«Nessun compromesso con il Male»
Anche Gianna Jessen alla VII Marcia per la vita che si è svolta ieri a Roma. Gli organizzatori: «Non ci può essere alcun compromesso con il male, se la vita è un valore non negoziabile non possiamo negoziare sull’aborto. Una nazione che non aiuta a promuovere la vita è una nazione che muore».
C’è un’Italia che a quarant’anni dall’entrata in vigore della legge 194 ancora vuole urlare al mondo che l’aborto è un omicidio e che la vita nascente è sacra e degna di essere difesa fin dal concepimento. Ogni anno questi semplici concetti ci vengono ricordati dal popolo che anima la Marcia per la vita.
Ieri a Roma si è svolta la VII edizione che per tema aveva un messaggio chiarissimo “Per la vita, senza compromessi”. Ad guidare il lungo corteo che ha sfilato da piazza della Repubblica a piazza della Madonna di Loreto la storica organizzatrice della Marcia, Virginia Coda Nunziante. Tra le prime file spiccava Gianna Jessen, nota attivista pro life americana, che ha raccontato anche al congresso degli Stati Uniti la sua storia di bambina sopravvissuta ad un tentativo di aborto salino.
Tra circa diecimila partecipanti tanti i giovanissimi, segno di un tema che sta ritornando prepotentemente ad interrogare le coscienze dei ragazzi, dopo la sbornia della rivoluzione sessuale degli anni ’70. C’erano poi le parrocchie romane, pezzi del Family day tanto laicato cattolico: CitizenGo, ProVita Onlus, Popolo della Vita, Militia christi e gli universitari per la vita. Due i pastori presenti, il cardinale Raymond Leo Burke e il vescovo di Astana Athanasius Schneider. Presenti anche alcuni appartenenti della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Venerdì era poi arrivato anche il saluto del Papa con un messaggio in cui auspicava che l’iniziativa potesse “favorire l’adesione ai valori della vita umana e l’accoglienza di tale incommensurabile dono divino in tutta la sua affascinante ricchezza”.
La manifestazione resta di fatto il più importate appuntamento prolife italiano. Le circa 10mila presenze sono lontane dai numeri del Family Day ma rappresentano comunque una volontà e capacità di riappropriarsi dello spazio pubblico da parte di un mondo cattolico vivo e vegeto. Fuori dalle sale parrocchiali e dalle cappellanie c’è una piazza che sostiene la vita. Significativa poi è stata la presenza di oltre 20 delegazioni straniere (particolarmente ricca la presenza di studenti e seminaristi statunitensi) e delle altre tre piazze collegate da Birmingham, e due in Croazia, a Zagabria e Spalato.
La battaglia contro l’aborto ha infatti assunto un dimensione trasnazionale che ha ricevuto nuova linfa dalla sconfitta dell’ultra abortista Hillary Clinton. Non è stata casuale infatti la presenza del vice presidente Usa Mike Pence alla grande March of life di gennaio scorso a Washington. Partecipazione istituzionale a cui poi hanno fatto seguito i provvedimenti di Trump per togliere i finanziamenti alla Planned Parenthood.
Insomma l’evento di Roma ha l'ambizione di mandare un messaggio netto per arginare i 50milioni di aborti che ogni anno avvengono nel pianeta. Centomila quelli in Italia, dato che può trarre in inganno se non si considerano quelli non chirurgici praticati attraverso la vendita della pillola del giorno dopo, dei cinque giorni dopo e della Ru 486 assumibile fino al 20 giorno di gestazione.
Virginia Coda Nunziante ha quindi rilanciato una strategia che non prevede scorciatoie: abrogare la legge 194 e destinare al sostegno alla maternità i 250 milioni di euro attualmente spesi per le interruzioni di gravidanza.
“Non ci può essere alcun compromesso con il male”, ha ribadito,”se la vita è un valore non negoziabile non possiamo negoziare sull’aborto”. “Una nazione che non aiuta a promuovere la vita”, ha aggiunto, “è una nazione che muore”.
La politica è avvisata: il grido di milioni di innocenti ha una eco rinnovata e più forte che si rivolge alle coscienze di tutta la società civile.