Nella nuova Forza Italia più anarchia che cristianesimo
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Il manifesto di Telese, con sfumature e annacquamenti, non giustifica alcuna ambizione di crescita futura per un partito, un tempo liberal-cristiano e ora anarcoide, che pare aver indubbiamente smarrito certezze.

Nello scorso weekend Forza Italia ha adottato il suo Manifesto della Libertà, un esercizio notevole per la mole di pagine, ben sette, adottato il 29 Settembre 2025. Leggendo e rileggendo l’ampio scritto in cui ciascuno può trovare ragione e giustificazione di sentirsi legittimato a promuovere le proprie idee e iniziative, non si può non rilevare che le 4 lettere scritte da Silvio Berlusconi e pubblicate da Il Giornale dal 22 agosto al 12 settembre 2021, solo 4 anni orsono, abbiano ben diverso spessore e chiarezza. La sintesi emersa a Telese, con le varie sfumature e annacquamenti, non giustificano alcuna ambizione di crescita futura per un partito, un tempo liberal-cristiano e ora anarcoide e che pare aver indubbiamente smarrito certezze.
In particolare, nella lettera 29 agosto 2021 del presidente Berlusconi, oltre a citare a piene mani e senza alcuna titubanza le radici giudaico cristiane europee, il Dio biblico e Gesù Cristo, riflessioni e soggetti pressoché spariti dal Manifesto di Telese, si ricorda come la vita umana, dal concepimento alla morte naturale sia il primo diritto inalienabile della persona umana, non certo quello della “libertà”, come invece si vorrebbe affermare ora. «Questo è il grande insegnamento del messaggio cristiano rivolto a tutti, credenti e non…che nessuna persona può essere abbandonata a se stessa, nessuna persona può essere privata della speranza o della dignità. La vita di ogni essere umano è sacra dal momento del concepimento fino alla morte biologica», scriveva il fondatore di Forza Italia. Oggi il credo degli aderenti al partito, è sì quello del generico «diritto alla vita», ma è lo Stato che deve garantirlo dal concepimento alla morte naturale, con l’eccezione prevista nell’attuale “Manifesto” per il suicidio, quel «riconosciamo…la facoltà di decidere se e quando porre fine alla propria vita, nell’alleanza terapeutica fra il malato, i medici, i familiari» che giustifica l’impegno del senatore Zanattin a favore del suicidio assistito appunto.
Così le aperture all'ingegneria genetica, le bio ingegnerie «strumenti per l’uomo», nell’ampio spettro di riferimenti ideali del nuovo Manifesto vieterebbero sperimentazioni embrionali o giustificherebbe l’omicidio di embrioni o per “finalità superiori” di progresso nella lotta a malattie? Ancora, qui siamo all’apice delle innovazioni, quando cioè si affrontano i temi legati all’ideologia e dottrina del gender, dimostrata scientificamente infondata e socialmente pericolosa, come hanno dimostrato moltissimi studi, indagini e ricerche e intere accademie e associazioni mediche europee. Ebbene su questo tema la posizione è chiara: l'anarchia. Non c’è un riferimento alla Creazione biblica, né alla biologia, né tantomeno alla realtà. No, il «rispetto» verso le nuove sensibilità, implica che «risposte diverse» abbiano «piena cittadinanza». La mancanza di chiarezza rende assolutamente sterile la contrarietà alla «fecondazione eterologa».
Di conseguenza, logicamente, nel paragrafo relativo alla famiglia non se ne definisce la composizione di maschio e femmina e, successivamente, si vuole legittimare e tutelare le «situazioni esistenti» considerando la tutela giuridica di «forme di affettività diverse dalla famiglia», per l’assolutamente intangibile e ambiguo«interesse dei minori». Bene il riferimento alla sacralità della libertà educativa delle famiglie e gli altri striminziti cenni sulla libertà di mercato, economia sociale di mercato, la libertà religiosa, sussidiarietà. Ampia attenzione invece ai temi dell’ambiente, della giustizia e della Intelligenza Artificiale, mentre rimane non chiarito il passaggio sul «riformismo non ideologico» a cui ci ispira e il richiamo al privilegiare «il buonsenso, la moderazione, la competenza e l’equilibrio nella politica italiana». Al posto dei quattro pilastri di Berlusconi, «i nostri valori stanno nei quattro aggettivi di cui parlavo al principio: liberali, cattolici, europeisti, garantisti», scrive Berlusconi, ricordando i quattro pilastri che da sempre guidano la sua marcia politica.
Libertà di coscienza è scontata in tutti i partiti politici, dalla metà del ‘900 in poi, tuttavia i valori e principi di riferimento devono essere chiari e senza la benchè minima ambiguità se si vogliono attrarre consensi convinti e non semplici “folate” elettorali. La conclusione del “Manifesto di Telese” ribadisce «la piena libertà di coscienza su ogni tema con implicazioni morali, filosofiche o religiose di particolare delicatezza e gravità», cioè su tutta la realtà e le sue implicazioni nelle decisioni politiche e amministrative.