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L'EDITORIALE

Oggi in Spagna, domani in Italia?

Nel messaggio a Napolitano, il Papa ha ringraziato l'Italia per la "collaborazione preziosa". Non è così scontato: basta guardare all'esempio della Spagna, che qualcuno vorrebbe esportare.

Editoriali 18_03_2011

Benedetto XVI ha concluso il suo messaggio del 16 marzo al presidente Napolitano ricordando che alla Chiesa "lo Stato Italiano ha offerto e continua ad offrire una collaborazione preziosa, di cui la Santa Sede fruisce e di cui è consapevolmente grata". Questa affermazione non è scontata, perché non dovunque è così.

Ce lo ricorda una relazione della professoressa Lourdes Ruano Espina, docente nella storica Facoltà di Diritto dell'Università di Salamanca, che io stesso ho avuto il piacere di presentare nel seminario su "Intolleranza e discriminazione contro i cristiani in Europa" tenuto lo stesso 16 marzo al Parlamento Europeo a Bruxelles. La bella relazione della professoressa Ruano Espina ha fatto rumore, e ha avuto qualche eco anche sulla stampa italiana.

La Costituzione spagnola, secondo la docente di Salamanca, prevede di per sé un sistema di "laicità positiva", non ostile alla libertà religiosa. Include una "neutralità" in materia di religione che è cosa diversa dal "separatismo stretto" alla francese. Il governo Zapatero cerca però di "reinterpretare la Costituzione in senso restrittivo", perseguendo l'"instaurazione di un sistema di tipo laicista, assolutamente relativista, che cerca di relegare il fenomeno religioso all'ambito puramente privato". Per di più Zapatero persegue questo obiettivo in modo strisciante, senza proporre una modifica della Costituzione per cui non ha i numeri in parlamento.

La Ruano Espina ha mostrato come, agendo d'intesa con il governo e trovando una sponda in una parte della magistratura, sono lobby anticattoliche private a iniziare processi che permettono poi a Zapatero di sostenere che c'è una domanda di laicismo diffusa nel Paese. Per esempio nei Paesi baschi un'associazione anticlericale, Alternatiba, ha chiesto la realizzazione di un inventario delle opere d'arte a contenuto religioso esposte negli uffici pubblici in presunta violazione del principio di laicità per valutarne la rimozione, a cominciare dal quadro di sant'Ignazio di Loyola (1491-1556), da sempre bestia nera dei laicisti, esposto a San Sebastián nel Palazzo Forale e opera di Elías Salaberría (1883-1952). Altrove sono in corso azioni legali per la rimozione della statua del Sacro Cuore a Monteagudo e della croce sulla Sierra de Orihuela, e per l'eliminazione negli atti dell'Ordine degli Avvocati di Siviglia di ogni menzione dell'Immacolata Concezione, loro patrona. Il Tribunale Amministrativo di Murcia ha deciso invece che la Messa annuale celebrata dall'Ordine locale in memoria degli avvocati deceduti nei dodici mesi precedenti non viola il principio di laicità, ma si tratta di una vittoria precaria e l'opposizione dei legali filo-Zapatero prosegue.

Altri gruppi passano all'azione violenta. Nel mese di novembre 2010, in un episodio che ricorda quello romano dell'Università La Sapienza dove nel 2008 fu impedito di parlare al Papa, un gruppo di docenti e studenti dell'Università Autonoma di Madrid ha minacciato contestazioni in occasione di una visita del cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale spagnola. Come il governo Prodi aveva fatto con il Papa, anche il governo Zapatero ha affermato di non potere garantire l'ordine pubblico, e la visita è stata annullata.
Il 9 gennaio 2011 la cappella dell'Università di Barcellona, che funzionava dal 1988, è stata chiusa. La polizia ha dichiarato di non essere in grado di garantire la sicurezza dopo che la celebrazione settimanale della Messa era stata ripetutamente interrotta da gruppi anticlericali. A Madrid una cappella universitaria è stata profanata da studentesse che hanno fatto irruzione durante la Messa, si sono denudate e hanno iniziato a baciarsi fra loro inneggiando ai diritti delle lesbiche.

Gli obiettivi del governo vanno ben oltre la chiusura di qualche cappella. Si tratta d'intimidire la Chiesa e di dichiarare irrilevante la voce dei cattolici per negare, in particolare, la possibilità dell'obiezione di coscienza nei confronti delle leggi che hanno introdotto il "matrimonio" omosessuale (2005), la fecondazione artificiale eterologa (2006), il riconoscimento come genere dei transessuali nelle carte di identità (2007), l'aborto anche oltre i limiti della legge precedente (2010). Nel 2009 una sentenza ha negato il diritto di giudici e funzionari all'obiezione di coscienza nella celebrazione di "matrimoni" omosessuali.

Un terreno di scontro particolarmente importante fra la Chiesa spagnola e il governo - cui ha fatto cenno anche Benedetto XVI nel suo discorso annuale al Corpo diplomatico del 10 gennaio 2011 - è la legge del 2006 che introduce nelle scuole i corsi di "Educazione per la cittadinanza", i quali comprendono una "educazione sessuale e riproduttiva obbligatoria", che persegue lo scopo dichiarato di una "ricostruzione dei valori" dei giovani spagnoli con riferimento in particolare all'identità di genere, all'omosessualità, alla contraccezione e all'aborto. È chiaro che i valori da "ricostruire" sono quelli dei giovani cattolici fedeli al Magistero: quanto agli altri, il numero di aborti e la denatalità in Spagna mostrano che forse non hanno bisogno dell'indottrinamento governativo.

Benché la legge - che dovrebbe entrare in vigore su tutto il territorio nazionale con l'anno scolastico 2011-2012 - non preveda l'obiezione di coscienza, già 53.000 alunni e famiglie si sono dichiarati obiettori, e più di duemila si sono rivolti ai tribunali con l'intenzione - ove non ottengano soddisfazione - di proseguire la loro azione di fronte alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. In Andalusia, dove l'insegnamento è già in vigore, il Consiglio superiore dell'educazione il 4 marzo scorso ha negato la promozione a due alunne, nonostante i buoni risultati scolastici, per avere rifiutato di partecipare ai corsi di "Educazione per la cittadinanza".

La Ruano Espina ha concluso ricordando che "la libertà religiosa non esiste perché lo Stato la riconosce. I diritti della persona sono anteriori e superiori ai diritti positivi, e lo Stato è obbligato a proteggerli e salvaguardarli, così che la loro protezione e garanzia giustificano l'esistenza stessa dello Stato e i suoi poteri".

Nel 1936 l'attivista politico antifascista e laicista italiano Carlo Rosselli (1899-1937) pronunciò un discorso molto famoso dal titolo "Oggi in Spagna, domani in Italia". Non parlava di Zapatero, ma è forse pensando sia alla Spagna sia a politici italiani che studiano da Zapatero che il Papa ha voluto ricordare la "collaborazione preziosa" che il governo italiano "continua a offrire" alla Chiesa.