"Non più due": il matrimonio spiegato a una figlia
Siamo chiamati a difendere il valore della famiglia ma c’è il rischio di perdere di vista la bellezza di ciò per cui stiamo combattendo, di dimenticare di testimoniare a tutti il grande dono che è il matrimonio cristiano. Un antidoto a questo pericolo viene dall’ultimo libro di Andrea Torquato Giovanoli, Non più due.
In questo momento in cui siamo chiamati a difendere il valore della famiglia possiamo correre il rischio di perdere però di vista la bellezza di ciò per cui stiamo combattendo, di dimenticare di riflettere e testimoniare a tutti il grande dono che è il matrimonio cristiano. Un antidoto a questo rischio viene dall’ultimo libro di Andrea Torquato Giovanoli, Non più due (Gribaudi 2015), un libro che, come si legge nella prefazione di Raffaella Frullone, non è quello che sembra.
In apparenza è, infatti, la lettera di un padre innamorato alla sua ultimogenita, una specie di vademecum per comprendere il mondo maschile e il matrimonio, scritto per quando lei sarà grande e troverà l’uomo a cui donare la sua vita. In realtà, a questa lunga lettera Giovanoli affida tutto ciò che ha imparato del matrimonio e dalla sua esperienza di sposo in Cristo, alla luce anche degli eventi lieti e dolorosi che hanno contrassegnato la sua esistenza. A partire dall’assunto fondamentale, cioè la necessità di fondare il matrimonio in Gesù Cristo: «poiché lo scopo della vocazione matrimoniale», scrive Giovanoli alla sua bambina, «è in ultima istanza il medesimo della vocazione religiosa: l’incontro e la comunione con il Dio d’Amore in Cristo, giacché nell’amare tuo marito sarai chiamata ad amare mediatamente Gesù stesso, ed in quel veicolo dell’amore divino che sarà il tuo consorte, troverai la tua santificazione»
Già da queste poche righe si capisce che Non più due è un libro che ribalta la tacita convinzione, purtroppo anche di alcuni all’interno della Chiesa, che il matrimonio cristiano sia un obiettivo da non proporre più ai giovani perché irraggiungibile. Certo, può essere irraggiungibile senza la grazia dei sacramenti e la ferma decisione di fondarlo in Cristo: «perché senza Gesù non c’è salvezza, bimba mia, e se tu e tuo marito non rimarrete attaccati a Lui con le unghie e con i denti rimarrete prima o poi abbandonati a voi stessi, alla vostra fragile creaturalità ed io so bene quanto in basso si può cadere in balìa solo di se stessi». Palpita tra le pagine di questo libro l’esperienza di vita dell’autore e della moglie costellata di gioie ma anche di grandi perdite: dal loro matrimonio sono nati infatti sei figli, tre dei quali hanno già raggiunto il cielo per una grave malattia genetica. Una vicenda che l’autore ha affidato alle pagine di un'altra sua opera: Nella carne, col sangue.
«Dopo il primo lutto ci siamo trovati a vivere un percorso che ci ha messo di fronte a quel momento, che arriva per ogni coppia, in cui viene a mancare il vino, un punto di possibile rottura. In quel momento se non hai invitato Gesù e Maria nel tuo matrimonio rischi di trovarti sguarnito», racconta Giovanoli. «Per noi è stata una seconda conversione: mi sono accorto che Gesù, se rimani attaccato a lui, ti apre gli occhi e ti accorgi che la tua sposa, anche nelle difficoltà, è lo strumento della tua santificazione come tu lo sei per lei. Così le fatiche che si vivono in questa dinamica sono parte della tua chiamata a diventare quella persona migliore che Dio ti ha destinato a essere. Lì capisci il senso del matrimonio che è quello dell’essere dono l’uno per l’altra». Così il filo conduttore di Non più due sta proprio nel desiderio di un padre di aprire il proprio cuore alla figlia per spiegarle in parole semplici e piene di affetto il centuplo che il matrimonio cristiano offre proprio per il suo essere fondato in Dio, perché nella coppia «entrambi hanno bisogno di trarre l’amore da colui che è Amore: ecco perché tra un uomo e una donna è il Sacramento che fa la differenza»
Attingendo a piene mani dalle piccole cose concrete della vita in famiglia, l’autore prende idealmente per mano la figlia e la conduce alla scoperta del matrimonio e di quel mondo maschile al quale l’autore appartiene e con il quale la figlia dovrà un giorno confrontarsi nella figura del futuro sposo. L’esperienza matrimoniale diventa così il luogo in cui scoprire la bellezza della complementarietà tra uomo e donna a partire dagli episodi della quotidianità che mettono in luce la differenza tra maschi e femmine e la chiamata ad essere uomini e donne che nessuna ideologia può cancellare. È la lettera di un padre che esorta la figlia a sviluppare nell’amore le doti che Dio dona alle sue figlie e la grande chiamata che Egli rivolge a ogni donna a essere sposa e madre: «Che forse volesse esprimere proprio questo concetto la Madonna quando cantò al suo Signore “Grandi cosa ha fatto in me l’Onnipotente”? Visto che, in fondo in fondo, l’unico vero prodigio compiuto da Dio in Maria è stato esaltarne la femminilità a tal punto da farla propria Sposa e Madre»
Ma come “insegnare” alla prole l’amore? «Il coniuge deve avere sempre la priorità in confronto ai figli», spiega Giovanoli, perché «il figlio non impara ad amare né da se stesso, ma nemmeno dal genitore che lo ama, bensì conosce cosa è l’amore da come si amano tra loro i suoi genitori», così i figli potranno capire che amare significa «mettere il bene (quello vero) dell’altro davanti al proprio e nel sacrificio di sé, letteralmente, “fare sacra” la relazione». Con Non più due, Giovanoli (tra le firme del blog di Costanza Miriano e articolista per il sito PapalePapale) arricchisce la sua miniserie dedicata alla famiglia – iniziata con Nella carne, col sangue, e Nel nome del padre, dedicato all’esperienza della paternità – parlando della relazione di coppia nel matrimonio. E ricorda alla figlia (ma anche ad ogni cristiano sposato o che guarda al matrimonio come ideale di vita) che «sarà solo rimanendo principalmente attaccati a quell’Amore e nutrendovi di Esso, che potrete davvero amarvi l’un l’altro in quel vincolo Santo e santificante che è il matrimonio»