«Neppure il Papa può sciogliere il matrimonio»
«Nessuna autorità, compresa quella del Papa, può rompere un vincolo coniugale quando ha raggiunto la sua perfezione sacramentale perché è Cristo che vi ha sposati, che vi ha “vincolati” l’uno all’altro». Lo ha detto il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna. Una chiara indicazione per i cattolici e per il Sinodo.
«Nessuna autorità, compresa quella del Papa, può rompere un vincolo coniugale quando ha raggiunto la sua perfezione sacramentale perché è Cristo che vi ha sposati, che vi ha “vincolati” l’uno all’altro». Il cardinale di Bologna, Carlo Caffarra, lo ribadisce più volte perché sa che questo il punto nodale su cui una parte di ecclesiastici vorrebbe fare leva per scardinare l'istituto matrimoniale, partendo dal riconoscimento delle coppie omosex e della comunione ai divorziati risposati.
Dopo i giorni caldi del Sinodo e in vista della prossima assise episcopale dove si giocherà il grosso della partita, l'arcivescovo di Bologna prosegue la sua battaglia contro chi vuole danneggiare la famiglia. E lo fa con un richiamo, prima di tutto alla Chiesa, a non cedere alla tentazione di creare “famiglie geneticamente modificate”. Un appello forte, che Caffarra ha proposto ai fedeli di Reggio Emilia radunatisi in un Duomo strapieno in occasione dei 25 anni della scomparsa di don Pietro Margini, fondatore di quello che oggi è il movimento Familiaris Consortio, una realtà ecclesiale in forte crescita radicata nella Diocesi di Reggio, ma da poco anche a Roma e che vive l'esperienza dell'amicizia tra famiglie e sacerdoti attraverso la dimensione comunitaria. Accompagnato dal vescovo Massimo Camisasca, che ha ricordato di quando il cardinale e lui erano rispettivamente preside e vice preside dell’Istituto di studi sulla Famiglia fondato da san Giovanni Paolo II, Caffarra ha definito monsignor Pietro Margini, fondatore della Familiaris un «profeta della famiglia» invitando le famiglie «a portare la luce e l’amore del Vangelo nel cuore della società mediante la famiglia. É attorno ad essa che si sta svolgendo la battaglia ultima e decisiva fra l’Unzione che è in noi e il principe di questo mondo».
Ma è nel corso della sua Lectio Magistralis che Caffarra ha approfondito il concetto di coniugalità sacramentale rapportandolo alle sfide in cui oggi la famiglia è posta sotto attacco. «Il vincolo che stringe l’uno all’altro gli sposi, non è principalmente un vincolo morale e legale in base al principio “i patti, i contratti si rispettano”. Esso è una relazione che dà una nuova configurazione alla persona dei due coniugi. Gli sposi sono congiunti l’uno all’altro con un legame in cui dimora il legame di Cristo colla Chiesa».É alla luce di questo principio che Caffarra cala il tema sulla realtà attuale alla luce anche dei recenti dibattiti nel Sinodo sulle aperture a nuove forme di unione matrimoniale e di un giudizio diverso sul divorzio. Il cardinale parte da un esempio concreto: «Perché possa celebrare l’Eucarestia è necessario il vino. Ma se il vino è diventato aceto? La celebrazione dell’eucarestia è impossibile».
La domanda che Caffarra ha posto è: «Esiste ancora il “vino della coniugalità” così da poter celebrare il sacramento della coniugalità? Mai la Chiesa si è trovata a dover rispondere ad una tale sfida» e citando il sociologo PierPaolo Donati ha introdotto il concetto di «genoma della famiglia, che è tipico della famiglia, e la definisce. Il matrimonio può essere a disposizione totale della società umana, non possedendo esso una sua forma propria, un suo genoma?La tendenza culturale che cerca in tutti i modi di imporsi oggi risponde affermativamente alla domanda», ha spiegato riferendosi al dibattito nella Chiesa sulla natura delle unioni di altro tipo, comprese quelle omosessuali, ammettendo che «la cosa non va sottovalutata, come sta accadendo, mi sembra nella Chiesa oggi».
Allo stesso modo «il “genoma” può essere modificato dall’ambiente, fino ad avere ogm. Così si sta progettando culturalmente una “Fgm”, una famiglia geneticamente modificata». Per Caffarra se la Chiesa percorresse questa strada «verrebbe meno al suo grave dovere di annunciare il Vangelo del matrimonio».La società, infatti, sta cercando di «cancellare questo genoma famiglia». «Ecco perché bisogna «approfondire la propria posizione di pensiero, dando ragione della nostra concezione di matrimonio e di famiglia. Ma chiedendo anche all’avversario di fare altrettanto.Alla fine si vedrà dai rispettivi frutti chi è nel vero: chi vive una vita più umana» perché «non possiamo più prendere alla leggera quella vera e propria rivoluzione culturale che cerca di ridefinire ciò che è il maschile e ciò che è il femminile».