Nuova accusa di blasfemia contro un cristiano in Pakistan
La pubblicazione su Facebook di un post tratto dalle lettere di san Paolo in cui si parla di sacrifici agli idoli e ai demoni ha causato la denuncia e l’arresto un cristiano di 49 anni
Haroon Shehzad, un cristiano di 49 anni, è stato accusato di blasfemia e arrestato in Pakistan. La colpa di cui dovrà rispondere è di aver pubblicato su Sacebook un post contenente un passo biblico tratto da una lettera di san Paolo ai Corinzi che recita: “guardate l'Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l'altare? Che cosa dunque intendo dire? Che la carne sacrificata agli idoli vale qualcosa? O che un idolo vale qualcosa? No, ma dico che quei sacrifici sono offerti ai demoni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demoni; non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni. O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?”. Il brano è stato pubblicato il 27 giugno, alla vigilia di una delle due maggiori feste islamiche: Eid al-Adha, la festa del sacrificio durante la quale ogni famiglia è chiamata a sacrificare un animale macellandolo secondo le prescrizioni islamiche. Leggendolo, Imran Ullah, un musulmano che risiede nello stesso villaggio, Chak 49, nella provincia del Punjab, vi ha letto una critica seppure non espressa alla sacra celebrazione e ha denunciato Haroon, andando a in diverse moschee a informare i fedeli delle “azioni blasfeme compiute dai cristiani”, istigando così gli abitanti musulmani del villaggio a reagire. Temendo violenze a causa del clima di tensione creatosi, decine di famiglie cristiane sono fuggite in un villaggio vicino, inclusa la famiglia di Haroon che inoltre si è rivolta per aiuto ad Aneeqa Maria Anthony, un avvocato cristiano presidente dell’Ong “The Voice” che presta assistenza legale in casi di blasfemia. L’udienza è fissata l’11 luglio. “Sappiamo – ha dichiarato all’agenzia di stampa Fides l’avvocato Anthony – che non è stato commesso alcun reato da parte dell'imputato. Ma, tenendo conto delle circostanze attuali, della scottante questione della legge di blasfemia e della località in cui ci troviamo – tutti fattori che influenzano il caso - la situazione non è favorevole. Tuttavia, andiamo avanti con tenacia e con fiducia. Crediamo che Dio non ci lascerà soli. Intendiamo seguire il percorso legale, difendendo un uomo innocente, chiedendo di usufruire della cauzione fissata e partecipando alle indagini. Nel frattempo, speriamo non scoppino violenze di massa. Nei tribunali pakistani vi sono migliaia di casi pendenti come questo, in cui i cittadini cristiani sono accusati e arrestati ingiustamente, da innocenti”.