Non piangete sulla famiglia: l'avete uccisa col lockdown
Inutile il piagnisteo della ministra della famiglia Bonetti sulle mancate risorse del Governo: è il risultato della politica di Pd, 5 Stelle e Leu, partiti che odiano la famiglia matrimoniale e di Italia Viva, scoutisti che preferiscono immolarsi per 600mila clandestini piuttosto che per le famiglie. Un odio messo nero su bianco nel linguaggio dei DPCM in cui trionfa l'individualismo dell'"uno vale uno" e reso evidente dalle migliaia di multe a danno di mariti, padri e sorelle. Un odio che proseguirà anche con la Fase 2 a Messa, in auto, al parco o in casa coi nonni.
E’ inutile che il ministro della Famiglia Elena Bonetti (Italia Viva) frigni perché il Governo ha dato poco o nulla alle famiglie nel decreto Maggio. In un governo che si rispetti il ministro della Famiglia dovrebbe essere il Ministro dell’Economia oppure tutto il Consiglio dei ministri. Anzi, non dovrebbe neanche esistere un ministero con quel nome perché tutte le politiche dovrebbero essere permeate da una visione familicentrica dato che la famiglia non è un attore, ma il nucleo della società. Non sono una parte, ma il tutto del Paese.
Invece si è proseguito ancora una volta nel trattare le famiglie italiane come un problema sociale da accontentare o da aiutare con le politiche dei bonus e dei sussidi. E dato che in queste dinamiche vince chi fa la voce più grossa, le famiglie sono passate in secondo piano. Non c’è da stupirsi perché la voce più grossa le famiglie non la fanno: sono troppo impegnate a seguire i figli a casa con l’home schooling di Stato e indaffarate a tenersi stretto il lavoro – o a cercarlo se lo hanno appena perso – per potersi permettere di incrociare le braccia e scioperare.
Fa finta di lagnarsi, ma non porta a casa niente la Bonetti. Che fiuto, carneade della politica di un movimento di scoutisti che preferisce mettere a rischio la governabilità per una maxisanatoria di 600mila clandestini, invece che per sostenere le famiglie. In altri tempi, Prima Repubblica, si sarebbe dimessa e avrebbe aperto la crisi perché se come ministro non riesci a difendere la politica che hai in mente, il fallimento è scritto. Invece, ha vinto ancora una volta la poltrona.
E non c’è nemmeno da stupirsi che la Famiglia sia assente dalle misure del Governo perché questo Governo Pd-5 Stelle-Leu-Italia Viva odia la famiglia, fondata sul matrimonio di un uomo e una donna. E la odia perché è permeato profondamente da un’ideologia di fondo che è anzitutto personalistica e individualista. La fetida logica dell’uno vale uno grazie alla quale i grillini hanno conquistato il potere si è trasferita con la complicità dem anche nei provvedimenti di legge. Un esempio? Nel reddito di emergenza se sei single percepisci 400 euro mentre se hai moglie e figli puoi arrivare a 800 euro. Ma non importa se di figli ne hai uno, due o cinque. La cifra è sempre la stessa: 800 da dividere per cinque o sei non è come 400 da dividere per uno. E’ un calcolo che capirebbe anche un bambino e che non si comprende solo se si applicano visioni ideologiche. Di questo anche Italia Viva, con o senza ministra al seguito, è responsabile.
Ma l’individualismo che permea tutti i provvedimenti di questo esecutivo si respira in ogni riga dei DPCM che hanno limitato la libertà degli italiani in questi due mesi e mezzo di arresti domiciliari.
Tra le multe più singolari che gli italiani hanno preso durante il lockdown, salta all’occhio come la maggior parte, quelle che più hanno fatto indignare e che hanno fatto storcere il naso a più di un professore di diritto costituzionale, siano proprio quelle che hanno umiliato e colpito le famiglie. Per forza: perché i DPCM sono stati scritti da Conte come interprete dell’homo grillinus, che si percepisce monade nella biosfera senza alcun rapporto di famigliarità e relazioni affettive.
