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"Noi, ex islamici: quanto ci costa nascondere la croce"

Il viaggio della Nuova BQ tra i convertiti al cattolicesimo dall'islam fa tappa da Giovanni (nome di fantasia). La copertina della Bibbia camuffata, i segni di appartenenza alla fede cristiana cuciti sul cuscino, un'impennata di battesimi nell'ultimo anno e la speranza di non essere più fantasmi: "Perché il Papa non parla mai di noi? Viviamo nelle catacombe, da vivi". 
-1/IL DRAMMA DEI CRISTIANI FANTASMA
-2/IL ROSARIO DI ESMERALDA

Libertà religiosa 26_02_2019

Cristo gli ha cambiato la vita, ma niente intorno fa sentire i convertiti dall’islam liberi di una scelta che resta pericolosa. 

Cambiano spesso chiesa o parrocchia. Un girovagare per far perdere le tracce. Raramente incontrano sacerdoti disposti a metterli al centro di una personale evangelizzazione. È dai racconti dei convertiti fantasma che emerge chiaramente l'attuale tendenza, e preferenza, a dialogare con chi sta fuori dalla chiesa piuttosto che con chi chiede il battesimo.

"Perché se uno si converte all'islam è un intellettuale, e chi si converte al cattolicesimo è un pazzo?", ci domanda Giovanni (nome di fantasia), un altro convertito al cattolicesimo in Italia che incontriamo con tutte le precauzioni del caso. Marocchino, convertito all'oscuro persino della sua famiglia che "mal sopporta" se anche solo se ne parla. 

Giovanni ci racconta di un percorso intrapreso tanti anni fa. Era ancora papa Giovanni Paolo II, quando iniziò a subire il fascino del cattolicesimo e la disaffezione dall'islam. Ci racconta del pontificato di Wojtyła come di un punto di riferimento che ha fatto un po' da traino per la sua conversione e quella di tanti suoi amici, "poi è arrivato Benedetto XVI e ci ha insegnato il legame tra Fede e ragione. La risposta razionale alle nostre domande". Indugia sul percorso personale di conversione che dice, "non trova corrispondenza nella chiesa di oggi, ma poco male". 

"Siamo arrabbiati per tante cose, ma anche molto sereni. Abbiamo voglia di libertà, di raccontare agli altri cosa abbiamo incontrato. Cosa ci ha cambiati. L'islam abbiamo deciso di abbandonarlo qui in Italia, e mi scusi se parlo al plurale e se vado subito al dunque, ma il disagio non è solo il mio: sogniamo una messa in lingua, nella nostra lingua madre che spesso è l'arabo. All'estero, in Libia, per esempio, è possibile. Perché qui è impossibile e perché se c'è è una cosa rarissima?"

Non è facile partecipare alla liturgia e a tanti altri riti della cattolicità in una lingua che non è la propria. Da quando la lingua della Chiesa non è più una, la traduzione è un problema.  Ed è forse per questo che sono così gelosi della Sacra Bibbia in arabo. Coperta di Linus che prestano anche ai più tiepidi. Ci raccontano, infatti, che spesso la camuffano cambiandone la copertina per spacciarla come libro di lettura: un tentativo di avvicinare altri islamici al cattolicesimo. Lo scopo è quello di sottrarre il lettore ignaro ad ogni forma di pregiudizio, ma quando scoprono di cosa si tratta non sempre la reazione è quella che ci si aspetterebbe. 

Giovanni si sofferma sulla devozione ai santi e soprattutto al suo Sant'Antonio di Padova. Ma è la figura di Maria Madre di Dio a spiccare. La centralità della Vergine Maria è un po' il simbolo dei neoconvertiti dall'islam. "Non c'è notte in cui non prego lei. E prego tanto per i cristiani perseguitati, e per quanti si stanno allontanando dal cattolicesimo. Per chi si lamenta per esempio dell'idea di vendere le chiese. Certo, ho sofferto io prima di tutto sulla faccenda. Vede, vorremmo anche noi una chiesa in cui pregare nella nostra lingua e sentirci sicuri e protetti. Ci basterebbe una di quelle abbandonate e che sono state trasformate in moschee. Finite nelle mani degl'estremisti. Dicevo, ho sofferto molto, ma non è un buon motivo per allontanarsi dal cattolicesimo. E come questo tanti altri non sono sufficienti".

Poi aggiunge piccato. "Noi non siamo stati pagati come succede da qualche altra parte... In noi c'è solo Fede, niente di più. Ci fanno sorridere e spesso arrabbiare quei cattolici che dicono di non andare più a messa per colpa del papa. Si sente spesso questa cosa in giro, no?! Io non potrei mai rinunciare alla messa. Anche perché con la messa non c'entra niente il papa, che protesta è?"

Con la scusa dell'integrazione dei loro figli, i neoconvertiti costretti a nascondersi, o quelli che devono farlo lungo tutto il processo di iniziazione, partecipano alla messa. Così assistono, per esempio, alle  lezioni di catechismo dei bambini, ma con molta discrezione. Come dei fantasmi. 

Un dato sicuramente incredibile, e recentissimo, riguarda proprio i battesimi dei bambini: dai 7000 agli 8000 solo nell'ultimo anno. Un dato le cui fonti ci è impedito di verificare e che, comunque, è spiegabile solo nella misura in cui i genitori di questi bimbi preferiscono e trovano più facile battezzare i più piccoli che ultimare il loro percorso di conversione. 

Un dato che resta il sintomo di un forte desiderio di accostarsi alla fede di Cristo per i musulmani che stanno scappando da Allah, ma allo stesso tempo è la prova delle difficoltà enormi che i catecumeni incontrano sulla strada della conversione: è tutto molto più facile per i piccoli soprattutto in termini di tutela e libertà.

Sapere quanti sono i convertiti è impossibile. Soprattutto in Italia. Perché i registri battesimali dalle diocesi non segnalano la fede di provenienza e neanche se il battezzato arriva da una nazione di tradizione islamica. La Cei, in questo modo, sostiene di tutelare i diretti interessati, qualche malpensante ritiene che così si evita che le cifre possano essere lette come una conquista frutto dell'evangelizzazione o per non infastidire l'ecumenismo. Intanto calcoli approssimativi raccontano di circa 3000 convertiti all'anno, ma restano cifre che lasciano il tempo che trovano.

"Mi fa male non poter portare al collo la croce. L'impossibilità di indossare anche il più piccolo simbolo della nostra fede è doloroso. In compenso riempiamo le nostre case di croci. Ovunque, anche nei ricami dei cuscini. Ci sentiamo spesso soli, come se fossimo un problema. Sono tanti i musulmani già aperti, perché le gerarchie non parlano chiaro? Perché il papa non parla di noi? Noi, ex islamici convertiti che viviamo in Occidente, in Italia, non contiamo nulla? Non siamo forse anche noi figli di Dio? Non ci sentiamo tutelati da alcuna libertà di religione. Io non voglio avere più paura. Viviamo nelle catacombe, ma da vivi". 

Giovanni si ferma poi a raccontare del suo battesimo. Un momento che è considerato un traguardo festeggiato con una lunghissima festa. A volte anche di un giorno intero. Festeggiano la loro felicità con entusiasmo. 

"Questo momento storico è quello in cui dobbiamo avere più fede. Ma non solo noi. Tutta la comunità dei battezzati. Intanto spero che queste mie chiacchiere possano servire a qualcun altro".

Prima di lasciarci è però lui a fare una domanda a noi, "perché voi italiani avete smesso di celebrare il Natale e la Pasqua?"