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Nella chiesa dove è conservata una delle spine di Cristo

L’episodio del Battesimo di Cristo è il soggetto di una meravigliosa pala d’altare che il celebre pittore veneziano Giovanni Bellini realizzò intorno al 1502 per la chiesa di Santa Corona a Vicenza. La chiesa ha, però, origini ben più antiche e conserva una delle spine della Croce di Cristo donata dal re Luigi IX.

Cultura 09_01_2016
La pala d'altare di Giovanni Bellini con il Battesimo di Gesù

L’episodio del Battesimo di Cristo è il soggetto di una meravigliosa pala d’altare che il celebre pittore veneziano Giovanni Bellini realizzò intorno al 1502 per la chiesa di Santa Corona a Vicenza. Il maestro raffigurò la dolce figura di Cristo in un paesaggio naturale, immerso in una calda luce atmosferica, in perfetto asse col Padre Eterno che dall’alto ne riprende la fisionomia.

Accanto a Gesù, da un lato san Giovanni da sopra una rupe battezza il Figlio di Dio, dall’altro tre figure angeliche dalle vesti sgargianti stanno a rappresentare le virtù teologali. Il dipinto è incastonato, lungo la parete sinistra della chiesa, in una sontuosa cornice architettonica impreziosita da colonne, paraste e pilastri riccamente decorati.  Lo scultore Rocco da Vicenza la plasmò con la pietra locale dietro commissione del ricco cittadino Garzadori, reduce da un viaggio in Terra Santa. 

La chiesa ha, però, origini ben più antiche, legate alla figura del beato Bartolomeo da Breganza, vescovo vicentino dal 1259 al 1270, che ne promosse la fondazione nell’ambito della lotta alle eresie allora dilaganti in città. A lui, nel 1260, il re francese Luigi IX donò una delle spine della Croce di Cristo, ora venerata in un prezioso reliquiario conservato nella cappella a sinistra del presbiterio. Derivata da modelli cistercensi la struttura della basilica mostra all’esterno una facciata a capanna, in laterizio, modificata nel corso dell’Ottocento, e un elegante campanile, annoverato tra le torri campanarie più belle del Veneto. 

L’interno è una maestosa croce latina le cui tre navate, in origine, terminavano in absidi rettangolari. Di queste sopravvive quella di destra, concessa alla famiglia Thiene alla fine del Trecento come proprio mausoleo. Nelle nicchie poste sopra i sepolcri laterali si conservano due Madonne in trono tra Santi, brani di affreschi un tempo molto più estesi attribuiti a Michelino da Besozzo, raffinato interprete del gusto gotico internazionale.  

Sul finire del XV secolo Lorenzo da Bologna modificò l’assetto dell’edificio, costruendovi una grande abside, la cripta e il transetto. Da allora, esponenti delle più nobili famiglie vicentine fecero a gara per aprire cappelle ad imperitura memoria della loro casata, arricchendo di pregevoli manufatti artistici lo spazio sacro. Al presbiterio si accede attraverso una scalinata di marmi bianchi e rossi alternati: lungo il perimetro dell’abside si dispongono i due ordini dei mirabili stalli lignei intarsiati da Pietro degli Abbati negli anni Ottanta del Quattrocento con vedute prospettiche e nature morte. 

Tramite due scalinate laterali si accede alla cripta all’interno della quale Andrea Palladio nel 1577 ricavò la Cappella Valmarana, disegnando una vano quadrato che si allunga in due nicchie absidate, dall’architetto reso monumentale nonostante le piccole dimensioni. Nella terza cappella a destra, aperta nel tardo Settecento, venne traslato un altare cinquecentesco la cui pala è la splendida tela con l’Adorazione dei Magi di Paolo Veronese, un’affollata e movimentata composizione il cui fulcro, rappresentato dalla Vergine con in braccio il Suo Bambino, è messo in risalto da uno squarcio di luce proveniente dal cielo, metafora dell’Epifania.