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SACRILEGI ARCOBALENO

Nuova blasfemia dei luterani svedesi: Gesù «queer»

S’intitola Sotto l’arcobaleno non sei solo ed è un dépliant diffuso all’interno della Chiesa luterana svedese, che travisa la Bibbia e legittima lo stile di vita gay, arrivando diabolicamente a presentare Gesù come «queer». Questo caso ricorda che da una chiesa che “accoglie” le istanze arcobaleno a una chiesa sottomessa alla lobby Lgbt il passo è breve.

Attualità 14_04_2019

Da chiesa che accoglie le istanze Lgbt a chiesa arcobaleno il passo è breve, anzi brevissimo. Lo prova l’ultima trovata della Chiesa luterana svedese, giunta - in questo periodo - a diffondere un opuscolo per i minori Lgbt che ha semplicemente del surreale. Intitolato Sotto l’arcobaleno non sei solo, il dépliant contiene infatti una serie sbalorditiva di inesattezze e travisamenti del messaggio evangelico finalizzati non solo ad accogliere i giovani con tendenze omosessuali - come del resto prescrive il Catechismo della Chiesa cattolica, che chiede di trattarli «con rispetto» evitando nel modo più assoluto «ogni marchio di ingiusta discriminazione» (CCC, n. 2358) - ma a legittimare lo stile stesso di vita gay come qualcosa di cristianamente accettabile.

È pur vero che parliamo della Chiesa luterana, che da dieci anni riconosce le famiglie arcobaleno e già dal gennaio 2007 ha iniziato a benedire le unioni gay. Fa tuttavia un certo effetto leggere, su questa brochure, che chi prova attrazione per persone dello stesso sesso può stare tranquillo perché «l’omosessualità non è specificamente menzionata nella Bibbia». Come se la distruzione di Sodoma (Genesi 19, 1-29), il delitto degli uomini di Gàbaa (Giudici 19, 11-30), il Levitico (18, 1-30; 20, 1-27) e soprattutto le lettere di san Paolo, decisamente infuocate sul tema, non esistessero.

Il peggio, però, il dépliant lo dà quando descrive Gesù Cristo come un «queer» che ha «fatto molte cose considerate strane, infrangendo le norme». Non solo. Secondo l’opuscolo della Chiesa svedese il Figlio di Dio sarebbe stato addirittura un nemico della famiglia, in quanto «non ha difeso la famiglia tradizionale, ma ha rotto con la sua, esortando i discepoli a fare lo stesso. Inoltre ha formato una nuova famiglia attorno a sé nella quale accolse tutti i tipi di persone». Farneticazioni vomitevoli, che si commentano da sole e sulle quali non pare davvero il caso di soffermarsi oltre.

Ciò non toglie, tuttavia, come quest’iniziativa dei luterani nordici appaia a suo modo utile. Per più ragioni. Tanto per cominciare perché - come si evidenziava già in apertura - fa capire come a passare da una chiesa che accoglie alcune istanze del mondo arcobaleno e una chiesa interamente arcobalenizzata, che cioè svende e rinnega il proprio patrimonio dogmatico e ideale, si faccia in fretta: qualche anno e il gioco è fatto. Chi dà retta alle tesi di padre James Martin è avvertito.

Un secondo motivo di riflessione concerne lo stato di salute, si fa per dire, dell’accogliente Chiesa svedese, la quale in teoria - proprio perché aperta alle istanze del mondo - dovrebbe attirare consensi enormi. Peccato che, in pratica, le statistiche raccontino invece tutta un’altra storia, con appena il 2% dei membri dichiarati di confessione luterana che, in Svezia, frequenta regolarmente le funzioni domenicali. Significa che l’ammodernamento dottrinale, oltre ad avere un che di ossimorico, non solleva ma affossa definitivamente una confessione religiosa.

Il terzo e ultimo spunto che offre il surreale opuscolo Lgbt della Chiesa di Svezia è invece di natura profetica e riguarda proprio il mondo cattolico. Se infatti non si presta ascolto ai richiami di figure come Benedetto XVI e il cardinal Sarah sull’importanza, per la Chiesa, di rimanere fedele a sé stessa senza omologarsi al linguaggio dei media e alle mode culturali, il rischio è che anche i cattolici possano, nel giro di poco, ritrovarsi a stampare dépliant vergognosi. E che oggi appaiono lontanissimi solo a chi dimentica la velocità con cui, una volta messi da parte la fede e i principi non negoziabili, si rischia di precipitare.