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SEDE VACANTE

Novendiali e rituali, tutto pronto per le esequie del papa

Riti e atti che, con la sepoltura del pontefice, "sigillano" la fine del pontificato. E un promemoria significativo, ma in disuso, che un tempo ammoniva il neo-eletto...

Borgo Pio 24_04_2025

Fissati gli ultimi dettagli dei funerali di papa Francesco: i libretti della celebrazione, distinti per i tre momenti della chiusura della bara, della Messa esequiale in piazza San Pietro e della tumulazione nella basilica di Santa Maria Maggiore, dove sono in corso i lavori per l'allestimento della tomba.

La chiusura della bara è accompagnata da orazioni e atti che, oltre a suffragare il defunto, in qualche modo "certificano" la conclusione del pontificato. Il primo atto è la lettura del rogito che sintetizza vita e opere del defunto e verrà poi chiuso nella bara, insieme alla borsa con le medaglie e monete coniate durante il pontificato. Quindi si stende un velo sul volto del pontefice, ormai nascosto per sempre agli occhi del mondo. Un rito poco conosciuto, ma dal profondo significato espresso dalla relativa orazione, implorando che: «il suo volto, che viene sottratto alla nostra vista, contempli la tua bellezza e raccomandi il suo gregge a te, eterno Pastore». La velatio è generalmente riservata a un familiare: per Giovanni Paolo II fu il fedelissimo segretario mons. Dziswisz e per Benedetto XVI fu mons. Gänswein.

La Messa esequiale del Romano Pontefice prevede, al termine, due suppliche che esprimono la romanità e l'universalità del ministero svolto dal defunto: la supplica della Chiesa di Roma, con le litanie dei santi (qui invocati per la seconda volta, dopo la traslazione del corpo in basilica) e l'orazione conclusiva del cardinale vicario; e poi, a esprimerne l'universalità, la supplica delle Chiese orientali, tratta dall'ufficio dei defunti della liturgia bizantina.
Infine il corpo del pontefice viene accompagnato all'estrema dimora: la sepoltura di Francesco avverrà nella basilica di Santa Maria Maggiore, accompagnata da salmi e preghiere di intercessione.

I funerali, celebrati dal cardinale decano Giovanni Battista Re, coincidono anche con il primo giorno dei novendiali: «Secondo un’antica consuetudine, per nove giorni consecutivi si svolgono particolari celebrazioni dell’Eucaristia in suffragio del Romano Pontefice defunto, a partire dalla Messa esequiale. Tali celebrazioni sono aperte a tutti. Esse, tuttavia, prevedono, ogni giorno, la partecipazione di un gruppo diverso, tenuto conto dei suoi legami con il Romano Pontefice», spiega la Notificazione del Maestro delle Celebrazioni Liturgiche.

Questi i celebranti e i rispettivi gruppi a partire dal secondo giorno, domenica 27 aprile: card. Parolin, per i dipendenti e i fedeli della Città del Vaticano; card. Reina per la Chiesa di Roma; card. Gambetti per i capitoli delle basiliche papali; card. Sandri per la Cappella papale; card. Fernández per la Curia Romana; card. Gugerotti per le Chiese orientali; card. Artime per i religiosi; card. Mamberti, di nuovo per la Cappella papale.

Merita infine di essere rievocato un rito non più in uso, che si svolgeva non alla fine bensì all'inizio del pontificato, parte dell'antico rituale dell'incoronazione avvenuto per l'ultima volta nel 1963 con San Paolo VI. Durante il corteo per tre volte veniva incendiato uno stoppino ammonendo il nuovo pontefice: «Sancte Pater, sic transit gloria mundi» – «Santo Padre, così passa la gloria di questo mondo». Un promemoria efficace per chi, appena seduto sulla cattedra di Pietro, sapeva che in breve tempo – il tempo di una fiammata – si sarebbe ritrovato davanti a Dio, a rendere conto anche di come aveva usato le «somme chiavi».