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LA LETTERA

No all’Amazon Sacramentale, sì all’unione con lo Sposo

C’è il rischio di dirigersi verso una forma subdola di “Amazon Sacramentale” dove ognuno, con un clic, fa il suo dovere cristiano. Se molti fedeli faticano ad avere un rapporto personale con Gesù, anche noi pastori dobbiamo fare un mea culpa. Abbiamo dato un messaggio chiaro della fede? L’unica via è rieducare alla Verità, ripartendo da Cristo risorto.

Ecclesia 19_04_2020

Caro direttore,

qualche tempo fa un mio amico prete mi confidava che un bravo teologo del Nord Italia asserisce che “tra Dio e la sua sposa (la Chiesa) c’è una grave crisi coniugale”. Questa citazione mi colpì per la sua drammatica genialità e verità. Infatti, le contrapposizioni tra ortodossia e “new progress” mietono vittime e non son pochi i fedeli smarriti che cercano pastori in grado di ripetere quello che la Chiesa deve trasmettere fedelmente in ordine alla Verità.

Si resta di stucco sentendo laici (a volte politici) difendere la libertà dei cristiani mentre le autorità ecclesiastiche (afone) ammiccano ai divieti di celebrare col popolo i Sacri Riti di glorificazione del Signore. Si legge che negli Usa alcuni Vescovi hanno posizioni più laiciste di governatori oggettivamente meno eterodossi; in Italia vige un fiero e penoso letargo e un “religioso” silenzio dinnanzi al “potere”. Purtroppo (ed era prevedibile) non mancano anche esempi di “virtù narcisistiche”: preti perennemente assenti (ora iper-presenti), distanti dal popolo nell’ordinarietà, ora rimettono al centro finalmente sé stessi con regie e scenografie ben studiate e sostenuti magari da superiori con “solida debolezza” di giudizio e di pensiero. I fedeli fisicamente abbandonati quindi corrono a destra e a manca, da uno schermo all’altro a cercare la Messa secondo i gusti, o suggestionati in modo vario.

Logicamente ci sono anche molti sacerdoti sinceri che intendono offrire un sollievo ai loro fedeli per accorciare questa disumana distanza ma credo che si stia indugiando su un terreno veramente scivoloso.

Ci stiamo dirigendo verso una forma subdola di “Amazon Sacramentale” dove (con un clic) ognuno si fa il suo acquisto e il santo dovere? Io temo che alcuni continueranno a “streaminghizzare” i Sacramenti (e loro stessi) e purtroppo qualche fedele potrà pensare di santificare la festa in poltrona o a bordo piscina. Un caro confratello mi ha riferito la descrizione del laicato italiano fatta da un Vescovo: “Un passerotto con penne di pavone”. Non è mia intenzione offendere i laici ma è emerso che molti fedeli faticano a stare in rapporto diretto e personale con Cristo e quindi sono fermi.

Ho paura che noi pastori dobbiamo fare un vero mea culpa! Chiediamoci: abbiamo educato al rapporto col Signore, insegnato a pregare in famiglia o abbiamo perso tempo con catechismi-ludici o con sentimentalismi in stile “peace and love”? Abbiamo dato un messaggio chiaro della fede? Forse invece abbiamo avuto vergogna dei martiri della Verità (per esempio Tommaso Moro, Maria Goretti), forse abbiamo insegnato la tolleranza e rimpicciolito la cattolicità, sposato l’ecologismo e smarrito lo sguardo sull’Autore del creato, forse abbiamo tollerato le “pseudo libertà” dimenticando che la vera libertà sta nella Verità… in poche parole abbiamo mortificato lo Sposo. Povero Sposo! Persino il suo amore per noi è stato umiliato dallo show benigniano-sanremese e giustificato da certi “teologi”.

Fa tremare l’urlo di Gesù rivolto a Sacerdoti e Vescovi e descritto da una visione di Padre Pio: “Macellai!”. Io credo che la rinuncia a lasciarci educare ed educare alla Verità sia il “vero macello” della Chiesa militante. Noi mettiamo sempre in risalto i terribili scandali morali del clero (spesso atroci e totalmente riprovevoli) a discapito dei gravi “peccati dottrinali” che diseducano il popolo fino a fargli abbracciare l’eterodossia. Sant’Agostino ebbe a dire ai pelagiani: “Il vostro perfido peccato è di aver ridotto Cristo ad un esempio!”. Quante volte abbiamo inteso il cristianesimo come una “buona educazione”, piena di valori vaghi e vuoti anziché una “introduzione totale alla realtà” che è abitata dal Signore? Quante volte abbiamo preferito offrire la “via larga” del nostro ego anziché la “porta stretta” del vero rapporto con Cristo?

Dopo questa disamina che fare? Dobbiamo ripartire da Cristo risorto! Lui ha vinto e chi è in Lui anche se perseguitato e ridicolizzato vince. È consolante sapere che (soprattutto in questo tempo di crisi) ci sono famiglie che offrono, pregano (perfino le Lodi mattutine, i Vespri, la Via Crucis, il Rosario!) e che sanno raccogliersi unite nel Signore. Questa è la normale e giusta prassi cristiana (altro che sacerdozio comune riscoperto per necessità!): un principio di bellezza da estendere.

Sono certo che chi avrà vissuto così questo periodo di imposta penitenza tornerà con grande entusiasmo nelle nostre chiese mostrando la bellezza della fede. È il giusto modo di star uniti allo Sposo: affrancarsi dalla “dulcis memoria” del Signore, desiderando la sua presenza senza scorciatoie anestetizzanti ma nel rapporto diretto col Mistero; così come siamo, come “pavoni con penne di pavone” o “come passerotti con ali da passerotto”, chiedendo ai pastori di educare alla Verità, di non mortificarla quando non la capiamo ma di farci compagnia nel comprenderla; certi che in Cristo non abbiamo l’islamico esempio (il profeta da imitare) ma una Presenza operante, viva, amante e vincitrice: Cristo, Sposo della nostra eterna letizia. Solo così si ricompone ogni crisi coniugale!
 

* Diocesi di San Marino e Montefeltro