Nuovi vescovi: generazione Bergoglio
Il vaticanista de Il Foglio sottolinea la giovane età dei presuli chiamati a guidare diocesi importanti (compresa Buenos Aires). Una caparra sul futuro più decisiva di sinodi e documenti.
Ieri su Il Foglio è comparsa un'interessante analisi dal titolo Il Papa nomina vescovi cinquantenni per lasciare un'eredità, del vaticanista Matteo Matzuzzi.
È l'età degli eletti ad accomunare le recenti nomine a Bruxelles, Toronto e Madrid, nonché nella sua Buenos Aires. Tutti tra i 52 e i 57 anni, il che significa poco più o poco meno di un ventennio di episcopato. «Tutte sedi importanti, potenzialmente cardinalizie», per quanto Matzuzzi nota che «parlare di “sede cardinalizia” in questo pontificato ha poco senso» (come dimostrano per esempio Napoli, Torino e soprattutto Palermo, senza berretta dal 2015, malgrado siano tutti di nomina "francescana").
Certo è che in qualsiasi pontificato sono proprio i vescovi a far sì (oppure no) che la "linea" del Papa regnante venga messa in pratica. Forse molto più degli immediati predecessori Francesco sa bene che «più che i Sinodi e le encicliche, a segnare svolte e percorsi sono le nomine di governo» e per lasciare un'eredità (o un vincolo) a chi verrà dopo di lui.