Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santo Stefano a cura di Ermes Dovico
L'EX PRESIDENTE

Obama e il nuovo socialismo reale ambientalista

Da presidente degli Usa a leader della sinistra mondiale. Per Obama il passo è breve e lo sta compiendo. Al di là del provincialismo dimostrato dalla stampa italiana, il progetto va preso sul serio. Di fatto, dimostratasi fallimentare la pretesa di governare dall’alto la produzione in modo pianificato, la nuova sinistra punta all’ambiente, che per natura sua è un bene indivisibile, come luogo cui applicare quelle ricette che così cattiva prova di sé diedero nel campo dell’economia.

Esteri 11_05_2017
Obama il verde

“Il presidente americano Barack Obama, in visita a Milano, spiega la missione che si è dato (…)”: con un lapsus, su cui Freud avrebbe qualcosa da dire, così il Corriere della Sera di ieri annunciava in prima pagina la sontuosa cronaca delle giornate milanesi dell’ex-presidente Usa. Per il Corriere insomma l’uomo alla Casa Bianca è sempre lui. L’altro, quello con il ciuffo tra il biondo e il rosso, è un abusivo. Dando prova di un provincialismo che fa un po’ cascare le braccia, tutta la stampa italiana più diffusa ha dato un’eco gigantesca a questa prima gita fuori porta dell’ex-presidente. A giudicare invece dai loro rispettivi siti, tutte le grandi agenzie di notizie (quelle americane comprese) e tutti i maggiori giornali inglesi, francesi e tedeschi o hanno ignorato l’evento o lo hanno relegato in posizioni secondarie. Persino nel sito del New York Times, il…Grande Fratello del Corriere, si dovevano fare dei bei giri prima di trovarlo.

Citiamo qui soltanto il Corriere per non dilungarci troppo, ma le medesime osservazioni valgono analogamente per le altre testate di simile orientamento, ovvero per quasi tutte. “Si dice che il potere cambi l’anima, io invece sono diventato più umile”, ha fatto riservatamente sapere Obama ai 3500 che avevano pagato 850 euro ciascuno per poterlo ascoltare di persona: un’eletta platea del valore (commerciale) complessivo di circa 2 milioni e mezzo di euro. Un’umiltà a prova di bomba, destinata ciononostante a venire messa a dura prova. Apprendiamo infatti che “Otto anni dopo «yes, we can», lo slogan che fece sognare una generazione, egli si candida idealmente a presidente del mondo”. 

Nel coro generale emergeva comunque  Matteo Renzi, ineguagliato nel suo ruolo di primo violino. “Barack Obama è il punto di riferimento dei democratici a livello mondiale”, ha sentenziato il nostro ex-premier che “nella due giorni milanese dell’ex-presidente americano è stato il suo vero alter ego, la persona con cui Obama ha speso più tempo e discusso più a lungo su tutti temi dell’attualità mondiale”. 

A parte le sue chiaccherate con Renzi e una cena nella sala delle feste di palazzo Clerici, sede dell’Ispi, con sindaco, presidente della Regione ma soprattutto con una sceltissima compagnia di grandi imprenditori (a ulteriore conferma dell’ispirazione squisitamente popolare dei dem) il grande momento pubblico dell’ex-presidente americano è stato quello della già ricordata conferenza alla Fiera di Milano/Rho. Rispondendo a domande  che gli venivano poste da un insolito intervistatore, Sam Kass, già chef della Casa Bianca negli anni della sua presidenza, Obama ha intrattenuto per circa due ore i 3500 agiati fans di cui si diceva. La cornice era quella di un incontro internazionale chiamato Seed & Chips: parole in italiano significano letteralmente, e non è uno scherzo, “Sementi e patatine fritte”; oppure “Sementi e trucioli”, o ancora “Sementi e schegge” visto che l’inglese chips ha tutti questi significati. 

Si trattava di un’occasione d’incontro, all’insegna dell’innovazione, tra imprese alimentari, inventori di novità nel settore, politici e investitori. Insomma un’ottima tribuna da cui proclamare quella nuova filosofia dell’ambiente e dell’alimentazione che potenti forze culturali e politiche stanno oggi promuovendo nel mondo come nuova… religione di Stato del progressismo laico. 

Si potrebbe al riguardo fare anche dell’ironia ma in effetti la questione merita di venire presa sul serio. Si tratta infatti di un vero e proprio progetto politico spacciato per post-ideologico ma in realtà più ideologico che mai. Spazzato via dal drammatico fallimento del socialismo reale, torna in nuove forme – e questa volta alla scala mondiale - il vecchio sogno elitario di un governo delle persone più intelligenti e meglio illuminate dal sole della scienza. Dimostratasi fallimentare la pretesa di governare dall’alto la produzione in modo pianificato, si punta all’ambiente, che per natura sua è  un bene indivisibile, come luogo cui applicare quelle ricette che così cattiva prova di sé diedero nel campo dell’economia. Siccome però l’economia comunque incombe, concentrandosi su innovazioni ai confini tra il biologico e il biodinamico nel medesimo tempo la si avvicina e la si tiene lontana. Stiamo però attenti al fatto che a questo progetto non si può fare alternativa solo passivamente, in modo conservatore. O si propone in meglio qualcosa di attuale o si verrà spinti ai margini.