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GENDER E DINTORNI

Obama con la tiara, per Repubblica è l'uomo dell'anno

La fotografia mostra Obama sorridente con un gruppo di bambine con in testa una coroncina. Basta questo perché Repubblica incoroni il presidente Usa come paladino della lotta contro i pregiudizi di genere, quelli che impongono a bambini e bimbe giocattoli diversi. Fatine per lui e palloni per lei: il nuovo sogno americano.

Politica 28_12_2014
Il presidente Obama con la coroncina

Per quale coraggiosa azione, quale gesto esemplare, discorso epocale o frase magistrale sarà ricordato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama? Per un qualcosa simile a quel Ich bin ein Berliner gridato nel 1963 a Rudolph Wilde Platz da J. F. Kennedy? Oppure per una definizione che ricordi quella impareggiabile di “Impero del Male”, appioppata all’Urss di Andropov dal cow boy Ronald Reagan? Oppure, quella familiare e molto wasp del giovane George W. Bush che al Congresso, dichiarò senza tentennamenti: «Non mi ritirerò dall'Iraq neanche se restassero ad appoggiarmi solo mia moglie Laura e il mio cane Barney».

Vabbè, sappiamo com’è poi finita in Iraq, in Afghanistan e tutto il casino scoppiato nei dintorni, ma quel che conta in politica, sono le intenzioni. Di Barack Obama, dopo sei anni alla Casa Bianca, ancora non ci sono frasi sconvolgenti da trascrivere sul registro delle guest star della storia, tranne forse quella sul “presidente abbronzato”, ma era di Berlusconi. In attesa, bisogna accontentarsi di quel che passa l’ufficio stampa di Washington anche se non è granchè. 

A fare lo scoop ci ha pensato Repubblica che ieri ha pubblicato in prima pagina la tanto attesa svolta, quello che strapperà Mr. President alla cronaca per consegnarlo alla storia. La fotografia è arrivata ai giornali la vigilia di Natale, anche se è stata scattata lo scorso maggio. Mostra Obama sorridente al centro di un gruppo di bambine allegre con in testa una tiara da Fata Turchina. «È accovacciato al loro livello», scrive garrula Mariapia Veladiano, firma di prestigio del quotidiano, «anzi, non si sa come ma è anche più basso, e come loro porta in testa una piccola tiara di pietre colorate e brillantini». L’occasione il White House Science Fair, il premio che porta alla Casa Bianca le giovani promesse della ricerca scientifica made in Usa.

L’immagine è di Pete Souza, il fotografo ufficiale della famiglia Obama, che certamente ha avuto l’ok presidenziale per scattare e spedire alle agenzie di tutto il mondo la foto del Capo Supremo con in testa la coroncina da Barbie. Ma c’è di più: Repubblica ci racconta un altro episodio, più fresco e natalizio: Obama che mentre insieme alla moglie Michelle seleziona i pacchi dono «spagina il tranquillo rituale» per infilare proditoriamente «un po’ di giochi “maschili” nello scatolone delle bambine». Con fare ammiccante e un po’ tontolone, il presidente ha cominciato a mettere scatole di “Meccano” e guanti da baseball nello scatolone delle bimbe: «Vediamo di abbattere un po’ di questi stereotipi», ha detto, «anche le bambine amano la scienza e giocano a baseball».

Ecco la notizia che tutti aspettavano, la frasona e il coup-de- thèâtre destinato a sconvolgere i libri di storia e mettere una volta per tutte l’abbronzato Barack nel Pantheon dei Grandi. Dopo la tiara farlocca di miss Mondo, un Santa Klaus in versione gender, dispettoso e monello, pronto a fare saltare millenni di distinzione sessuale con un maramaldo scambio di sacchi. E, come dice il poeta, meglio cominciare quando sono piccoli a inculcare nella testa degli innocenti certe idee strampalate. Dunque, ecco Obama Babbione Natale infilare guantoni a mazze da baseball, macchine dei pompieri e G.I. Joe muscolosi e armati fino ai denti nei cesti che le renne rovesceranno nei camini delle bambine d’America. Mentre fornelletti da cucina, vestitini di pizzo, Hello Kitty e principesse Frozen quest’anno dovranno guadagnarsi le coccole dei little boy.

