si sono offerti di accoglierlo), e privare lo stesso paziente di cibo e acqua?