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EDITORIALE

"No" secco alle unioni civili

La piazza del 30 gennaio fa molta paura al potere, e lo si può capire. È la prima volta che in Italia c’è una mobilitazione del genere che parte totalmente dal basso. Così si moltiplicano le pressioni sugli organizzatori per addomesticare l'iniziativa. Ma centinaia di migliaia di famiglie arrivano a Roma per niente di meno che un "no" chiaro alla Cirinnà.
- Giovanardi: io, politico con le carte in regola

Editoriali 28_01_2016
Family Pride

Non c’è dubbio che la piazza del 30 gennaio faccia molta paura, e lo si può capire. È la prima volta che in Italia c’è una mobilitazione del genere che parte totalmente dal basso. In passato piazze sono state riempite soprattutto dai sindacati, ma con convocazioni partite dall’alto e con notevole dispendio economico per i sindacati che pagavano i viaggi.

Qui invece se dall’alto ci sono stati interventi è stato solo per cercare di impedire, di frenare o condizionare. E centinaia di migliaia di famiglie decidono di attraversare l’Italia facendo conto solo sui propri magri bilanci familiari. Uno sforzo enorme e lieto allo stesso tempo, consapevoli che qui si gioca il futuro dell’Italia insieme a quello della famiglia. Tutti a Roma perché con la pretesa di legittimare le unioni civili si porta un attacco mortale alla famiglia, principale risorsa di questo paese eppur bistrattata.

Tutti a Roma per gridare un “no” netto e senza distinguo al disegno di legge Cirinnà. Non vogliono qualche soldo in più o mantenere per sé privilegi, vogliono solo che questo paese abbia un futuro, vogliono la libertà di educare i propri figli, la libertà di affermare che la famiglia è solo quella fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e aperta alla generazione della vita. Alla fine sono i soli che difendono veramente la Costituzione, a cominciare da quell’articolo 29 che “riconosce” la famiglia come società naturale. Lo Stato “riconosce” la famiglia, non la definisce; la riconosce perché viene prima e a definirla è la natura.

E di nuovo questa folla chiede che lo Stato riconosca la famiglia per quello che è, per questo fa paura: non è al servizio di un’ideologia o di un partito, è guidata da persone che sono “nate” da questa mobilitazione.

Così i palazzi del potere sono in allarme. In questi mesi, e ancor più in queste settimane, si sono moltiplicate le pressioni sugli organizzatori, bastone e carota: trattati come omofobi e razzisti, negatori di diritti. Ma anche blanditi, “consigliati” dai grandi media – Corriere della Sera in testa - di non alzare muri, di limitarsi a una bella festa della famiglia ma senza essere contro qualcuno, troppo pericoloso. Ovviamente sono gli stessi media - cioè gli stessi poteri - che hanno amplificato la bufala di un milione di sostenitori della Cirinnà in piazza in cento città italiane lo scorso sabato, quando erano poche decine di migliaia. Ma il padrone del vapore ha bisogno di contrapporre al Family Day una grande piazza pro-unioni gay per giustificare l’ostinazione con cui il governo vuole portare a casa questa legge, contro ogni buon senso e saltando le regole parlamentari.

Il potere ha paura di questa piazza e tenta di coprirla in tutti i modi: ieri sera se ne è avuta l’ennesima riprova con la puntata di Porta a Porta (Rai Uno) dedicata alle adozioni gay. A rappresentare il popolo del Family Day, Bruno Vespa ha chiamato Gianluigi De Palo, il presidente del Forum delle Famiglie finito nelle settimane scorse al centro di dure polemiche per essersi schierato contro le manifestazioni di piazza e aver definito il Family Day del 2007 un «grande fallimento». Solo nelle ultime ore De Palo ha annunciato la sua partecipazione ma non è certo tra gli organizzatori. Eppure era lui a Rai Uno ad arrogarsi la rappresentanza del popola della famiglia. La redazione di Porta a Porta si è giustificata dicendo che il “suggerimento” veniva dalla CEI. Evidentemente il desiderio di normalizzare questa piazza è trasversale a tutti i palazzi.

Non è facile il compito degli organizzatori, vista la forza di queste pressioni, e ne è una riprova che a due giorni dall’incontro la scaletta degli interventi sul palco non è ancora stata annunciata. Si sa che ci saranno almeno tre ospiti stranieri, un americano e due europei, che racconteranno di come l’attacco alla famiglia sia un problema mondiale, come del resto già più di venti anni fa urlava con forza Giovanni Paolo II; e ancora, ci saranno testimonianze, e forse qualche approfondimento giuridico. Per il resto è tutto top secret.

Ma le famiglie che si stanno preparando per la grande giornata al Circo Massimo vogliono soprattutto sentire dagli organizzatori sul palco la conferma del “no” forte e deciso al ddl Cirinnà. Pressioni o non pressioni, non si attraversa l’Italia e si va in piazza per meno di questo.