Obama riscrive la storia del Vietnam
Ricevendo il presidente vietnamita, il capo della Casa Bianca ha sostenuto che Ho Chi Minh si è ispirato alla Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. Un'affermazione surreale, che nasconde un progetto ideologico.
Barack Obama ha voluto ingraziarsi l’ospite vietnamita? Ricevendo il presidente del Vietnam, Truong Tan Sang, alla Casa Bianca, era abbastanza normale che non gli rammentasse i 10 anni di guerra con gli Stati Uniti, i prigionieri americani torturati, deportati nei gulag, assassinati dopo la cattura, trattenuti ancora per anni e anni dopo la fine della guerra. Fra questi c’era anche l’ex candidato presidenziale John McCain, senatore repubblicano, che tuttora porta i segni della terribile prigionia. Del resto anche ghli Stati Uniti hanno molto da farsi perdonare. Ma, si sa, l’etichetta lo impone: sono cose che non si devono ricordare a un ospite, durante una discussione sulla cooperazione vietnamita-statunitense.
Quel che Obama avrebbe potuto risparmiarsi, però, lo ha detto ricordandolo nella conferenza stampa congiunta tenuta dopo l’incontro al vertice: «Abbiamo discusso del fatto che Ho Chi Minh – il fondatore dello Stato comunista nordvietnamita, ndr – sia stato realmente ispirato dalla Dichiarazione di Indipendenza e dalla Costituzione degli Stati Uniti e dalle parole di Thomas Jefferson».
Ho Chi Minh era l’eroe di tutti i contestatori sessantottini, in mezzo ai quali è cresciuto lo stesso Obama, che nelle marce della pace scandivano: “Viva Lenin! Viva Mao! Viva Ho-Chi-Minh!”. Qualcuno conserva ancora dei bei ricordi di quei tempi, quando pochi giovani sapevano che cosa Ho Chi Minh (tantomeno Mao) stesse facendo al suo popolo e quale tipo di Stato stesse realmente costruendo. È diventato il simbolo del distruttore dello “Stato imperialista borghese” e della prima potenza dell’odiato “blocco capitalista”: quella che Obama oggi presiede, anche nella veste di comandante in capo.
Ho Chi Minh, «ispirato dalla Dichiarazione di Indipendenza» ha ucciso tutti gli indipendentisti non comunisti, chiudendone i partiti e i giornali, facendone arrestare i leader, i militanti, i simpatizzanti e i loro parenti, donne e bambini compresi. Faceva uccidere o imprigionare chiunque si opponesse al disegno di rendere il Vietnam un Paese comunista, assoggettato pienamente al volere della “casa madre” di Mosca. «Tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità», recita la Dichiarazione di Indipendenza.
«E’ meglio uccidere dieci innocenti che lasciar vivo un solo nemico» recitava un motto del Partito Comunista Vietnamita guidato da Ho Chi Minh. Il leader «ispirato da Thomas Jefferson» divise in classi il suo popolo e procedette allo sterminio dei “signori terrieri”, poi dei “contadini ricchi”, poi degli “alti livelli della classe media”, infine dei piccoli proprietari terrieri, in successive ondate di terrore. Troupe teatrali di militanti comunisti aizzavano all’odio i contadini contro i loro vicini più ricchi. Li schernivano in pubblico prima di processarli e ammazzarli sommariamente nei modi peggiori che mente umana possa immaginare.
Almeno un milione e mezzo di vietnamiti, secondo le stime più prudenti, morì in queste purghe. La Dichiarazione di Indipendenza cita esplicitamente il Creatore. Ho Chi Minh impose l’ateismo di Stato e fece sopprimere tutti coloro che avevano una fede. Buddisti, cristiani, non c’era differenza alcuna: erano tutti “controrivoluzionari”, da arrestare, condannare ai lavori forzati, rieducare con la forza, uccidere. Fra i reati puniti con la morte, c’era anche quello di “incitare i cattolici a contrastare la rivoluzione”.
Tuttora il Vietnam non lascia spazio alcuno alla libertà di religione. Solo per ricordare le notizie dell’ultimo mese: l’avvocato cattolico Le Quoc Quan è sotto processo per “evasione fiscale” (un capo di imputazione usato spesso per far tacere le voci critiche); membri della minoranza etnica dei Montagnard sono stati arrestati in massa perché “minano l’unità nazionale”; attivisti cattolici, dal carcere, stanno intraprendendo digiuni e proteste pacifiche, per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica e lo stesso presidente Obama. Per poi sentirsi dire che il loro primo, storico persecutore era un ammiratore della libertà individuale? Ispirato da Jefferson? C’è una differenza filosofica fondamentale fra chi, come Jefferson, riteneva che tutti gli uomini fossero creati uguali e godessero di eguali diritti naturali, pre-esistenti al governo e chi, come Ho Chi Minh, pensava di dover creare l’uomo nuovo e la società egualitaria, dando un potere totale al governo e schiacciando tutti coloro che (per religione, classe e idee politiche) si opponevano al suo progetto. Sono due filosofie opposte.
A Obama non può essere sfuggito questo “dettaglio”, se non per volontà politica e ideologia. A cosa mira Obama? A reinterpretare la Dichiarazione di Indipendenza, la Costituzione e le basi dell’ideale americano. Vuol dare più poteri al governo, per rendere i suoi cittadini più eguali fra loro. Vuol ridistribuire le ricchezze, tassando (e penalizzando) “i ricchi”. Vuol costruire l’uomo nuovo, laico ed ecologista, penalizzando le tradizioni religiose. No, non è sicuramente un lapsus quell’omaggio di Obama a Ho Chi Minh.