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lettera a papa benedetto

Non ci resta che dirti: Grazie

Carissimo Papa Benedetto XVI, ci hai insegnato a “non rassegnarci”, a cercare di compiere “quel viaggio interiore nell’abisso del cuore umano…” che l’uomo percepisce di non essere in grado di colmare: solo Dio può colmarlo!

Editoriali 07_01_2023

Carissimo Papa Benedetto, semplicemente: Grazie!

Ricordo una Tua frase che risuonava pressappoco così: “Non lasciatevi corrompere o trascinare… nella vostra Fede!”. Tranquillo, carissimo Papa, godi della gioia eterna, ci hai ben insegnato a reagire “energicamente” e a “lottare” per non farci “omologare” dal diffuso relativismo, che “livella” indiscriminatamente “Tutti”. O quasi.

No, Santo Padre! Abbiamo sentito come irrinunciabile “il bisogno” di ascoltarti. Volevamo poter riuscire a “respirare” ancora l’aria della Chiesa, l’aria dei Santi, l’aria della famiglia di Nazareth, dove Fede, amore e fedeltà si incontrano. Certo è di moda “emigrare” di terra in terra, da una religione all’altra, da un partito all’altro e le nostre anime, di fronte a modelli di vita non più attraenti, anzi, spesse volte contraddittori, “vagano disorientate”. Tutto, in questi anni, pare avere soffocato la “coscienza profonda” e per questa coscienza, non c’è più spazio. Non si riesce più a farla “nascere” dentro di noi quale voce unica, vera e critica che ci permetta di non “distorcere e negare” i reali problemi del nostro tempo.

Carissimo Papa Benedetto, con Te abbiamo rivissuto, per un certo verso, lo spirito del 1968, quando tutto pareva “contro” la visione cristiana della vita e all’Oratorio, con l’Azione Cattolica, cantavamo: “Bianco Padre che da Roma ci sei meta-luce-guida su ciascun di noi confida, su noi tutti puoi contar siamo arditi nella Fede siamo araldi della Croce al Tuo cenno alla tua voce un esercito all’altar…”.

Ecco, carissimo Papa, noi siamo così, quelli lì, fino in fondo. Tu ci hai insegnato che pur convivendo all’interno di una società le cui scelte morali sono talvolta in netto contrasto con i valori cristiani, non significa “adattarsi” e “conformarsi” al pensiero unico, non significa “accettare” passivamente le regole sociali “imposte dalle Istituzioni”, difformi dalla nostra “Fede” e dalla nostra “coscienza”, non significa “adeguarsi” in una totale apatia etica–spirituale al disordine umano imperante!

Ma, piuttosto, diventa più che mai imperativa oggi la lettera di S. Paolo: “…Vi esorto fratelli, non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio” (Rom. 12,2).

Ecco: un imperativo a saper “trasformare” l’ambiente, coltivare la “Speranza” e la “Gioia” di un “vissuto” veramente diverso e “nuovo”, dove è possibile gettare un ponte verso l’avvenire e ricollocare così nuovamente la “Coscienza Cristiana” al centro e nel cuore della vita umana. Sui mass media e nei talk-show discutono, creano ad hoc scontri dialettici fittizi, per farci credere ed educarci al loro cosiddetto “senso critico”.

Ma Quale senso critico? Che significa avere senso critico? Chi più di Gesù ha avuto “senso critico?” (diversamente non sarebbe finito in Croce… che ne dite?). Carissimo Papa Benedetto XVI, Tu ci hai detto e mostrato che per “guarire”, la nostra epoca malata c’è bisogno di toccare il punto specifico, in grado di suscitare una energica reazione a questa cultura, reazione in grado di direzionarla verso un orientamento più positivo e umano.

Quale è il “punto specifico”? Sta proprio nel riscoprire Gesù. Talvolta, carissimo Papa, forse Ti sei sentito come un profeta che grida nel deserto? No, Santo Padre! Ti abbiamo udito, Ti abbiamo ascoltato, hai predicato con un “incredibile coraggio” in un tempo così sclerotizzato come il nostro. Leggiamo che nella Bibbia i Profeti sono sorti tutti in “epoche malate”… proprio come la nostra. Anche loro hanno contestato culture e stili di vita, hanno tentato di risvegliare una Fede genuina, capace di sentire il “gemito” della gente… hanno cercato di restituire quel vero entusiasmo del vivere che solo la Fede può dare.

Carissimo Papa Benedetto XVI, ci hai insegnato a “non rassegnarci”, a cercare di compiere “quel viaggio interiore nell’abisso del cuore umano…” che l’uomo percepisce di non essere in grado di colmare: solo Dio può colmarlo!

Avevi ragione Tu, dobbiamo imparare ad essere uomini di fede e di preghiera, non tanto capaci di dare “buoni consigli”, ma, come hai fatto Tu, sforzarci di essere noi stessi un vero esempio di vita. Arrivederci lassù, Santo Padre, speriamo di potere, come hai fatto Tu, anche noi in quel frangente dell’ultimo respiro, dire solamente: GESU’ TI AMO!

 

*Suora e fondatrice della Comunità Shalom a Palazzolo sull'Oglio