Nelle elezioni Usa la libertà di informazione ha già perso
Emittenti americane, quali MsNbc, Nbc, Abc, Cbs, Cnsbc, hanno interrotto la trasmissione della conferenza stampa in cui Trump denunciava brogli. Twitter cancella i suoi post. In Italia, Facebook ha censurato un deputato di Fratelli d'Italia su Trump. Chiunque vinca le elezioni Usa, la libertà d'espressione ne uscirà sconfitta.
Le elezioni americane saranno ricordate non solo per il testa a testa Biden-Trump, ma anche per il fallimento dei sondaggi, che davano il democratico in nettissimo vantaggio e, soprattutto, per le censure subite dal Presidente americano uscente.
Quanto accaduto nelle ultime settimane di campagna elettorale e ancor più nei giorni dello spoglio e del conteggio dei voti, dovrebbe far riflettere tutti sulle manipolazioni che i circuiti mediatici internazionali subiscono in occasione di appuntamenti così importanti e sull’arbitrio che accompagna il riconoscimento della libertà d’informazione quando è in gioco il potere. In questo caso si parla della poltrona più importante del pianeta e dunque ogni mezzo viene considerato lecito per conquistarla, anche la censura degli avversari e la messa al bando di opinioni contrarie al politically correct.
Con approccio neutrale e obiettivo, a prescindere dalla simpatia o antipatia per i due sfidanti, non si può non denunciare il vulnus inferto alla libertà d’espressione di Donald Trump, che ha espresso dubbi sulla regolarità del voto, minacciando il ricorso alla Corte Suprema. Ha elementi per farlo? Non ci è stato spiegato e non possiamo saperlo. Ma ciò non toglie che lui ha tutto il diritto di manifestare il suo pensiero e di accusare il suo avversario di aver truccato il voto. Se questa frase si rivelerà infondata lo stabiliranno i giudici americani, non possono preventivamente stabilirlo i media, occultando le parole dell’inquilino della Casa Bianca e soffocando, in tal modo, la sua sacrosanta libertà d’opinione.
E invece fino a ieri è accaduto di tutto. Per la prima volta nella storia dell’informazione televisiva americana le principali emittenti televisive statunitensi, inclusa l'ex rete amica di Trump, FoxNews, hanno interrotto il discorso del Presidente, e i social hanno rimosso e censurato i suoi tweet di accuse di brogli. E’ stato anche sospeso l'account di Steve Bannon, il teorico del sovranismo americano, ex stratega di Trump alla Casa Bianca, che ha invocato la decapitazione dell'epidemiologo Fauci e del capo dell'Fbi Wray.
Nel pomeriggio di giovedì, a Washington, Donald Trump ha convocato una conferenza stampa dalla Casa Bianca denunciando brogli e irregolarità nel voto ("Ci rubano le elezioni"). Le principali reti - MsNbc, Nbc, Abc, Cbs, Cnsbc - hanno deciso di interrompere la diretta dalla Casa Bianca per chiarire agli spettatori che le affermazioni del presidente erano "false" e non sostanziate da "nessuna prova". "Ci troviamo nella posizione di dover interrompere il Presidente degli Stati Uniti", hanno ripetuto i giornalisti. La Cnn, che ha continuato a trasmettere in diretta, ha tuttavia accompagnato l'immagine di Trump con il sottopancia "senza prove, Trump dice che lo stanno imbrogliando".
Inoltre Twitter ha segnalato il tweet di Donald Trump nel quale il Presidente ha accusato i democratici ("stanno cercando di rubarci le elezioni. Non lo consentiremo"). Non è la prima volta che il social network silenzia il Presidente per i suoi post ritenuti non in linea con le regole fissate proprio per queste presidenziali che miravano ad arginare il fenomeno delle fake news. Si ricorderà che nel mese di ottobre le censure avevano riguardato il Covid e le affermazioni di Trump circa la sua bassa letalità, definita "inferiore a quella di una normale influenza".
Se questi provvedimenti del colosso del Web si basano sull’applicazione del divieto dei candidati di dichiararsi vincitori prima che l’esito delle urne venga ufficializzato, la censura si sarebbe dovuta abbattere anche su Biden, che nei giorni scorsi ha pronunciato frasi inequivocabili del tipo: "Abbiamo vinto ma ci vuole pazienza". Da ambienti democratici, peraltro, filtrano da giorni le voci sulla formazione della nuova squadra di Biden, che sarebbe già in fase avanzatissima, ben prima della proclamazione della sua eventuale vittoria.
L’interrogativo sulla veridicità delle affermazioni del Presidente non riduce la portata della censura che Trump ha subìto e della grave violazione delle solenni Dichiarazioni internazionali che garantiscono come intangibile la libertà d’espressione degli esseri umani. In particolare l’art.10 della Dichiarazione internazionale dei diritti dell’uomo del 1948 riconosce la libertà d’espressione come libertà di ricevere e scambiare informazioni senza limitazioni di frontiere e senza ingerenze da parte di altri poteri, né politici né mediatici né di altra natura. Trump, parlando di Twitter, ha dichiarato che quel social è ormai “fuori controllo” e ha promesso di inasprire il trattamento delle piattaforme social, accrescendo le loro responsabilità giuridiche.
Ma la censura sulle elezioni americane da parte dei media tradizionali e on line non ha riguardato solo gli Stati Uniti. Il parlamentare di Fratelli d’Italia, Francesco Lollobrigida ha denunciato l’oscuramento di un suo post su Facebook dedicato a Trump. Sulla foto che accompagnava il post è subito apparso, dopo appena due minuti, un alert con scritto “informazioni parzialmente false”. "Sono almeno tre gli aspetti che reputo scandalosi – ha commentato il deputato - primo, impossibile che in soli due minuti si sia potuta effettuare una verifica, il cosiddetto fact-checking, su quanto da me affermato nel post – se ne deduce quindi che l’alert di Facebook sia scattato in automatico senza alcun reale controllo del contenuto. Secondo: sfido in ogni caso chiunque a rintracciare qualcosa di giudicabile come non veritiero nelle righe pubblicate – essendo per lo più considerazioni personali su Trump e valutazioni sul suo operato da presidente. Terzo: l’alert in questione fa passare il messaggio che il sottoscritto divulghi notizie false senza però argomentare quali siano. Il tutto, introducendo di fatto una sorta di reato d’opinione".
Indipendentemente, quindi, dal verdetto finale delle elezioni americane, la libertà d’informazione esce sonoramente sconfitta e immolata sull’altare di torbidi interessi politici. E a perdere sono i cittadini americani e gli utenti della Rete.