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IL CASO

No TAV, dalla parte del carabiniere

La dignità con cui il carabiniere
non ha reagito alle provocazioni
del manifestante sottolinea l'abisso umano e culturale che c'è tra i due. 

Editoriali 01_03_2012
pecorella no-tav

Il video nel quale un manifestante No-Tav insulta e provoca un carabiniere è realmente scioccante.

È scioccante per la violenza (verbale, ovviamente) che il manifestante disarmato riversa sul carabiniere in tenuta antisommossa. È sconvolgente per la presenza, a pochi metri, di un giornalista RAI, noto per essere il difensore degli oppressi, che sente e non interviene. È suggestivo per la presenza incombente, sullo sfondo, della Sacra di San Michele, che evoca lo scontro biblico tra il bene e il male. È paradossale perché la vittima della violenza è armata, l'aggressore disarmato.

Cosa, dunque, rende l'aggressore così tracotante, sicuro, arrogante, provocatorio? Il fatto che il carabiniere non possa reagire. Il manifestante sa che può dire tutto ciò che vuole e che il carabiniere non reagirà. Non reagirà perché ha ricevuto un ordine. Non reagirà perché è armato. Non reagirà perché è forte. Non della sua tenuta antisommossa; della sua dignità.


Tra i due c'è un abisso che chiunque può percepire. Per questo il video suscita reazioni così forti, dal punto di vista emotivo. Per questo chiunque lo guardi (a meno di preconcetti ideologici) si schiererà con il carabiniere. Perché quest'uomo, forte della sua dignità, del suo onore, della padronanza di sé, suscita immediatamente (cioè in modo non mediato) tutta la nostra stima, la nostra ammirazione.

È il forte che si lascia insultare dal debole proprio perché è forte, perché è il più forte.


Pecorella, lo chiama il manifestante. È un insulto, ovviamente. Lo spiega, per chi fosse troppo ingenuo per capire, il leader dei No-Tav, Alberto Perino: “Lei pensa così perché anche lei è una pecorella, che accetta ciò che dice lo Stato, si mette a novanta gradi e accetta quello che dice Mario Monti. Se la gente avesse fatto come lei, saremmo ancora al fascismo”.

Eppure a me, vedendo le immagini e sentendo chiamare il carabiniere “pecorella”, è venuto in mente Isaia 53, 7:


Maltrattato, si lasciò umiliare

e non aprì la sua bocca;

era come agnello condotto al macello,

come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,

e non aprì la sua bocca.


Forse è per questo che il video suscita in noi tanta emozione.