La foto di Obama con la coroncina e le bambine alla Casa Bianca

Impresa nobile, quella del presidente gay friendly, che niente ha da invidiare alle gesta dei suoi predecessori: se Reagan contribuì a smantellare l’impero del Male e Bush senior mise fine al traffico di Trabant messo su da Honecker, a Obama tocca il merito di aver abbattuto il Muro dei Sessi e inaugurato l’epoca degli unisex toy, dei giocattoli arcobaleno e senza frontiere. «Stereotipi di genere», commenta estasiata la Mariapia repubblichina, infernali discriminazioni dure a morire, perché «conoscono tutte le lingue e abitano tutte le latitudini». 

Povero Obama, l’ex padrone del mondo e comandante in capo dell’invincibile armada (una volta), piegato a clownesca icona della liberazione transgender e Lgbt. L’Iraq è perso, l’Afghanistan è tornato telebano, il Califfatto islamico sgozza ostaggi yankee e fa strage di infedeli e il signore della Casa Bianca che fa? Si diverte a sparigliare i giochi di Babbo Natale, a scambiare macchinine e bamboline, a controllare il sesso alle renne e a camuffarsi da Befano. Per la gioia di Repubblica e dell’anima candida di Mariapia Veladiano, scrittrice e teologa, opinionista a giorni alterni del quotidiano scalfariano e di quello dei vescovi, quell’Avvenire che per un anno intero le affidò una rubrica quotidiana. A conferma della dannosa influenza che possono avere gli “stereotipi di genere” e la cattiva abitudine di marchiare con il rosa e l’azzurro le differenze sessuali, la teo-filosofa cattolica ricorda quanto avvenne qualche anno fa in una lotteria di beneficenza di fine anno di una scuola elementare del Trentino. 

«Preparata con esattezza asburgica dalle maestre», scrive Mariapia, «furono apparecchiati due scatoloni identici a quelli preparati per Obama. I doni delle bambine portavano il numero scritto su foglietti rosa a forma di cuoricino, quelli dei bambini su post-it quadrati di colore azzurro». Ma ecco che a rovesciare i ruoli e a mandare in  fumo il piano machista, intervengono le bimbette trentine: gli «specchietti a forma di fiore e pettinini rimasero sui banchi, dimenticati». Ma mica finì qui. Tanto per non farsi mancare niente, «Ci fu una bella riflessione», ci informa la Veladiano e «un gruppo di maestre, insieme all’Iprase, l’unico istituto di ricerca e sperimentazione didattica ancora attivo in Italia, lavorò per due anni a una ricerca sperimentale sugli stereotipi di genere trasmessi a scuola attraverso i libri di testo, i libri di lettura, le circolari scolastiche, i comportamenti del personale, il linguaggio formale e informale».  Ecco, una commissione d’inchiesta, con tanto di intergruppo scolastico, al lavoro per ben due anni. Risultati? Non si sa, ma in Italia una commissione non si nega a nessuno, neppure ai pensosi e asburgici insegnanti trentini. 

Morale della favola: Barack stia tranquillo: anche se non ce la farà a spacciare entro la fine del suo mandato una bella frase da incidere sulle Montagne Rocciose, la sua foto con la tiara di brillantini vale già una campagna elettorale. Non avrà risolto gran parte dei problemi per cui gli americani l’hanno eletto, però, ci fa notare la teo-commentatrice unisex Mariapia, «nessuno di quei tremendi kit rosa confetto che si vedono impilati dietro di lui, finisce nel cesto dei bambini. Probabilmente perché nessun essere umano maschio o femmina merita in dono certi orrori» e «quella infame qualità dei regali destinati alle bambine». Ah, così è tutto più chiaro.

Alla Veladiano deve essere andata di traverso la trusse giocattolo con gli ombretti e il mascara “Piccole donne crescono”, ricevuta in regalo in qualche Natale della sua infanzia. Avrebbe tanto desiderato il set della tartarughe Ninja o la Batmobile con le ali. Adesso ne vuol fare una battaglia di genere, il pretesto per eliminare le differenze e invocare il diritto delle bimbe a giocare con le ruspe. Vabbè, se questo è il problema, allora non c’è problema. A patto di non dimenticare che «un maiale col rossetto resta sempre un maiale». E questo l’ha detto Obama (comizio tenuto nel settembre 2008 a Lebanon, Virginia), mica l’omofobo Giovanardi.