Basta scorrere i titoli come un mattinale di polizia:
Messina: A pescare per far mangiare la famiglia, 500 euro di multa a un disoccupato;
Genova: Accompagna insieme al fratello il padre, malato di tumore, a fare la terapia all'ospedale San Martino, multata: «Troppi due accompagnatori anche per un malato».
Foggia: 900 euro di multa, si erano recati a davanti all’obitorio del cimitero per dare un ultimo saluto al fratello morto improvvisamente il giorno di Pasqua;
Savona: Sanzionato per essersi messo in viaggio per raggiungere il padre in fin di vita.
E ancora:
Grosseto: Contravvenzione a famiglia di padre, madre e bambina in viaggio per un controllo della piccola per la leucemia;
Castellamare di Stabia: Infermiera in turno per 24 ore a Pasqua multata di € 540 perché si fa venire a prendere in auto dal marito.
Il mattinale potrebbe proseguire all’infinito, ma una cosa salta subito all’occhio: i DPCM sono stati scritti tenendo conto che l’essere umano è solo, non ha figli né moglie, vaga per la città per bisogni primari tra i quali non rientra il culto a Dio, ma è fondamentalmente un procacciatore di bisogni, non di relazioni. Perché la relazione è il nemico: la relazione contagia.
E questo è tanto vero che ad oggi, se pensiamo alla Fase 2, leggendo il decreto del governo non troviamo mai la parola famiglia. Anche laddove si parla di figli è solo perché possano andare al parco a passeggiare con i genitori come cagnolini al guinzaglio. Non si tiene conto delle famiglie tanto che è assurdo che un padre che vive a stretto contatto con i propri figli che alla sera gli danno il bacio della buona notte, poi in auto, debba tenerli a distanza sul seggiolino posteriore, mentre se marito e moglie, che di solito dormono nello stesso letto, si recano alla casa al mare, devono farlo con due auto diverse.
Abbiamo la spesa da soli, la passeggiata in solitaria, l’attività motoria e sportiva a distanza e non concepiamo ad esempio che fra tutti i minori di cui parla il Governo che devono essere accompagnati, ci siano anche i 16enni, categoria tra l’altro che non è contemplata in nessuna delle righe del Decreto. Che cosa possono fare loro? Detta così dovremmo portare i nostri figli, minori, al parco. Anche quelli che tra un mese compiranno 18 anni? Sembra di sì.
La logica dell’uno vale uno si è così trasferita dai DPCM ai decreti per la ripresa ed è destinata ad imporsi anche nelle trattative tra la Cei e il Governo per la ripresa delle Messe. Che senso ha piazzare a distanza una famiglia di padre, madre e tre figli a Messa facendo occupare tre banchi? Non potrebbero occupare tutti e cinque un banco da soli? La risposta è no, perché cinque persone sono un assembramento, ma se le stesse persone sono a tavola assieme in cucina per la cena, l’assembramento, miracolo, non c’è.
L’individualismo è il nuovo criterio: la famiglia è portatrice di assembramento. E la sua umiliazione, ministro Bonetti prenda nota, parte proprio da queste folli e liberticide norme, estese anche nel mesto addio di una donna anziana che non ha il diritto di piangere sulla bara della sorella e pretese in casa coi nonni obbligati a tenere la mascherina mentre abbracciano i nipoti.
Si può fare visita ai parenti, ma non si possono fare «riunioni di famiglia». Quanta sambuca hanno bevuto a Palazzo Chigi per poter partorire una cosa del genere? Una riunione di famiglia è un incontro plenario in vista del rogito dal notaio per l’eredita del vecchio zio d’America o può essere anche la festa della mamma di domenica prossima, magari da festeggiare a tavola con i nonni e – magari - qualche cugino? Immaginiamo già la risposta: pericoloso assembramento famigliare. Hanno ucciso la famiglia e se ne vantano anche e neppure si curano del disprezzo che suscitano nella gente.